di
Banca Popolare Etica
25-10-2013
“La finanza al servizio delle imprese sociali appare particolarmente strategica in questa fase storica di ingenti tagli alla spesa pubblica per il welfare: essa infatti consente di veicolare il risparmio dei privati verso le iniziative rivolte al bene comune, riconoscendo un giusto rendimento ai risparmiatori e agli investitori”.
Il Presidente di Banca Etica è stato convocato ieri in audizione dalla Commissione Finanza della Camera dei Deputati nell'ambito dell'indagine conoscitiva su: “Gli strumenti fiscali e finanziari a sostegno della crescita alla luce delle più recenti esperienze internazionali”.
Il presidente di Banca Etica Ugo Biggeri, accompagnato dalla vicepresidente Anna Fasano e dal direttore generale Mario Crosta ha illustrato ai Deputati le proposte della finanza etica per uscire dalla crisi. La finanza etica esiste da 40 anni a livello internazionale e da 15 anni in Italia e ha ormai consolidato modelli capaci di veicolare il risparmio di organizzazioni, imprese e famiglie verso il finanziamento di un'economia più equa, stabile e sostenibile (c.d. impact investing).
La finanza al servizio delle imprese sociali appare particolarmente strategica in questa fase storica di ingenti tagli alla spesa pubblica per il welfare: essa infatti consente di veicolare il risparmio dei privati verso le iniziative rivolte al bene comune, riconoscendo un giusto rendimento ai risparmiatori e agli investitori.
Per non soffocare queste positive esperienze di finanza al servizio del bene comune occorrono però alcune modifiche alle normative nazionali e internazionali:
· no alle norme “taglia unica”: dallo scoppio della crisi finanziaria del 2008 i regolatori internazionali stanno lavorando a norme per arginare i danni prodotti dalla finanza speculativa. L'errore è però applicare le stesse regole a realtà profondamente diverse come sono da una parte le grandi banche d'affari e dall'altra le piccole banche eticamente orientata, o quelle cooperative, mutualistiche, con forte base territoriale e orientamento al finanziamento delle PMI. Le piccole banche cooperative sui territori hanno continuato a sostenere l'economia reale esercitando un'importante funzione anticiclica e non possono essere gravate dagli stessi costosi adempimenti normativi imposti alle grandi banche d'affari che hanno dato origine alla crisi.
· no alle norme che penalizzano chi investe sul sociale. La normativa internazionale attuale e le modifiche allo studio (Accordi di Basilea 2 e 3) penalizzano fortemente le banche che finanziano imprese sociali e realtà del terzo settore, imponendo livelli molto elevati di assorbimento patrimoniale. I finanziamenti agli enti del Terzo Settore sono tutt'ora considerati tra i più rischiosi (addirittura più dei derivati) nonostante i dati – inclusi quelli relativi ai prestiti erogati in 15 anni da Banca Etica - abbiamo dimostrato chiaramente che gli enti non profit sono più affidabili nella restituzione dei crediti, con tassi di sofferenza inferiori alla media del sistema. Banca Etica ha chiesto in particolare che sia introdotto anche per gli enti non profit il così detto PMI Supporting Factor che mira a favorire l'erogazione di credito a favore delle PMI.
· avanti con i pagamenti alle imprese sociali fornitrici della PA – Banca Etica ha evidenziato l'impatto positivo dei recenti provvedimenti per sbloccare i pagamenti dovuti dalle pubbliche amministrazioni a favore delle imprese fornitrici, incluse quelle del Terzo Settore e ha chiesto di proseguire su questa strada. I notevoli ritardi nei pagamenti da parte della PA nei confronti di enti non profit che gestiscono servizi socio-assistenziali è infatti il principale motivo di tensione nei bilanci di questi enti e il più grande ostacolo agli investimenti per il miglioramento della loro attività.
· No all’imposta di bollo che soffoca l’azionariato popolare. Banca Etica è tornata a chiedere con forza la revisione della norma che nel 2012 ha cancellato l'esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo per i piccoli investimenti fino a 1.000 euro introducendo un'imposta minima di 34 euro su tutti gli investimenti, inclusi quelli di carattere sociale che vengono così radicalmente scoraggiato, soffocando una forma vivace di democrazia economica che permette a Banca Etica di essere di proprietà di 40 mila piccoli azionisti. Questa misura – ha sottolineato Banca Etica – non produrrà nessun gettito, visto che la maggior parte dei piccoli azionisti preferisce vendere le azioni piuttosto che sobbarcarsi un bollo il cui costo supera di molto il possibile rendimento.
Tra le altre misure sollecitate da Banca Etica ci sono: la revisione dell'attuale Tassa sulle Transazioni finanziarie; la lotta ai paradisi fiscali; l'emanazione dei regolamenti attuativi che permetterebbero lo sviluppo in Italia del microcredito; l'introduzione di incentivi affinché i Fondi pensione investano in imprese con elevati standard di responsabilità sociale e ambientale; la possibilità per le imprese sociali di emettere i così detti “minibond” per finanziarsi sul mercato; l'urgente approvazione della legge che vieta alle banche di finanziare chi produce o vende mine antipersona o cluster bomb.
“Per noi è un importante riconoscimento il fatto che Banca Etica sia stata chiamata dalla Commissione Finanze della Camera, come è stato fatto per i grandi istituti finanziari. Siamo orgogliosi di constatare che i temi della finanza etica entrando nel dibattito parlamentare, come dimostra anche la recente costituzione dell'intregruppo parlamentare sulla finanza sostenibile. Siamo certi che questa attenzione porterà a normative capaci di incentivare la finanza al servizio del bene comune”, ha detto Biggeri in chiusura dell'intervento.
Consulta il documento integrale presentato da Banca Etica alla Camera e guarda il video dell'incontro
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