di
Banca Popolare Etica
03-10-2011
Sempre più transazioni avvengono al di fuori delle borse valori, fuori da qualunque regolamentazione e trasparenza. Banca Popolare Etica avanza una proposta per un uso responsabile del denaro e per non essere complici inconsapevoli della crisi finanziaria che ci sta impoverendo tutti.
La crisi globale
Dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 gli Stati sono intervenuti per salvare le banche trasferendo l'eccesso di debiti dai grandi soggetti finanziari al pubblico.
Ora come cittadini siamo chiamati a 'stringere la cinghia' e accettare misure di austerità e tagli alla spesa sociale, al welfare, ai diritti mentre stiamo ancora aspettando regole condivise per limitare lo strapotere della finanza. La speculazione è ripartita a pieno ritmo e le lobby finanziarie lavorano per diluire o bloccare qualsiasi tentativo di riforma o regolamentazione.
La politica sembra totalmente succube dei mercati finanziari. In Italia la finanza detta i tempi della manovra di bilancio e ne fissa i contenuti. La validità della manovra non si misura in termini di diminuzione della disoccupazione o di maggiore benessere per i cittadini, ma guardando con il fiato sospeso l'andamento degli indici di borsa e il giudizio dei mercati.
Quale sistema finanziario ci costringe a tali sacrifici? Oggi si scommette sui prezzi del cibo e delle materie prime mentre oltre un miliardo di persone nel mondo soffre la fame. La finanza si muove sfruttando i paradisi fiscali per aggirare ogni regola e normativa. Sempre più transazioni avvengono al di fuori delle borse valori fuori da qualunque regolamentazione e trasparenza. Le grandi banche realizzano operazioni eludendo i controlli internazionali, la maggior parte dei derivati sono scambiati al di fuori delle borse ufficiali, questi mercati paralleli sono talmente poco trasparenti che si fa fatica anche a stimare la quantità o il valore dei titoli circolanti.
È una finanza totalmente scollegata dalla realtà.
In cifre
Alcune cifre [1] forniscono il quadro della situazione attuale:
- Con il benestare di una politica sempre più sottomessa i mercati finanziari sono cresciuti in modo abnorme. Trent’anni fa le attività finanziarie avevano un valore all’incirca equivalente al PIL del pianeta. Nel 2007 erano quadruplicate: per ogni euro prodotto dal lavoro e dal commercio erano in circolazione quattro euro di debiti, crediti e scommesse finanziarie.
- Ancora più grave è la situazione se si considera il sistema finanziario "ombra": in esso circolano miliardi di prodotti finanziari derivati scambiati privatamente e non in mercati borsistici trasparenti. Nel 2007 l'ammontare di questi derivati trattati "over the counter" era stimato per un valore pari a 12,6 volte il PIL del mondo.
- Gli effetti di questo predominio della finanza sull'economia reale sono sotto gli occhi di tutti: dagli anni Ottanta in poi il 10% della popolazione mondiale si è arricchito in modo spropositato, mentre il restante 90% ha dovuto far fronte a redditi sempre più stagnanti e alla contrazione dei servizi pubblici, inclusi quelli essenziali.
La sfida della finanza etica
In una economia di mercato delle alternative esistono: nel sistema bancario e finanziario c'è chi ogni giorno si impegna nella finanza etica.
Tredici 'banche etiche' di diversi Paesi si sono riunite nel network Global Alliance for Banking on Values. Insieme gestiscono assets che superano i 10 miliardi di dollari; nell’insieme questi 13 istituti di credito dediti alla sostenibilità servono oltre 7 milioni di clienti in più di 20 Paesi.
Una ricerca dell’associazione dei forum europei per la finanza sostenibile, Eurosif, ha evidenziato un +87% negli ultimi due anni per i patrimoni investiti nel Vecchio Continente secondo criteri di responsabilità sociale e ambientale.
In Italia Banca Etica è la testimonianza che è possibile una finanza che dia credito a modelli di sviluppo umano ed imprenditoriale sostenibili. Nei primi 6 mesi del 2011, nel mezzo della bufera sui mercati finanziari, i finanziamenti erogati da Banca Etica a favore di iniziative di economia reale e solidale sono cresciuti del 9% e la raccolta diretta di risparmio è salita del 5%. Siamo in decisa controtendenza rispetto al sistema bancario. I dati ABI a giugno evidenziano un +0,9% sulla raccolta ed un +5% sugli impieghi.
