di
Francesco Bevilacqua
13-12-2010
Maurice Allais, economista noto e affermato, Premio Nobel nel 1988, non ha mai voluto piegarsi alle verità imposte dal sistema bancario globalizzato, dagli economisti del modello dominante e dalle istituzioni internazionali. Al contrario, ha portato avanti con determinazione la sua critica alle storture del mercato finanziario, al perverso sistema del credito e alla truffa del signoraggio postmoderno. A due mesi dalla sua scomparsa vogliamo ricordarlo passando in rassegna le sue fondamentali intuizioni.
Poco tempo fa, il 9 ottobre del 2010, se n’è andato l’eclettico pensatore francese Maurice Allais.
Allais ha infatti seguito percorsi di studio, insegnamento e approfondimento abbastanza vari; ma se la prima parte della sua carriera è stata dedicata all’ingegneria e alla fisica (fu ingegnere minerario, ricercatore e docente di scienze), è in campo economico che ha fornito forse il contributo più importante. Non solo per gli interessanti studi condotti – in particolare sulla teoria delle decisioni, nell’ambito della quale ha formulato il famoso paradosso di Allais – che lo hanno portato ad essere insignito del Premio Nobel per l’economia nel 1988 e della Gran Croce della Legion d’Onore nel 2005, ma anche, forse soprattutto, per le sue coraggiose posizioni di condanna nei confronti del sistema bancario internazionale, del meccanismo del credito e del liberismo sfrenato.
Il suo pensiero è sempre stato favorevole all’economia di mercato, originariamente liberista, ma questo non gli ha impedito di criticare con decisione l’avvento dell’iperliberismo che è poi degenerato nella globalizzazione economica, frutto di un sistema instabile e criminale che utilizza l’economia senza ritegno per arricchire i potenti e indebolire i poveri.
Da alcuni Allais è stato definito il 'liberale socialista', poiché ha sempre rifiutato le ideologie e le imposizioni dottrinali, ponendo in primo piano l’equità, la giustizia e la sostenibilità di ogni azione economica. Europeista convinto, fu tuttavia fra i primi a criticare le modalità di istituzione e sviluppo dell’Unione Europea, in particolare il testo della nuova Costituzione Europea, protagonista di un travagliatissimo processo di approvazione.
La sua critica al mondialismo, poi, lo ha portato ad avvicinarsi alla tematica dello 'sviluppo autocentrato', che ritiene prioritaria la creazione della stabilità economica interna alla comunità rispetto all’allacciamento di legami commerciali esterni, il tutto senza tuttavia cadere in un regime autarchico ma mirando piuttosto all’autosufficienza.
Le idee chiave di Allais sono state descritte nei numerosi articoli e brevi saggi (circa un centinaio) che egli ha pubblicato nel corso della sua carriera, da Accecamenti del 2005, in cui avanza una critica nei confronti del Trattato Costituzionale europeo, a La liberalizzazione del commercio, dello stesso anno, in cui esprime forti perplessità riguardo alla globalizzazione economica e all’abbattimento indiscriminato di tutte le barriere commerciali senza tenere conto di variabili economiche e sociali fondamentali che differenziano le varie parti di un mondo che non può in alcun modo essere ridotto a un unico grande mercato.
Il saggio principale è però La crisi mondiale dei giorni nostri, in cui l’economista francese prende in esame la crisi economica della fine degli anni novanta predicendo con estrema lucidità la nuova recessione che ha colpito le economie occidentali a partire dal 2008.
In maniera chiara e comprensibile, Allais parte dall’analisi della madre di tutte le crisi, il crollo di Wall Street del 1929, evidenziando le analogie con le successive recessioni. Il passaggio più importante è quello in cui lega indissolubilmente questi eventi non tanto a problemi congiunturali che possono essere superati, come ci viene detto oggi, quanto piuttosto a un sistema monetario e finanziario marcio nelle sue fondamenta, che ciclicamente viene colpito da questi default e continuerà a farlo finché non verrà radicalmente ripensato.
Con grande completezza, Allais propone una serie di riforme articolate su quattro punti.
1. La riforma del sistema di credito, per farla finita con l’attuale meccanismo di accesso al credito che 'regala' denaro a tutti, anche ai soggetti più insolventi, al solo scopo di alimentare la smania di consumo ("senza esagerare il meccanismo attuale della creazione di moneta dal credito risulta essere 'il cancro' che consuma irrimediabilmente le economie di mercato in mano privata")
2. La stabilizzazione del valore reale dell’unità di conto, per salvaguardare il potere d’acquisto del denaro reale ed evitare che esso divenga carta straccia alla prima ondata inflazionistica
3. La riforma dei mercati borsistici, per modificare il funzionamento di un sistema totalmente deregolamentato e alla mercé degli speculatori
4. La riforma del sistema monetario internazionale, per cui Allais invoca una nuova Bretton-Woods, che però non segua la via del mercato unico mondiale che perseguono Organizzazione Mondiale del Commercio, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale.
Parlando del sistema del credito, forse la principale delle quattro riforme da lui proposte, è perentorio nell’individuare i due punti di partenza imprescindibili: "la creazione di moneta deve essere di competenza dello Stato e dello Stato soltanto. Tutta la creazione di moneta eccedente la quantità di base da parte della Banca centrale deve essere resa impossibile, in maniera tale che scompaiano i 'falsi diritti' derivanti attualmente dalla creazione di moneta bancaria".
A questa richiesta si aggiunge quella di destinare la rendita del signoraggio alla collettività, cioè la legittima proprietaria della moneta, attraverso una sorta di reddito di cittadinanza. Il secondo punto recita: "tutti i finanziamenti d’investimento a un termine prestabilito devono essere assicurati da fondi di prestito a scadenze maggiori, o tuttalpiù alla stessa scadenza". Sarebbe infatti questa la soluzione per porre fine all’incredibile inganno delle banche rappresentato dalla copertura frazionaria e dalla creazione del denaro dal nulla, in base al quale gli istituti investono molti più soldi di quanti non abbiano in realtà (non ci credete? Provate a recarvi in banca e a esigere la restituzione di tutto il denaro che avete depositato…).
Grazie alla sua genialità, alla sua grande capacità comunicativa e ai successi professionali conseguiti, Allais ha ricevuto importanti riconoscimenti ufficiali, spesso consegnati a denti stretti dai rappresentanti del sistema che egli stesso criticava aspramente. Il mainstream, lo stesso che aveva censurato i suoi articoli quando erano diventati troppo pungenti e pericolosi, si è preso la sua squallida rivincita facendo passare sotto silenzio la morte dell’unico Premio Nobel per l’economia della storia francese.
Anche Maurice Allais, un po’ come altri due grandi uomini del secolo passato di cui celebriamo la scomparsa proprio in questi giorni – Pier Paolo Pasolini e Yukio Mishima –, ha visto le sue geniali intuizioni censurate, sminuite e contraffatte dal conformismo culturale che regna oggi sovrano.
Tuttavia, chi ha ancora realmente a cuore la ricerca della verità non può che ricordare con gratitudine un uomo che con competenza e coraggio ha portato avanti sino alla fine le sue idee. Idee che non si riveleranno esatte in futuro, poiché lo stanno già facendo adesso.
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