di
Francesco De Robertis
18-01-2011
L'assillo della moneta e lo spettro della povertà contraddistinguono la civiltà consumistica, incapace di provvedere autonomamente ai propri bisogni primari e ben predisposta all'acquisto di beni futili (specie se a 'tasso 0'). Come liberarci dalla dipendenza da questo sistema per tendere verso una maggior equità e giustizia sociale? Il primo passo sta nel sostituire la cultura del debito con quella del risparmio.
La moneta è da sempre oggetto di discussione ed argomento molto sentito che fa subito presa sulle masse.
È ormai ovvio che, nell'immaginario collettivo, il suo possesso si identifica con la ricchezza, una delle principali aspirazioni consce od inconsce dell'essere umano, spingendo l'ingegno a formulare sempre nuove soluzioni per accaparrarsene di più.
Di origine antica, la moneta da sempre svolge funzioni di mezzo di pagamento, facilita gli scambi eliminandone gli inconvenienti ma non il senso (come nel baratto), viene utilizzata per quantificare il valore dei beni e serve da accumulatore di riserva.
Da molti viene vista in negativo, demonizzata e deprecata ma rimane uno strumento essenziale della nostra vita, senza la quale ci troveremmo in serie difficoltà.
La civiltà consumistica è molto legata e sensibile a tutto ciò che è inerente le moneta, mentre man mano che si adotta uno stile di vita decrescente e sobrio essa diventa sempre meno importante e relativa anche se utilizzata comunemente ed indispensabilmente.
L'assillo della moneta, colpisce sempre più famiglie: ormai nella vita cittadina niente si può fare senza denaro, al contrario di quello che avveniva in passato, quanto una parte della popolazione viveva ai margini dell'economia monetaria, pertanto siamo divenuti pressoché dipendenti del sistema ed incapaci di provvedere autonomamente ai nostri bisogni primari.
Lo spettro della povertà - intesa come mancanza di moneta - viene sbandierato ogni qual volta può ritenersi utile, e frequentemente è l'argomento cardine delle affermazioni pro-crescita economica o di critica alla decrescita. Poi vi è chi, utilizzando tecniche da leggende metropolitane, disquisisce improbabili teorie su complotti sovranazionali che mirano a impadronirsi del mezzo monetario espropriando i cittadini, sfruttando la sensibilità al tema di molti.
Certo a chi non farebbe comodo avere un reddito da cittadinanza per il solo fatto di essere cittadino dello Stato che stampa carta moneta? In effetti molti guardano con in invidia alla posizione dei 'signori' del medioevo che battevano moneta (locale) a loro piacimento, ma si cadrebbe nello stesso comportamento che si vuole deprecare.
Oggi si riesce a vivere in una situazione di relativa stabilità monetaria, con vantaggio per la maggior parte dei cittadini, che possono risparmiare senza veder decimati i propri guadagni e che non perdono potere di acquisto repentinamente e che non sono costretti a ricontattare salari e condizioni di guadagno. Allo stesso modo i piccoli imprenditori, gli artigiani possono attingere al credito senza dover pagare costosissimi prestiti.
Fino a quando la moneta però è ancorata all'economia reale il sistema funziona, se invece - come usualmente accade – si utilizza la moneta per fini speculativi, il sistema si pone in una situazione di forte rischio, e ne fanno le spese soprattutto i cittadini.
Il nostro sistema bancario (quello italiano) nasce per una funzione sociale, una delle banche più antiche, il Monte dei Paschi di Siena, nacque basando il suo credito sui prodotti della natura e la sua attività era di ausilio e supporto per la pastorizia e l'agricoltura.
Lo scopo della banca, quella utile ed apprezzabile, non è creare soldi ma favorire l'incontro tra chi ha risparmi e chi ha necessità di ottenere un finanziamento per la propria attività. Trattasi di un servizio ed in quanto tale va remunerato sotto forma di interesse o sotto forma di compenso (come nel caso della Jak Bank, la prima banca senza interesse), ma nel corso del tempo, la funzione utile delle banche è stata via via prevaricata da forti speculazioni e la moneta è divenuta anche strumento per opprimere persone ed interi popoli.
Se è vero che l'alta finanza speculativa è inutile ma soprattutto dannosa alla civiltà ed allo sviluppo umano, favorire adeguatamente l'accesso al credito anche alle sole idee attraverso vari strumenti come i prestiti d'onore, il micro-credito o formule similari basati su progetti concreti, è la strada da percorrere se vogliamo ritornare alle origini dell'utilità della funzione bancaria ad allo sviluppo di un nuovo rinascimento economico.
Il sistema bancario è riconosciuto quale sistema centrale e cruciale per un corretto funzionamento dell'economia, pertanto è giustamente sottoposto a vincoli e garanzie nei confronti dei cittadini-risparmiatori (anche se a volte elusi o raggirati), ma nel contempo, non garantisce correttamente l'accesso al credito agli imprenditori che non hanno mezzi sufficienti, e tende a favorire i grossi poteri e le grosse realtà giudicate più solvibili e meritevoli, creando una sorta di circolo vizioso che alla lunga porta danni al sistema.
Più che accanirci contro la moneta in sé, quindi, si possono imparare a conoscere ed evitare strumenti subdoli e pericolosi quali il credito al consumo; buona parte del consumo del futile viene alimentato con tale strumento che deve essere opportunamente sfavorito e scoraggiato.
In Italia, fortunatamente o consapevolmente, in controtendenza, si sta accusando una forte flessione del credito al consumo e delle carte di credito, e - noi italiani - non possiamo che esserne fieri, tra l'altro siamo sempre stati un popolo di risparmiatori e le forzature dell'indebitamento cominciano a stancarci.
Ma nonostante tutto, i livelli di indebitamento delle famiglie italiane (considerando anche i mutui) sono purtroppo tutt'ora elevati, anche se meno rispetto al resto del mondo. Si rende necessario quindi cogliere l'occasione per sradicare la cultura del debito dell'acquisto a rate e ri-sostituirla con la cultura del risparmio, acquistando un bene solo quando serve e non perché è a 'tasso 0'.
In più, per le stesse motivazioni che ci spingono ad acquistare 'locale' o a 'km 0' potremmo indirizzarci ad un risparmio consapevole, quale quello di favorire le piccole banche locali alle grandi, spesso speculatrici, o a rivolgerci a banche che si facciano carico di scegliere e selezionare eticamente le proprie attività (vedasi il grande e positivo esempio di Banca Etica ed Eticredito che di recente hanno rifiutato di fornire assistenza per lo scudo fiscale e che sono impegnate anche in campagne a favore dell'ambiente). Cosi facendo, come per la spesa di tutti i giorni, possiamo spingere attraverso un comportamento comune, il sistema verso obiettivi di equità e di giustizia sociale.
In sostanza vivere in sobrietà non è vivere senza moneta, ma diventarne sempre meno dipendenti in qualsiasi forma essa si presenti, evitando di mercificare ogni interazione sociale e di misurarla col metro di valore monetario, ma favorendo rapporti incondizionati in convivialità e nel reciproco scambio 'senza interesse'.