di
Dario Lo Scalzo
15-02-2012
In occasione della XXI Fiera Internazionale del Libro di Cuba, Fidel Castro è tornato sulla scena pubblica incontrando a L’Avana alcuni intellettuali di fama internazionale, riunitisi "in difesa dell’umanità, della pace e della preservazione dell’ambiente". E' il momento dell'autocritica?
In occasione della ventunesima edizione della Fiera Internazionale del Libro, attualmente in corso a L’Avana, il Líder máximo ha fatto la sua prima apparizione pubblica dall’aprile del 2011. Ritiratosi dalla scena politica attiva dal 2006 per motivi di salute, Fidel Castro continua a seguire le vicende internazionali dalla sua residenza dell’Avana attraverso la pubblicazione di una sorta di rubrica personale intitolata Riflessioni.
Smentendo ancora una volta le voci sulla sua morte che circolano periodicamente nei media internazionali, Fidel ha presenziato a due eventi che hanno destato molto interesse e molto stupore.
La prima occasione, dello scorso 4 Febbraio, è legata alla presentazione del suo ultimo libro Guerrillero del tiempo, due volumi riguardanti le memorie di Castro, scritto dalla giornalista Katiuska Blanco. L’opera ripercorre l’arco temporale che va dalla sua infanzia sino al 1958 e agli eventi del trionfo della Revolucion. “Devo approfittare adesso perché la memoria si perde”, ha dichiarato Fidel Castro durante la presentazione sottolineando l’importanza della testimonianza scritta.
La seconda apparizione pubblica solo pochi giorni dopo, l’11 Febbraio, sempre nell’ambito della Fiera del libro, in un incontro con illustri personalità internazionali. Un evento che ha mostrato un Castro sorprendente per vitalità ed entusiasmo, così come dichiarato da molti presenti all’incontro: “Il Fidel di sempre”, ha dichiarato Ignacio Ramonet, scrittore e giornalista spagnolo.
“Un incontro infinito”, secondo quanto commentato dallo stesso Castro al termine del dibattito, e non per la sua durata ma per le idee che brillano in funzione del bene comune. Una discussione nella quale il Comandante ha avuto modo di ascoltare attentamente, di confrontarsi e di interagire con 69 intellettuali di diverse discipline accademiche e scientifiche provenienti da 22 paesi; un gruppo di lavoro che, sin dal 2003, ha costituito una piattaforma di riflessione, una vera e propria Rete, intorno alle tematiche della difesa dell’Umanità, della pace e della salvaguardia dell’ambiente.
La lista dei partecipanti è lunga ma fra tutti spiccano i nomi di Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel della Pace nel 1980, Sergio Pitol, Premio Cervantes 2005, quelli di scrittori, giornalisti, docenti universitari, politologi, filosofi, religiosi, come Stella Calloni, Carlo Frabetti, Francois Houtart, Frei Betto, Ignacio Ramonet, Atilio Borón, Farruco Sesto, Miguel Bonasso, Carmen Bohórquez, Peter Phillps, Santiago Alba e Mayda Acosta, Daniel Chavarria, Harri Grunberg, oltre che 48 noti scrittori, pensatori e scienziati cubani.
Nove intense ore di conversazione durante le quali sono state affrontate diverse problematiche e dalle quali è venuto fuori un quadro generale preoccupante ed allarmante per il futuro prossimo della specie umana.
L’esaurimento delle risorse naturali del pianeta, gli armamenti nucleari, l’immoralità delle grandi multinazionali, il dominio della finanza, il controllo delle menti e altri spunti ancora sono rimbalzati senza sosta da un angolo all’altro della platea facendo convergere infine gli illustri partecipanti verso delle riflessioni su possibili scenari di risoluzioni efficaci. A fungere da colonna vertebrale dell’intero dibattito - per buona parte delle personalità presenti - sono stati l’informazione, il sistema informativo, l’uso e l’abuso dei media.
Sin dall’apertura del dialogo infatti, Ramonet ha parlato delle azioni che gli intellettuali di tutto il mondo devono intraprendere per evitare la catastrofe planetaria quando ci si scontra contro la manipolazione e il silenzio informativo.
Contro il potere mediatico, gemello di quello finanziario, le vie percorribili sono quelle della democratizzazione dell’informazione e della creazione di un quinto potere, rappresentato dalla rete sociale e dalle forze civiche cittadine, che può trovare in internet e nella società civile la possibilità di elaborare e diffondere una propria informazione come contrappeso al potere costituito. A lungo il tema dell’informazione trasformatasi sempre più in merce, distorsione e menzogna è stato il centro gravitazionale attorno al quale sono ruotati i concetti e l’argomentare degli insigni intellettuali.
Una forte critica e una denuncia inoltre al colpevole silenzio mediatico proviene dalla scrittrice e giornalista argentina Stella Calloni preoccupata per le guerre coloniali portate avanti dal 2001, una dopo l’altra da statunitensi ed europei, dall’Afganistan all’Iraq e che continuano con la pianificazione dei prossimi passi verso Siria e Iran. La scrittrice ribadisce come l’informazione sia un’arma e per questo reclama un’urgente reazione e risveglio della Rete in difesa della pace e dell’ambiente.
E Fidel? “Sono venuto ad ascoltarvi e ad apprendere da voi”, ha detto il Líder máximo di fronte a qualche interlocutore inizialmente titubante e preoccupato; e, in seguito, rispondendo a una domanda sul grave stato di allerta mondiale: “Per essere tranquilli occorre pensare al problema e lottare contro di esso. Una delle migliori maniere per aiutare a pensare al problema è offrire la maggiore informazione possibile ai popoli. Occorre lottare per la pace senza lasciarsi vincere dal pessimismo. È un nostro dovere.”
Durante l’incontro l’entusiasmo e la vivacità hanno portato Fidel Castro a raccomandare ai presenti di scrivere un libro che raccolga gli interventi e le proposte venute fuori nelle nove ore di dibattito con lo scopo di divulgare alla gente senza indugi le idee espresse.
Trascorrono i lustri e mutano le ere e alla luce delle questioni e delle argomentazioni sollevate e condivise consensualmente anche da Fidel circa l’importanza di un’informazione libera e quelle marcanti sulla necessità di una consapevolezza e di un attivismo popolare, viene da chiedersi se, all’età di 85 anni, il Comandante Fidel non stia facendo una forte autocritica ai decenni di conduzione dittatoriale e restrittiva di Cuba e imposta al suo popolo. I convincimenti che sembra avere maturato nel tempo stridono non poco con la violazione dei diritti umani ed il regime dittatoriale nella quale ha vissuto la Isla per oltre mezzo secolo.
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