di
Andrea Degl'Innocenti
02-03-2012
Un accordo stipulato dal governo islandese con le banche ha portato, negli ultimi tre anni, ad un annullamento di debiti pari al 13 per cento del Pil del paese. Intanto continuano le inchieste per far luce sulle responsabilità legate al tracollo finanziario del 2008 e al fallimento della Kaupthing Bank.
Torniamo a parlare d'Islanda. Dalla piccola isola di soli 320mila abitanti continuano ad arrivare notizie confortanti. Un rapporto pubblicato dalla Icelandic Financial Services Associacion ha reso noto che a partire dal 2008 le banche islandesi hanno annullato debiti e mutui a circa un quarto della popolazione, per una cifra totale che ammonta al 13 per cento del Pil islandese. Intanto continuano le inchieste per far luce sul crack finanziario del 2008.
Molte famiglie islandesi rischiavano la bancarotta, visto che si trovavano gravate da mutui contratti in altre valute che l'improvvisa svalutazione della Corona aveva reso d'un tratto insostenibili. Il governo decise così di venire incontro a queste famiglie e strinse un accordo con le banche (che in parte ancora possiede).
L'accordo prevedeva che qualsiasi debito che superasse il 110 per cento del valore della casa doveva essere annullato. A questo si aggiunga una sentenza della Corte Suprema del giugno 2010 che dichiarava illegali i prestiti indicizzati su valute estere, che dunque erano gravati dalla continua svalutazione della corona, ed ecco fatto. Il risultato è un reale programma di sostegno alle famiglie in difficoltà, che rischiano di perdere la casa.
Con l'uscita del rapporto prodotto dalla Icelandic Financial Services Associacion si è potuto infine valutare l'entità di questo programma di aiuti. E il risultato è sorprendente: il valore totale dei mutui annullati è talmente sostanzioso, da ammontare a circa il 13 per cento del prodotto interno lordo del paese.
Intanto continuano le indagini per accertare le responsabilità legate all'esplosione della bolla finanziaria del 2008 ed il crollo della Kaupthing Bank. È notizia di pochi giorni fa che c'è stato un sostanziale avanzamento nelle indagini.
Il lungo lavoro compiuto dal procuratore speciale islandese Olafur Hauksson, durato circa tre anni, ha portato i suoi frutti. Le accuse sono rivolte soprattutto contro l’ex Ceo della Kaupthing Bank, Hreidar Sigurdsson, e contro il presidente Sigurdur Einarsson, accusati di frode e malversazione.
Anche l’agenzia britannica contro le frodi finanziarie (Serious Fraud Office – SFO) ha dovuto infine ammettere i suoi errori legati alla gestione dell’inchiesta sulla Kaupthing Bank, che ha coinvolto Vincent Tchenguiz, proprietario della stessa e residente in Gran Bretagna, e suo fratello Robert.
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PER APPROFONDIRE LEGGI IL LIBRO "ISLANDA CHIAMA ITALIA - STORIA DEL PAESE CHE RIFIUTO' IL DEBITO", EDIZIONI LUDICA
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