VIDEO - Cronaca di un Primo Maggio tra rifiuti e censura

A margine del 'concertone' del Primo Maggio, lasciando da parte le belle performance artistiche, lasciano perplessi la gestione dei rifiuti da parte degli organizzatori e di chi ha partecipato e la decisione di vietare che si parlasse dei referendum del 12 e 13 giugno prossimi dal palco. Agli artisti, infatti, è stata fatta firmare una liberatoria, secondo la quale si impegnavano a non affrontare sul palco determinati argomenti.

VIDEO - Cronaca di un Primo Maggio tra rifiuti e censura
Verso le 23 di ieri rigagnoli di gente, ben presto trasformatisi in fiumi, hanno iniziato ad abbandonare piazza San Giovanni, prestando attenzione ad evitare i cocci di vetro sparsi per terra. Il progressivo svuotamento della piazza lasciava emergere un variopinto fondale di rifiuti: bottiglie di birra, bottigliette d'acqua, cartacce, barattoli e quant'altro. Via le persone, svaniscono gli echi di tutti i grandi artisti che si sono esibiti sul palco: Gino Paoli, Dalla, De Gregori, Silvestri, Caparezza. Le uniche parole che sembrano riecheggiare ancora nello scenario desolato sono quelle di Ascanio Celestini: “mi hanno fatto firmare una liberatoria, non posso parlare quasi di niente”. In questo quasi niente, o meglio nel quasi tutto che viene proibito, sono compresi, neanche a dirlo, i referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Dirà Celestini il giorno dopo (oggi) all'Unità: “non avrei detto molto di più di quello che ho detto sul palco, [...] avrei detto solo due cose in più all'inizio, perché bisogna raccontare non solo quello che c'è nella piazza, ma anche quello che c'è dietro la piazza, dove ci sono i banchetti per il sì al referendum per il nucleare e per l'acqua. Non mi sembra che avrei detto niente di pericoloso”. Celestini non è l'unico ad essersi lamentato della liberatoria. Anche Erriquez della Bandabardò ha attaccato l'organizzazione: “ci hanno fatto firmare una liberatoria per non parlare di referendum e non dare indicazioni di voto qui dal palco di San Giovanni. È una censura bella e buona […] in questo modo si impedisce la libertà di parola.” Che qualcosa non andasse in questo Primo Maggio, chi stava dietro al palco lo aveva intuito fin da subito. Dei molti artisti che prima di esibirsi avevano accettato di buon grado di mettersi le spillette dell'acqua, quasi nessuno le portava ancora addosso durante l'esibizione. Altri che avevano annunciato discorsi sui comitati referendari salutano frettolosamente il pubblico dopo l'esibizione e tornano dietro le quinte. Già la scaletta del concerto, col senno di poi, era sintomatica: nessuna canzone sull'acqua. Qualcuno inizia a dirlo: “ci hanno fatto firmare una liberatoria non so se possiamo parlare”; poi l'ammissione di Celestini dal palco arriva come una conferma. Scatta la ricerca del foglio, per far luce su questa inspiegabile privazione in un periodo in cui, se è vero che vige il regime di par condicio, questo vale solo per le elezioni amministrative del 15-16 maggio: la campagna elettorale per i referendum, come da legge, inizierà un mese prima, il 12 maggio, e solo allora entreranno in vigore le rispettive leggi di comunicazione politica. Veniamo rimbalzati fra uffici stampa, direzione artistica, organizzazione, e scatta il solito balletto di “noi non ne sappiamo niente”, “chiedi a loro”, etc. La liberatoria c'è ma non si può vedere. Intanto dal palco piovono le battute sul premier per il giubilio del pubblico. Si ha la sensazione di assistere ad una grande giostra dell'intrattenimento, un giocattolone dato in pasto alle folle. Sparate sul re-clown è l'ordine, fate in modo che la gente si diverta con le sue disavventure, che si convinca così d'esser libera e si inebri di questa libertà; ma, guai a voi, non toccate i temi davvero importanti. E così la gente ride, e beve, e mangia e la festa dei lavoratori si trasforma di colpo nell'ennesima grande festa dei consumatori inconsapevoli. Così, mentre dal palco suona ancora l'inno di Mameli, ci facciamo un ultimo giro per la piazza ormai semi-deserta, telecamera alla mano [1]. L'organizzazione non ha fatto niente per evitare questo scempio. Semplicemente non se n'è preoccupata: i 15mila euro dati all'Ama puliranno piazza e coscienze. Ma l'Italia che sta sotto a quel palco magnificente, che ci guarda dal basso, oltre la coltre di bottiglie, è un paese fondato sui rifiuti e sulla censura. Note: 1. Il video è stato realizzato dallo staff Manifestopea. Per approfondire consigliamo di visionare il filmato realizzato lo scorso anno, sempre in occasione del concerto del Primo Maggio. Anche quel giorno, a fianco ad una incredibile raccolta di firme per l'acqua, si ripropose il solito problema dei rifiuti. Sul finale del video vengono proposte alcune soluzioni.

Commenti

Quest'anno non ho seguito il Concertone. Ho visto solo una piccola parte la domenica sera mentre cenavo. Forse la musica non mi piaceva. Adesso sento parlare di una liberatoria per non parlare di "acqua" e "nucleare". E poi vedo tutti quei rifiuti lasciati "sul campo". Quante cose si potrebbero dire? primo: la massa è sempre "bue". secondo: quegli artisti...pure!!! Ma dove siamo arrivati? Mi si viene a parlare di regime: è vero, ma la massa se lo merita visto che.... lascia i rifiuti sul campo. Forse l'organizzazione non ha pensato alla raccolta differenziata; non lo so , io non c'ero. Francamente sono scoraggiato da tanta ignoranza! Per quanto riguarda la musica: sinceramente devo dire che ho cambiato canale. Ma io ho 60 anni e sono affezionato ad altri generi musicali che oggigiorno non sono quasi più trasmessi. Il gusto e la qualità dove sono finiti? Grazie. Giovanni GREGORETTI
Giovanni Gregoretti, 02-05-2011 07:02

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