di
Giuseppe Granieri
27-03-2013
Perché le donne sono dappertutto, vive, attive, propositive, mentre gli uomini sono chiusi in se stessi, incapaci di comunicare, di parlare dei loro problemi? Ecco la questione al centro di Dove sono gli uomini? Perché le donne sono rimaste sole?, libro inchiesta di Simone Perotti.
Dove sono gli uomini, fisicamente e psicologicamente? Si chiede Simone Perotti nel suo libro-inchiesta Dove sono gli uomini? Perché le donne sono rimaste sole? (Chiarelettere, pag. 185, euro13,90).
Un testo che, partendo da un sondaggio effettuato dall’autore su un campione di 500 donne, ma anche grazie a storie vere raccolte dallo stesso Perotti, sta facendo discutere tv, giornali e forum dedicati perché ha individuato un nervo scoperto (l’assenza dell’uomo) e su questo sta agendo.
Non siamo di fronte ad un saggio, non si ha qui la pretesa scientifica, con numeri e tabelle, di fotografare una generazione. L’obiettivo è quello di sedersi intorno ad un tavolo e capire perché le donne sono dappertutto, vive, attive, propositive, mentre gli uomini – svuotati dai ruoli imposti dalla tradizione – sono chiusi in se stessi, incapaci di comunicare, di parlare dei loro problemi.
In questo libro trovano spazio testimonianze di donne – a volte crude, a volte spiazzanti, ma soprattutto autentiche – le cui vite hanno sbattuto contro il muro di uomini assenti, distratti, vuoti, violenti, senza coraggio, menzogneri: uomini che si sono fatti da parte, anche senza un valido motivo, che hanno abdicato al loro ruolo, che scappano.
C’è di tutto in queste vicende: la donna che, dopo averne visto tante, ha deciso di andare da sola, rifiutando qualsiasi approccio futuro con il mondo maschile. Ma c’è anche la mamma di famiglia che, nonostante tutte le difficoltà, ha deciso di andare avanti, anche se la condizione attuale non è più quella immaginata tempo addietro. E poi c’è la donna Cougar, che si rivolge al toy boy “perché mai vorrei trovarmi con un 45enne pronto a lagnarsi e a scaricare su di me i suoi problemi lavorativi e familiari”.
L’intervista che segue, realizzata con l’autore, è il tentativo di capire cosa è successo e cosa sta succedendo al mondo maschile, cercando infine di ipotizzare possibili soluzioni e di trovare risposte agli interrogativi del libro.
Il tema è centrale e la domanda non lascia margini per risposte generiche: ma il suo ragionamento da dove parte?
Da lontano, da un viaggio di almeno quindici anni: c’è stato un periodo della mia vita in cui ho fatto fatica a trovare un amico, anche semplicemente per parlare di calcio o di donne. Poi, ragionandoci a lungo, ho capito che eravamo di fronte ad un problema: l’assenza dell’uomo.
Se fossi un lettore vorrei poter avere subito la risposta: dove sono oggi gli uomini?
Sono dietro le scrivanie negli uffici, sono nella sterminata realtà virtuale e sono, anche se è un po’ triste immaginarla così, laddove vive l’amore mercenario, e parlo di ragazzi/uomini la cui età va dai 20 ai 40 anni.
Per parlare di uomini, ha chiesto alle donne: quali sono i loro profili?
Persone normali: mamme di famiglie e single, donne in carriera e commesse, professoresse universitarie e ragazze che stanno dietro ad un bancone in una ferramenta: insomma, il mondo che ci sta intorno.
Lei scrive: “Le donne le vedi dappertutto: affollano i corsi di vela, ma anche quelli di free climbing, cucina, yoga, gli studi degli psicoanalisti, le librerie, i cinema, le officine e i negozi di bricolage”. Donne che rischiano, che si mettono in gioco.
Esattamente: le donne non hanno paura di cambiare o di andare incontro al cambiamento, di sbagliare e di fallire. Negli anni scorsi, hanno fatto le loro battaglie, vincendole e/o perdendole: ma sono vive, le vedi, le senti.
Mentre gli uomini?
Sono nei posti cui accennavamo prima: impauriti, svuotati dai ruoli del passato, sempre più incapaci di parlare, confidarsi, aprirsi, di ammettere il problema.
Siamo di fronte ad una questione maschile?
Magari lo fossimo! Il problema è questo: non c'e nemmeno ancora la domanda, che è un po’ come ammettere che ci possa essere il problema. Se si ammettesse l’esistenza della domanda, si potrebbe almeno cominciare a ragionare sulla risposta. Mettersi in discussione significa poter e dover cambiare, dunque fare molta fatica.
Nelle presentazioni in giro per l’Italia sta avendo l’opportunità di registrare le reazioni dei due sessi?
Sì, certo. Solo un’esigua minoranza degli uomini ammette l’esistenza del problema: il resto nega tutto con forza, mettendo in discussione il tema e il libro, anche senza averlo letto. Le donne, invece, stanno accogliendo con favore il ragionamento, perché sanno bene qual è la situazione: molte mi confidano di conoscere il problema da anni.
Spazio ad una testimonianza: “Verso la fine della storia con Roberto pensavo: bisognerebbe avere molti uomini, uno per ogni cosa. Mi vergognavo di questo. Era contro la logica femminile dell’amore. Soprattutto contro quella del sacrificio, che ci inculcano da piccole. Ma è vero. Un uomo solo non basta, e incontrare uno con cui vivere tutte le esperienze più importanti è un miraggio”. Sono righe che mettono, sia l’uomo che la donna, con le spalle al muro.
C’è una doppia chiave di lettura: la prima è che l’uomo è incapace di incarnare più ruoli, cioè di vivere una relazione completa: marito o compagno, papà, ma anche amante, confidente, amico di avventure; dall’altra c’è da notare che la donna si è evoluta enormemente nell’ultimo ventennio, assumendo di fatto anche comportamenti spregiudicati.
L’uomo non ne esce bene quando lei scrive che “non sarà facile vivere nei prossimi dieci o vent’anni. Se poi non sei una donna, sarà un’impresa titanica”.
Le donne hanno dimostrato di essere le più propense al cambiamento e, quindi, per loro sarà più facile adeguarsi al mondo che sta cambiando. Il sistema sociale/economico/lavorativo nel quale viviamo, sta crollando, non è più quello dove hanno vissuto i nostri genitori: c’è e ci sarà bisogno sempre di più di predisposizione al cambiamento.
Questo libro avrà raggiunto il suo obiettivo se…
“C’è un dibattito intorno a queste pagine: lo vedo dai forum, dalle discussioni che ne stanno scaturendo. Il libro è solo un punto di partenza, come se fossimo alla prefazione: è ancora tutto da scrivere. Qui non siamo in un processo, non si cercano i responsabili, non ci saranno condanne. Anzi, questo è un tavolo aperto, dove tutti sono invitati a sedersi e a portare il loro contributo: le donne sono sedute da tempo, ora aspettiamo gli uomini”.
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