Dal 1 gennaio 2011 le buste di plastica saranno bandite. Con l'opposizione del ministro Stefania Prestigiacomo al decreto Milleproroghe che voleva posticipare ancora una volta l'eliminazione dei sacchetti al 31 dicembre 2011, l'Italia si allinea alla direttiva comunitaria e sceglie la strada della responsabilità ambientale.
Ormai è ufficiale, dal 1 gennaio 2011 le buste di plastica saranno bandite dopo l'opposizione del ministro Stefania Prestigiacomo al decreto Milleproroghe che voleva posticipare ancora una volta l'eliminazione dei sacchetti al 31 dicembre 2011.
Il primo divieto - che era stato fissato per il 1 gennaio 2010 - rispettava la scadenza che la direttiva comunitaria EN 13432 (norma europea sulla “compostabilità degli imballaggi”) suggeriva, poi il divieto è stato spostato al 1 gennaio 2011 ed ora il Milleproroghe avrebbe proposto un ulteriore anno di proroga: per il sistema della grande distribuzione fino al 30 aprile, per le grandi strutture di vendita fino al 31 agosto e per i piccoli negozi fino alla fine del prossimo anno.
La giustificazione a questo ulteriore rinvio sarebbe da ricercare nella necessità di smaltire le scorte di shoppers a disposizione ancora copiose.
La domanda sorge spontanea. Il limite di scadenza era stato fissato da un po' ed era noto a molti, come mai nessuno si è preoccupato di risolvere per tempo questa difficoltà?
L'Italia è tra i massimi consumatori di buste di plastica in Europa, si calcola, infatti, un utilizzo medio di 300 sacchetti a testa all'anno. In Italia, inoltre, arriva anche un quarto di 100 miliardi di buste utilizzate in Europa importate generalmente dalla Cina, dalla Thailandia e dalla Malesia.
La 'vita' di questi sacchetti è veramente breve sebbene per produrli occorrono grandi quantità di petrolio. Secondo uno studio dell'Agenzia per l'Ambiente del governo australiano 1 Kg di sacchetti provoca emissioni di CO2 per circa 2.109 Kg. Riciclarli o recuperarli sarebbe una spesa davvero eccessiva. Le buste di plastica, inoltre, possono rimanere nell'ambiente prima di decomporsi almeno 200 anni. Le stesse buste poi finiscono in mare e vengono ingerite da uccelli e mammiferi marini, cetacei, che muoiono per soffocamento, per blocchi intestinali o per lesioni di varia natura. Secondo l'Unep (il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) sono circa 100mila gli animali che si imbattono in questa morte.
All'aspetto ambientale si aggiunge anche quello economico. Il costo del sacchetto di plastica, infatti, è di 5 centesimi l'uno. Nel caso in cui sono gratuiti, un costo minimo, attraverso i prezzi dei prodotti, viene comunque a ricadere sul consumatore.
A questo punto l'alternativa sembra più che chiara. Insieme ai sacchetti di bioplastica riutilizzabili e alle buste di carta facilmente riciclabili sarebbe opportuno incentivare le sacche di tessuto in cotone, canapa o iuta. Meglio evitare sacche di cotone proveniente da coltivazione non biologica che magari contengono pesticidi.
L'iniziativa promossa dai Comuni virtuosi Porta la Sporta si inserisce perfettamente in questo quadro. Diverse realtà hanno già aderito a questa campagna nazionale che prevede alcune linee guida importanti per gli stessi esercenti. Insieme al materiale informativo sui danni provocati dalla plastica è importante:
- che non si offrano sacchetti ai clienti consegnando i prodotti sfusi e spiegando, in caso di richiesta, il nuovo corso per la riduzione della plastica;
- invitare i clienti a servirsi di borse riutilizzabili;
- incentivare la clientela che ‘porta la sporta’ con meccanismi premianti, (raccolta di punti o timbri che danno diritto a premi o sconti);
- mettere i sacchetti monouso a disposizione solamente a pagamento;
- proporre soluzioni alternative per incartare alcuni prodotti a richiesta del cliente o inscatolare gli acquisti;
- tenere una piccola quantità di ceste o cassette ripiegabili da prestare su cauzione;
- esporre in bella vista le informazioni e i materiali sull’iniziativa.
Secondo Legambiente "il 73% degli italiani ha manifestato l’intenzione di adoperare sportine riutilizzabili", ma è necessario il coinvolgimento degli operatori commerciali. Infatti, come ha dichiarato lo stesso ministro Prestigiacomo "è una grande innovazione, quella introdotta dal governo che segna un passo in avanti di fondamentale importanza nella lotta all’inquinamento, rendendoci tutti più responsabili in tema di riuso e di riciclo. Perché il provvedimento possa però produrre risultati concreti, è necessario il coinvolgimento pieno degli operatori commerciali, della piccola e della grande distribuzione, perché sperimentino su larga scala sistemi di trasporto alternativi ai sacchetti di plastica, e dei cittadini".
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