di
Andrea Boretti
23-11-2010
Il dolore, la malattia, la paura, la medicina tradizionale e le cure alternative. Ne abbiamo parlato con 'Neo', un uomo che, abituato a prendersi cura della salute degli altri un giorno prova sulla sua pelle cosa vuol dire scoprirsi malato di cancro.
La storia che raccontiamo in questa intervista è simile, almeno inizialmente, a quella di tante altre persone e chi l’ha vissuta ha deciso di condividerla con il mondo. È una storia di cancro, è una storia di medicina, è una storia, come sempre in questi casi, di scelte importanti. Chi ce la racconta è Neo, un trentanovenne laureato in scienze motorie ed osteopatia, ovvero qualcuno che della salute della gente ha fatto la sua missione. Neo è ovviamente uno pseudonimo che utilizziamo per evitare che questa intervista possa creare spiacevoli ricadute negative sull’attività professionale del nostro intervistato.
Il tuo mestiere ti porta ad occuparti ogni giorno della salute delle persone, ma ad un certo punto hai scoperto che la salute di cui ti saresti dovuto occupare per un po' sarebbe stata la tua, giusto?
Circa un anno fa ho scoperto di avere un tumore testicolare allo stadio iniziale, mi hanno fatto perdere circa un mese tra ecografie poco chiare e cure antibiotiche e antinfiammatorie risultate inutili. Poi sono andato allo IEO (Istituto Oncologico Europeo) e l'oncologo mi ha diagnosticato con certezza la malattia. Premetto che pochi giorni prima avevo effettuato l'esame del sangue con i marker tumorali che erano risultati completamente sballati.
Qual è stata la tua reazione?
La reazione è stata drammatica. Inizialmente ho avuto timore che la mia vita sessuale potesse essere compromessa, poi iniziando ad informarmi in internet sono incappato in storie e racconti drammatici che mi hanno fatto vedere la morte in faccia. Ho iniziato a pensare alla morte. Non dormivo più, mangiavo poco e uscivo poco. Sono sempre stato allegro e amante della vita... quindi vi lascio immaginare.
Puoi raccontarci la tua esperienza di malato di cancro all'interno della macchina della sanità?
Ho fatto diverse visite, tra ecografie e visite urologiche iniziali che mi hanno fatto perdere parecchio tempo, poi c’è stata la visita dall'oncologo, dove con una semplice palpazione – capacità sicuramente sviluppata con l’esperienza – la malattia è stata diagnosticata "con certezza". Poi hanno cominciato a parlarmi di percentuali di guarigione e delle possibili strade da intraprendere, ovvero la chirurgia o la farmacologia aggressiva.
Alla fine però hai scelto di farti operare…
Sono stato operato a fine gennaio verso le 19 di sera. Il giorno dopo alle 8 di mattina mi hanno fatto uscire. Io non riuscivo assolutamente a muovermi in realtà, ma la dottoressa mi ha detto di non esagerare nello zoppicare e di farmi coraggio. Non mi hanno dato nessun tipo di indicazione nel post operatorio, se non il foglio di dimissione col nome dell'antibiotico da assumere.
Come è stato il comportamento dei medici durante tutto il percorso dalla diagnosi fino a dopo l'operazione?
I medici non ti danno tante risposte, o per meglio dire, preferiscono che non si facciano loro troppe domande, perché se una domanda è poi un po’ scomoda, finisce che ti rispondono stizziti e chiudono l’argomento. In generale loro ti parlano solo di statistiche e protocolli, sicuramente fanno del loro meglio ma non voglio cercare polemiche inutili. Io ringrazio l'oncologo che mi ha operato, ma non condivido per niente la mancanza di apertura verso altre cure sulle quali gli ho chiesto un parere.
Che sensazione ti porti dietro?
Per niente buona. Dopo il primo intervento è passato un mese durante il quale i valori dei marker tumorali sono tutti scesi bruscamente, ma l'oncologo, nonostante questa evidenza, voleva ri-operarmi. Secondo lui in base all'esame istologico e alle loro statistiche c’era il 27% di possibilità che avessi delle micro-metastasi. Non ha detto che c’erano, ha detto che potevano esserci al 27% e in base a questo mi ha proposto la rimozione dei linfonodi retroperitoneali. Al momento non gli ho risposto... ma in cuor mio avevo già scelto di non farmi ri-operare.
Dopodiché cosa hai fatto? Hai cercato informazioni diverse da quelle della medicina ufficiale? Cosa hai scoperto?
Ho pensato: ma è possibile che non ci sia nulla che mi possa dare una mano in questo particolare momento a mantenere il sistema immunitario forte? Una delle cose di cui sono certo per la mia formazione è infatti che proprio il sistema immunitario è la vera bilancia della vita. Rimuovendo i linfonodi dopo un ennesimo intervento chirurgico, invece, avrei finito per abbassare di molto l'azione immunitaria e esponendomi invece a nuove recidive. Allora mi sono messo a fare ricerca in ambito alimentare e ho capito che nulla è davvero quello che sembra, poi un’amica mi ha parlato di una sostanza che si chiama ascorbato di potassio e che avrebbe potuto aiutarmi, ho quindi approfondito la cosa scoprendo un vero mondo.
Che cos’è l’ascorbato di potassio?
