Nel dopoguerra era uno dei mezzi di trasporto più utilizzati. In una società priva di automobili e con una rete stradale tutta da ricostruire, la bicicletta rappresentava l’ideale per muoversi e raggiungere qualsiasi punto della città. Vittorio De Sica ne immortalò la bellezza, l’utilità e la necessità nel film “Ladri di biciclette”. Col passare degli anni e l’avvento del boom economico, la due ruote fu ben presto sostituita dall’automobile, fin quasi ad essere utilizzata solo per hobby e per sport. Oggi l’Italia, e in particolare il Vecchio Continente, è tornato ad innamorarsi della bicicletta. Un ritorno di fiamma per il mezzo di trasporto più green, se vogliamo utilizzare questo termine molto in voga negli intellettuali alternativi di oggi. Più semplicemente un ritorno alle origini, per un totale di circa 35 milioni di europei che ogni giorno utilizzano la due ruote per muoversi in città, lasciando felicemente l’automobile a casa.
Che fosse più salutare per l’uomo non si avevano dubbi: più moto fisico e meno inquinamento è sotto gli occhi di tutti. Ma che andare in bicicletta portasse anche alla creazione di nuovi posti di lavoro, ben 76.000 è una grossa novità. A dirlo è un rapporto realizzato dall’Unece, la Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite, che per la prima volta traduce il modello di “economia verde” non solo in ricadute positive per la salute degli abitanti della Terra ma anche un impatto favorevole in termini di occupazione e profitti economici. Se le grandi città europee, infatti, andassero in bicicletta come a Copenaghen o Amsterdam, il settore delle due ruote, ogni anno, potrebbe creare, come detto, 76.000 nuovi posti di lavoro. Questa nuova mobilità salverebbe la vita almeno a 10.000 persone grazie all’aumento dell’attività fisica e alla diminuzione degli incidenti stradali, del rumore e dello smog.
Lo studio, condotto in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è stato presentato a Parigi durante una riunione dei ministri dei trasporti, della salute e dell’ambiente. «Questi settori sono strettamente connessi tra loro e renderli sostenibili rappresenta una sfida importante per l’Europa», ha spiegato Eva Molnar, Direttore Divisione Trasporti Unece. «La diminuzione degli impatti del traffico e della congestione si tradurrebbe immediatamente in una migliore qualità della vita per i cittadini». Ne beneficerebbe inoltre anche l’economia, attraverso la creazione di nuove opportunità di lavoro e l’abbattimento dei costi complessivi derivanti dai danni ambientali e sanitari provocati dal trasporto, che possono pesare fino al 4% del Pil di un Paese. Anche l’Oms è convinta della necessità di puntare con decisione sulla mobilità nuova all’interno delle aree urbane e dei Paesi dell’Unione Europea. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, addebita all’inquinamento atmosferico la responsabilità di circa 500.000 decessi prematuri che si verificano all’interno della Ue a cui di devono aggiungere le 90.000 vittime, sempre nell’arco dei 12 mesi, degli incidenti stradali.
L’esposizione eccessiva a livelli di rumorosità, inoltre, colpisce quasi 70 milioni di persone e i veicoli a motore producono il 24% delle emissioni totali di gas serra europee. Oltre a tutto questo, l’eccessivo uso dell’auto e la sedentarietà sono una ulteriore causa di morte prematura per almeno un milione di persone.
«Un sistema di trasporto efficiente è essenziale per il funzionamento delle economie moderne – afferma Zsuzanna Jakab, Direttore dell’Ufficio Regionale europeo dell’Organizzazione mondiale della Sanità – Tuttavia, il trasporto può danneggiare notevolmente l’ambiente e la salute. Ecco perché chiediamo una dichiarazione audace da parte di Parigi, sollecitando investimenti governativi nei settori dei trasporti e del verde».
La soluzione? Copiare Amsterdam o Copenaghen, dove un quarto degli abitanti si sposta in bici, facendo decollare le attività economiche legate al commercio e alla riparazione delle biciclette, così come a tutto l’indotto del settore degli accessori e della moda dei ciclisti urbani.
Nella città danese, per esempio, è stata applicata una strategia di pianificazione stradale denominata PLUSnet, con l’obiettivo, entro il 2025, di portare altri 50.000 cittadini all’utilizzo della bici per gli spostamenti in città. La chiamano “slow mobility”, ovvero l’integrazione tra il “nuovo” e il “vecchio”, con il mantenimento e la manutenzione delle vecchie ciclabili come base per la costruzione di nuove piste ed incroci ciclabili al fine di una mobilità sicura e confortevole per tutti i ciclisti. La tradizione della due ruote è ben consolidata all’interno degli abitanti danesi. E’ dal 1995 che Copenaghen ha attuato politiche lungimiranti in tal senso, invitando i cittadini a cambiare mentalità ed abitudini a favore di una città più slow e green, riducendo fortemente le riduzioni di CO2 e rendendo la città più vivibile.
Secondo i dati riportati dal sito SmartInnovation, attualmente la città offre 369 km di piste ciclabili, due ponti dedicati alle sole bici, la sicurezza di tutta la rete di piste ciclabili. La velocità delle biciclette sul manto stradale a loro dedicato è di circa 20km/h grazie alla priorità che l’amministrazione pubblica ha dato alle “greenwaves” nel centro e che continua a potenziare nelle periferie. Mentre la riduzione di CO2 si aggira attorno alle 110.000 tonnellate. Grazie a sensori applicati nelle vie della città, gli automobilisti ricevono via radio aggiornamenti in tempo reale al fine di evitare incidenti con i ciclisti. Infine, si è creata nuova tipologia di bicicletta, disponibile gratuitamente per residenti e turisti, che grazie a un carrello collegato nella parte anteriore consente di spostare i bambini in maniera sicura nelle arterie cittadine. Questo tipo di strategia ha portato alla città benefici di diversa natura: ambientale, con la riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico (emissioni di CO2 pari a 90,000 tons/anno); sociale, con la diminuzione dei costi sanitari/ciclista pari a 1$/km percorso; economica, perché riducendo i tempi di percorrenza dei lavoratori, aumenta la produttività economica nelle aziende.