di
Dario Lo Scalzo
17-09-2012
I giudici costituzionali tedeschi rigettano il ricorso sulla legittimità del MES e del Fiscal Compact ma il via libera al Fondo Salva-Stati è condizionato. Il Parlamento europeo ha gridato al trionfo. I politici ed il Premier Monti hanno espresso la loro soddisfazione per il sì della Germania. Andando oltre i trionfalismi, proviamo ad analizzare la questione.
Si attendeva con trepidazione il parere della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Erano in molti infatti a pensare che le sorti del Trattato a livello europeo fossero dipese dalla decisione dei giudici di Karlsruhe.
Un’eventuale bocciatura avrebbe probabilmente avuto delle ripercussioni pesanti sul futuro del MES nonostante la sua ratifica nei principali paesi europei. Ed invece l’Europa tira un sospiro di sollievo dopo il via libera degli otto giudici della corte tedesca dello scorso 12 Settembre.
Il Parlamento europeo e gli europeisti poco attenti o poco informati hanno gridato al trionfo. I politici, probabilmente poco conoscitori del contenuto del MES, rilasciano dichiarazioni positive sui canali mediatici ed esprimono il loro senso di soddisfazione per il si proveniente dalla Germania. Il Premier Monti, a caldo, dichiara che si tratta di un’ottima notizia.
Facendo appello al buon senso e alla ragionevolezza, proviamo ad andare oltre i trionfalismi, che appaiono francamente eccessivi, e oltre anche gli slogan preconfezionati dal politichese e dall’informazione mainstream.
La prima osservazione che viene in mente è che almeno in Germania sul MES si è richiesto l’intervento e la pronuncia della Corte Costituzionale. Si è ricorso ad un parere di legittimità del Fondo Salva-Stati dando seguito al volere della società civile, evidentemente maggiormente informata e sensibile rispetto a quella di altri paesi europei, che ha scosso i suoi rappresentanti in Parlamento, la sedicente 'opposizione'. La volontà di perseguire delle strade super partes, non foss’altro che per non avere la sensazione di uno scavalcamento, uno smacco e un aggiramento tout court delle vie democratiche.
Allo stato attuale, secondo i sondaggi, quasi l’80% dei cittadini tedeschi riporrebbe più fiducia nei giudici della corte che nella classe politica. Il 57% sperava inoltre in una bocciatura del MES e del Fiscal Compact (fonte Wall Street Italia).
La seconda osservazione riguarda il sì della Corte che è condizionato, cosa non irrilevante visto che vengono posti dei paletti importanti, come il fatto che la quota di partecipazione massima della Germania al Fondo Salva-Stati non potrà essere superiore a 190 miliardi di euro e che inoltre il Parlamento tedesco dovrà essere sempre informato anticipatamente sugli atti e le iniziative del trattato eventualmente con approvazioni necessarie dalla parte delle istituzioni federali tedesche.
In altre parole, per un verso, si conferma la necessità di un controllo parlamentare su degli atti rilevanti relativi alla collettività soprattutto se comportano l’esposizione finanziaria della Germania; per un altro verso si sancisce ufficialmente la volontà di rafforzare i diritti decisionali del Parlamento federale tedesco. Di conseguenza questo vuol dire salvaguardare la sovranità parlamentare e indirettamente quella popolare. Un freno a Merkel &CO che non potranno più fare e disfare arbitrariamente.
Riportando queste osservazioni sulla nostra realtà, nascono spontanee delle domande: in Italia che ruolo ha l’informazione? Che ruolo gioca la fantomatica opposizione politica? Stiamo forse vivendo l’epoca del silenzio intenzionale e della disinformazione pilotata?
Di fronte all’oscuramento e alla negata trasparenza sui contenuti del MES, di fronte al Premier Monti e al suo staff di tecnocrati che non hanno neppure riferito sulle ripercussioni per gli italiani di un Trattato così oneroso in un periodo di recessione ed austerità, in barba alle orecchie da mercanti dei politici che in questi giorni continuano a sostenere, con il loro positivismo pre-elettorale truffaldino, che non avremo bisogno di ricorrere agli aiuti del Fondo dimenticando di fare capire ai cittadini che, bisogno o no, la nostra partecipazione al MES ci costa ad ogni modo 125 miliardi di euro, ci rimane un credo forte, quello del risveglio del paese attraverso una cittadinanza attiva e partecipe.
Una speranza che si alimenta sulla Rete e che può contare su chi senza sosta e con tante energie prova a informare in modo apartitico e disinteressato e solo affinché vengano rispettati i principi della democrazia.
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