Non si tratta di miracoli né di pozioni magiche, la verità in tasca non ce l'ha nessuno. Si tratta più semplicemente di un metodo di cura per le malattie de-generative scoperto da un biochimico fiorentino, Gianfrancesco Valsè Pantellini, nella metà del secolo scorso, frutto del caso come molte altre scoperte importanti nella storia della scienza. Ha donato poi a noi questa scoperta semplice, ma potente allo stesso tempo. Si tratta di un sale derivato dalla vitamina C totalmente atossico e privo di effetti collaterali.
È facile da trovare o è una cura per pochi eletti?
È molto facile da trovare, basta richiederlo in farmacia, il nome del prodotto è NIKE RCK ed è venduto come integratore alimentare. Quando lo si compra è però meglio non fare espressamente riferimento alle patologie tumorali. La 'casta' medica, infatti, disapprova tutto ciò che è differente dai metodi tradizionali, quindi la cosa migliore è effettuare, come ho fatto io, una consulenza o di persona o telefonica con la Fondazione Pantellini il cui scopo è trovare nuove soluzioni. Tra queste c’è l’ascorbato di potassio, per aggredire le malattie degenerative, soluzioni che rispettano chi le usa, come dice il loro sito.
Cosa hai imparato da questa esperienza e perché la racconti?
Racconto la mia esperienza perché purtroppo quando capitano cose simili si rimane soli e per quanto gli altri ti stiano intorno non si riesce più a vedere il futuro, la paura ti paralizza. Io ho avuto la fortuna di incontrare due persone che considero veramente 'due angeli', persone che hanno percorso insieme a me un sentiero parallelo a quello della guarigione fisica, persone che mi hanno guidato e accompagnato nel dolore, hanno vissuto il mio dolore e me lo hanno fatto superare.
Questo è stato fondamentale, perché dobbiamo sempre contare sulle nostre risorse e cercare di capire l'aspetto più profondo di quello che ci ha colpiti. Esistono oramai molti medici, per fortuna, che utilizzano l'approccio hammeriano alle malattie, medici che si rifanno cioè agli studi del dottor Ryke Hamer prendendo cioè in considerazione i legami profondi, studiati e verificati, che correlano la nostra psiche all'insorgenza di tali malattie. Il messaggio importante che voglio dare è di capire che attualmente la medicina non segue i progressi scientifici della fisica quantistica e della bioenergetica ma continua ad ad avere una visione riduzionistica.
L'uomo è, in poche parole, considerato una "macchina da aggiustare", peccato che questo sia profondamente sbagliato. Spesso poi vengono ancora seguite teorie vecchie che si manifestano in cure che sono spesso veramente devastanti. Bisogna ricordare che la cause dette 'iatrogene' - ovvero le terapie sbagliate/devastanti - sono nei primissimi posti tra le cause di mortalità.
Come è cambiata la tua vita?
Sono cambiato io e di conseguenza anche la mia vita. Shakespeare ne La tempesta diceva: "Siamo fatti di quella materia di cui sono fatti i sogni e la nostra breve vita è circondata da un sonno". Quello che ho capito è che siamo addormentati e storditi da tutto ciò che ci viene proposto, siamo incapaci di pensare e di utilizzare il nostro libero arbitrio, siamo schiavi illusi di poter scegliere, ma le scelte, spesso, finisce che le fanno altri. Dobbiamo sempre ricordarci che la vita che viviamo è l'ombra di ciò che siamo dentro.
Cosa consiglieresti a chi si dovesse trovare malato di cancro dall'oggi al domani come te?
Non sentirti mai solo poiché sei un essere di Dio. Esiste un rimedio al dolore: guardarlo in faccia e passarci attraverso. La malattia possiamo considerarla materializzazione di forme pensiero, composti psichici che non siamo riusciti a risolvere sul piano psicologico. Questo non è un invito ad abbandonare le cure, ci mancherebbe, ma a comprendere che l'essere umano è ben di più di una macchina biochimica e che quindi 1+1 non fa mai 2. Esistono numerosi prodotti naturali che possono essere utilizzati in maniera complementare alle normali cure e che hanno lo scopo di proteggere il nostro corpo. Molti di questi prodotti possono anche essere utilizzati a scopo preventivo come ad esempio l’Ascorbato di potassio con e senza ribosio, Aloe arborescens, il Glutatione, Formula Caisse, giusto per citarne alcuni che probabilmente sono i più conosciuti. B.Lipton diceva: "La mente crea la materia".
C’è qualcos’altro che ti senti di aggiungere?
Solo che la vita è sempre! Noi siamo vita e siamo nati per vivere nella gioia ed è quindi con infinito amore che dono questa mia piccola goccia nel mare della vita...
Come avrete capito lo pseudonimo Neo non è stato scelto a caso. Come il protagonista di Matrix, infatti, il nostro Neo sentiva che c’era qualcosa attorno a se che non tornava, sentiva di non capire fino in fondo la vita che ogni giorno si dispiegava davanti ai suoi occhi. Poi è arrivato il cancro e questo lo ha spinto a ricercare, a informarsi e a confrontare le sue conoscenze e convinzioni mediche oltre che razionali di semplice essere umano con quello che gli veniva prospettato: perché invece che rinforzare il proprio sistema immunitario le alternative che le vie tradizionali gli presentavano erano tutte devastanti per il sistema immunitario stesso? Neo ha scelto di "vedere quanto fosse profonda la tana del bianconiglio" e oggi è di nuovo un trentanovenne sano e pieno di vita come, e forse anche più, di prima.
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