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Gli indignati d’oltreoceano occupano Wall Street contro la casta
di
Dario Lo Scalzo 28-09-2011
Il 17 Settembre scorso diverse centinaia di manifestanti hanno trascorso la loro prima notte di 'occupazione' davanti alla sede della borsa di Wall Street a New York con l’intento di protestare contro le strutture di potere statunitensi e rivendicare un sistema di democrazia popolare.
A lanciare l’idea e l’appello dell’occupazione furono in luglio gli attivisti no-global Adbusters. In breve tempo moltissimi accolsero positivamente quella che inizialmente poteva apparire una provocazione e che, al contrario, ha condotto alla creazione del movimento Occupy Wall Street.
Incoraggiati e ispirati dagli eventi della primavera araba e dalle proteste di massa spagnole, migliaia di persone provenienti da ogni parte degli Stati Uniti hanno dato vita a questo movimento di occupazione simbolica di Wall Street. È ormai trascorsa più di una settimana e gli 'indignados' d'oltreoceano si fanno sempre più numerosi nonostante gli scontri ed il tentativo di repressione dei 'cops', i poliziotti newyorkesi che non hanno esitato ad intervenire con la forza davanti a persone la cui protesta è manifestata con il pacifismo.
Occupa Wall Street è infatti un movimento molto tenace che vuole protestare senza violenza e che bada bene alla sicurezza dei propri aderenti. Tende e barricate pacifiche occupano l’area circostante la borsa newyorkese, considerata dagli attivisti no-global di Adbusters il più grande corruttore della democrazia.
Si tratta di un movimento di resistenza senza leader, costituito da persone di ogni colore, sesso e ideologia politica aventi tutti quanti in comune il "We are the 99%", siamo il 99% che non tollererà più l'avidità e la corruzione dell'1%.
Occupy Wall Street, manifestazione non violenta del 17 settembre 2011
È gente comune stanca della cupidigia di pochi che continuano a manipolare il sistema e a speculare sulla gente e sul loro futuro. È gente comune che non vuole più accettare passivamente i giochi economici che vengono supportati e coperti dalla politica corrotta.
In piena era Obama, tra gli slogans di Occupa Wall Street quello della rivendicazione della sovranità del popolo che deve avere il diritto ed il dovere di determinare il proprio destino. Il movimento auspica una vera rivoluzione globale, l’inizio di una nuova era in cui si possa fuoriuscire dalle malsane logiche di finanziamento della politica da parte delle corporation, generatrici di corruzione ed affarismo, e nella quale si possa lanciare realmente un’epoca di riforme sociali ed ecomoniche.
Al grido 'We can' il movimento cerca di informare, coinvolgere ed attirare l’attenzione non solo nel continente americano ma anche a livello internazionale sfruttando l’indubbia forza del web. Ovviamente l’informazione e i media giocano un ruolo determinante per la diffusione delle ragioni della protesta e nei giorni scorsi gli organizzatori hanno fatto appello alla collaborazione e al senso di responsabilità e professionalità dei giornalisti. Dalle testimonianze ricevute dagli States, il risultato di tali azioni non è di rimarco visto il blackout mediatico al riguardo della protesta popolare.
Arresto di un manifestante pacifico
Il malessere, il malcontento e l’esasperazione della gente continuano a diramarsi da una parte all’altra del pianeta e sembrano essere dei segni chiari ed evidenti del 'caos' di questa epoca, come conseguenza di ciò che è stato seminato nei decenni passati.
Dal mondo arabo a quello europeo per giungere adesso sino a quello nord americano, soffiano venti di fomento e rivolta popolare. Al di là dei differenti modelli culturali e sociali sviluppatisi è forse giunto il tempo dell’omogeneizzazione delle volontà e dell’agire in prima persona. Un sentimento di disapprovazione con effetto domino che nasce dalla necessità di dare centralità all’essere 'umano' e dalla rinuncia della sopraffazione di uomini su altri uomini risultante dell’eccessivo individualismo e del sopruso del 'potere'.
Siamo di fronte ad una scossa di terremoto a livello planetario le cui onde sismiche si propagano in tutte le direzioni urlando a gran voce il fallimento del modello creato. Sono nuove vibrazioni, forse ancora poco comprese e non ancora del tutto decodificate dall’oligarchia che gestisce quel modello, ormai sull’orlo del precipizio.
Ciak si gira, forse siamo pronti, con nuovi attori: un nuovo popolo che ha vinto la sonnolenza e lotta contro la paura dell’educazione di sistema e che, spinto da un maggiore senso civico e dopo avere recitato a lungo il ruolo della vittima impotente, riconosce infine la propria forza nell’unione. Non c’è più nulla da perdere dopo la disperazione e la storia insegna che se non c’è più niente da perdere c’è l’azione ed il cambiamento.
In lungo e largo dei continenti, siamo vittima del modello che noi stessi abbiamo creato e messo in piedi e che non riusciamo più a condurre e a monitorare. Un modello fittizio fatto di schermate e di tecnologia che è crudele nelle sue sentenze telematiche. Questo modello accelera ed accelera senza sosta, ormai ci domina; spazza via tutto e cavalca la prevaricazione e la logica del profitto a scapito della determinazione e della dignità umana.
Ci attendono altri giorni difficili, nell’attesa c’è da sperare che almeno alcune scosse di quel terremoto planetario non dimentichino di fare una visita anche altrove.
“Coloro che rendono impossibile una rivoluzione pacifica renderanno inevitabile una rivoluzione violenta” (J.F. Kennedy)
Commenti
E gli indignati italiani? Nei giorni scorsi davanti a Montecitorio se ne sono contati non più di trenta. Tutto bene madama la marchesa...
Christian, 29-09-2011 02:29
Scusate ma se fosse tutto voluto anche questo caos come le rivoluzioni arabe?
Fabio, 30-09-2011 01:30
Non posso non simpatizzare per questi manifestanti. Tuttavia molti elementi, a partire dalla grafica di questi manifesti in stile sovietico, mi sembrano "fatti apposta" per incendiare la contrapposizione col Tea Party.
Ci manca solo che gli americani si dividano in una feroce "guerra civile" tra opposte fazione col risultato di spingere la massa sileziosa a ritirarsi ancor più nel privato e a staccarsi dalla politica e dall'attenzione ai temi sociali.
Non voglio fare l'uccello del malaugurio ma tendo le orecchie a suoni che un po' mi allarmano.
Claudio, 03-10-2011 10:03
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