La finanza etica compie scelte concrete che escludono alcuni comportamenti e ne promuovono altri:
- rifiutandosi di operare tramite i paradisi fiscali, la finanza ombra, le operazioni fuori mercato, ma facendo della trasparenza e della tracciabilità il proprio valore fondamentale;
- non nascondendosi dietro la scusa del “segreto bancario” ma pubblicando sul proprio sito internet l'elenco completo dei finanziamenti alle persone giuridiche;
- escludendo strumenti finanziari sempre più incomprensibili, dai derivati in poi, e proponendo pochi semplici strumenti di risparmio e investimento e cercando di spiegarli ai clienti nel modo più chiaro possibile;
- non cercando il profitto fine a sé stesso ma affermando che “l'interesse più alto è quello di tutti” e valutando le ricadute non economiche di ogni azione economica;
- escludendo le attività lobby non-democratiche che influenzano nell'ombra i decisori politici, ma operando alla luce del giorno per costruire e partecipare al fianco della società civile organizzata;
- rifiutando finanziamenti a hedge fund, fondi di private equity e altri attori speculativi, ma rimanendo ancorati nell'economia reale e realizzando una valutazione socio-ambientale di ogni prestito prima;
- non dando “soldi unicamente a chi ha già soldi”, ma cercando di porre attenzione ai “non-bancabili” e alle associazioni e cooperative che solitamente non hanno accesso al credito;
- escludendo i finanziamenti ai combustibili fossili, all'energia nucleare e alle attività inquinanti e scegliendo di lavorare con chi promuove l'efficienza energetica e le energie rinnovabili;
- rifiutando di accettare acriticamente il denaro, essendo l'unico istituto di credito in Italia che ha rifiutato i capitali rientrati dall'estero grazie ai vari scudi fiscali;
- non partecipando al finanziamento di grandi opere inutili e devastanti, ma cercando di fare crescere la microfinanza e puntando su progetti e idee innovative per una sostenibilità di lungo periodo;
- rifiutando di speculare su cibo e materie prime e finanziando i piccoli produttori e i contadini, in particolare nel settore dell'agricoltura biologica;
- favorendo l'investimento azionario responsabile attraverso Etica SGR e invitando i piccoli risparmiatori ad esercitare il loro ruolo di “con-proprietari” di aziende attraverso l'azionariato attivo nelle assemblee degli azionisti.
Come Banca crediamo sia arrivato il tempo in cui ognuno, come cittadino, risparmiatore, lavoratore, pensionato e consumatore, debba fare la propria parte e debba prendere coscienza che l'utilizzo del proprio denaro ha conseguenze dirette sul futuro suo, dei suoi simili e dei suoi figli.
È alla luce di queste scelte e della forza di oltre 36.000 soci, che Banca Etica ha la legittimità di ribadire con forza che accanto al modello finanziario dominante esiste un'alternativa che funziona e che interroga il mondo dell'economia sull'urgenza di un cambiamento profondo.
Cosa possiamo fare?
Di fronte a questi fenomeni di portata globale il cittadino responsabile si sente spesso impotente, semplice 'spettatore' di processi apparentemente lontani dal suo quotidiano, che a prima vista non riesce ad influenzare. Eppure la finanza e la sua degenerazione stanno avendo impatti diretti sulle nostre vite in termini di piani di austerità, tagli ai servizi pubblici e al welfare, peggioramento dei diritti, della pensione o delle condizioni di lavoro.
Ogni cittadino è però parte integrante del sistema economico e finanziario: lavora, percepisce un reddito, risparmia, investe, acquista titoli di stato, quote di fondi di investimento, deposita liquidità su conti di risparmio, sottoscrive polizze assicurative. Questo significa che in ultima istanza siamo tutti noi a fornire la 'materia prima' che alimenta il sistema finanziario.
La gran parte delle risorse che finiscono nel grande casinò finanziario provengono dagli strumenti finanziari sottoscritti dall'insieme dei cittadini. In altre parole se ci sentiamo vittime di un sistema finanziario che gira sopra le nostre teste, troppo spesso non ci rendiamo conto che, oltre ad essere vittime siamo anche complici involontari di questo stato di cose.
