di
Matteo Marini
23-08-2012
Il piano energia del governo, atteso per fine anno, prevede di puntare tutto su trivellazioni, metanodotti e rigassificatori, alzando la produzione petrolifera fino a coprire il 20 per cento della domanda. Si ipotizzano nuovi bonus per elettrodomestici e macchinari industriali, e in futuro incentivi ancora minori alle rinnovabili "per evitare i rincari in bolletta", che però - come è già stato chiarito - dipendono proprio dalle fonti non pulite.
Trivellare, trivellare, trivellare. Mesi fa, abbiamo raccontato di come la Royal Dutch Shell fosse intenzionata ad effettuare delle perforazioni nella Valle del Cilento per cercare petrolio, tra le proteste dei cittadini e degli amministratori locali.
Il governo ora, vorrebbe fare lo stesso ma a livello nazionale. È proprio questo l’imperativo che rimbalza sui quotidiani in questi giorni e che il Ministro dello Sviluppo si sarebbe dato nel redigere il piano energetico che dovrà rilanciare l’economia italiana.
L’idea dell’ex AD di Intesa San Paolo sarebbe di: alzare la produzione petrolifera nazionale fino a raggiungere il 20% della domanda, dare via libera agli investimenti sul gas (i progetti di metanodotti dall'Algeria e il "corridoio Sud" nell'Adriatico), avvallare i progetti di 4 rigassificatori già approvati o in costruzione (Livorno; Porto Empedocle, in costruzione e quelli autorizzati di Falconara e Gioia Tauro).
“Per farlo - ci racconta Lettera43 - sarebbe in arrivo il via libera agli investimenti sul gas, permessi più facili per perforazioni petrolifere e semplificazione amministrativa […]. A settembre, la prima prova del governo dovrebbe essere la revisione dei limiti che tengono le trivelle oltre le 12 miglia marine dalle coste italiane, un divieto più stringente rispetto agli altri Paesi europei”.
Da sottolineare come la revisione dei limiti delle trivelle, si era già pensato di metterla nel decreto sviluppo del maggio scorso. Il provvedimento poi rientrò per le proteste degli ambientalisti e l'opposizione del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. I tecnici del ministero dello sviluppo, però, tengono ad enfatizzare il fatto che, qualora anche a settembre non dovesse essere approvata tale revisione, si rinuncerebbe: “a 15 miliardi di investimenti, 25 mila posti di lavoro stabili e addizionali, una riduzione di oltre 6 miliardi l'anno della nostra bolletta energetica e 2,5 miliardi di nuove entrate fiscali".
Sul fronte degli incentivi, Repubblica cita un passaggio del piano energetico, che probabilmente verrà presentato tra fine settembre e metà ottobre: “L'efficienza energetica è la prima delle leve, poiché consente praticamente tutti gli obiettivi allo stesso tempo: è la più economica per abbattere le emissioni, riduce i costi delle importazioni di combustibile e in terzo luogo rappresenta un potenziale volano di crescita economica con lo sviluppo di un settore ad alto potenziale nel quale l'industria italiana parte da posizioni di forza”.
Dopo il bonus fiscale al 55% per le ristrutturazioni che riducono i consumi in casa, si starebbe pensando all’estensione o alla revisione degli incentivi, proprio in questi campi. Si ipotizzano, quindi, nuovi bonus fiscali per elettrodomestici e macchinari industriali.
Riprendendo proprio l’episodio citato della Shell e tanti altri casi che si verificano nel nostro paese, Passera sembra che stia pensando di far giocare un ruolo più determinate all’Autorità per l’energia nel selezionare e nell’autorizzare i progetti, di modo che si possa far valere “l'autorevolezza, indipendenza e competenza, ma anche la separazione dei poteri di indirizzo politico da quelli di controllo e regolazione”.
Grande assente, finora, il capitolo sulle energie rinnovabili. Sull’argomento, ci sono state non poche polemiche, a seguito dell’introduzione del quinto conto energia, visto che ha ridotto notevolmente gli incentivi per il fotovoltaico. Passera però crede che l’atteggiamento assunto in passato, sia stato: “non certo ottimale e troppo costoso: privilegiando il settore elettrico senza prevedere adeguati meccanismi di contenimento dei volumi”. In futuro, per evitare rincari sulla bolletta, si prevedrebbero incentivi ancora più bassi, collegati ai costi e ai volumi da raggiungere, controllando anche la provenienza dei materiali di impianti eolici e solari.
Ancora una volta, insomma, passa il messaggio che le bollette sono care per colpa delle rinnovabili. Questione che è già stata chiarita da Legambiente la scorsa primavera.
Ora, mentre il ministro Passera ragiona su come spiegare ai cittadini la sua iscrizione nel registro degli indagati per frode fiscale, ci viene in mente George Bernard Shaw: “Se lui non sa nulla e pensa di sapere tutto: tutto ciò fa pensare chiaramente ad una carriera politica”.
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