Così come è successo con il commercio equo che ha spinto milioni di donne e uomini a interrogarsi su come vengono prodotti i beni di consumo che acquistano e a pretendere dalle industrie una maggiore responsabilità sociale di impresa, anche il cambiamento nella finanza dovrà necessariamente partire anche da una spinta dal basso, dalla collettività dei risparmiatori, anche piccoli.
Quando affidiamo i nostri risparmi a un intermediario finanziario dobbiamo iniziare a chiederci se siamo disposti a fidarci di qualcuno che intenda usarlo per un traffico di mine antiuomo, per quanto remunerativo, o a chi volesse giocarselo al casinò della speculazione.
Quando sottoscriviamo in banca un fondo pensione o di investimento o anche un semplice conto corrente abbiamo il diritto e – secondo Banca Etica anche il dovere – di chiedere al gestore come sono impiegati i miei risparmi? Che cosa fa la mia banca con i miei soldi? Quanto partecipa al grande circo della speculazione? Ha delle filiali in qualche paradiso fiscale? Che parte dei suoi profitti proviene dalla tradizionale attività creditizia che sostiene l’economia reale e la creazione di posti di lavoro, e quanta invece dal giocare con prodotti derivati e strutturati e dal sistema bancario ombra?
Se saremo sempre di più a porre queste domande alle banche e agli intermediari, le risposte dovranno arrivare, e l’opacità del sistema finanziario dovrà lasciare spazio a una maggiore trasparenza.
Solo per fare un esempio pensiamo al moltiplicarsi di pubblicità di conti correnti che promettono rendimenti anche del 3 o del 4%. Come vengono investiti i risparmi così raccolti? Ovviamente in attività che devono rendere ben più di quanto riconosciuto al correntista, visto che tanto chi chiede i soldi in prestito quanto la banca devono trarre un profitto dall'impiego del denaro.
Considerato che il PIL dell'Italia cresce si e no dello 0,6% l'anno, quali sono i miracolosi progetti che danno un rendimento dieci o venti volte superiore? È sicuramente possibile che si tratti di progetti altamente remunerativi e in grado di trascinare l'economia. In assenza di maggiori informazioni, rimane però il dubbio che i nostri soldi vengano utilizzati per alimentare una finanza-casinò che sottrae risorse all'economia reale e che crea bolle speculative che scoppiando lasciano una devastazione economica e sociale.
Siamo tutti contenti di avere qualche decina di euro in più sul conto corrente a fine anno, ma se questo avviene grazie a una speculazione che porta all'aumento dei prezzi della benzina, del pane, dei prodotti alimentari di base? Se questa speculazione è il principale motore della crisi che stiamo vivendo? È necessario iniziare a considerare la finanza come un bene comune, dove l'interesse del singolo deve fermarsi di fronte a quello della società nel suo insieme.
Un discorso analogo riguarda, oltre i conti correnti bancari, l'insieme degli strumenti finanziari sottoscritti da milioni di italiani. Fondi di investimento, fondi pensione, assicurazioni e via discorrendo. Cosa si nasconde nel portafogli di questi investitori? Quanto sono presenti prodotti come gli ETF o gli ETC usati per speculare su cibo e materie prime? Nel portafogli del mio fondo sono presenti prodotti derivati o strutturati ad alto rischio?
Tutti noi, quando corriamo a sottoscrivere un prodotto o un servizio finanziario, attratti da rendimenti molto superiori alla crescita dell'economia reale, contribuiamo ad aumentare lo squilibro del sistema, le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo e, all’interno dei singoli Paesi, tra una sempre più esigua minoranza di ricchi e una sempre più estesa maggioranza di poveri, precari, disoccupati.
L'illusione di facili guadagni attraverso la finanza si sta sgretolando e traducendo in riduzione dello stato sociale, dei servizi al cittadino, di tutela per le fasce deboli della popolazione.
Note
1. Tratte dal libro di Luciano Gallino, Finanzcapitalismo, Einaudi
I dati dell'articolo sono tratti dal libro di Luciano Gallino, 'Finanzcapitalismo', Einaudi
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