Sono in corso i negoziati per la revisione della direttiva dell'Unione europea del 2003 sui rifiuti derivati da articoli elettrici ed elettronici. Il Parlamento europeo preme per incrementare la raccolta dei materiali di scarto, da destinare a riutilizzo e riciclo.
Secondo una valutazione d'impatto condotta dalla Commissione europea nel 2008, dalla sua adozione la direttiva sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) non ha determinato i risultati sperati.
Solo un terzo degli scarti prodotti viene infatti avviato al recupero e il passaggio illegale in altri Stati - con il rischio di dispersione nell'ambiente di sostanze pericolose e di spreco di materiali ancora utili - rimane molto diffuso.
Riconosciute le criticità della normativa – classificazione inadeguata dei materiali, costi eccessivi, procedure amministrative complicate – la Commissione ha presentato una proposta di revisione del testo, ora oggetto di negoziato tra l'esecutivo Ue, il Parlamento e gli Stati membri.
L'idea è incrementare l'attuale obiettivo annuo – 4 chilogrammi di raccolta per persona – per arrivare a recuperare ogni anno il 65% del peso medio della merce venduta nei due anni precedenti entro il 2020.
I Paesi UE sono sostanzialmente favorevoli a quest'ipotesi; non così gli europarlamentari della Commissione Ambiente che chiedono di fissare target che corrispondano all'effettiva produzione di elementi di scarto elettrici ed elettronici (e-waste), dalle lampadine ai cellulari, agli elettrodomestici.
Secondo le stime della stessa Commissione, infatti, ogni cittadino europeo genera attualmente 17-20 chilogrammi di e-waste all'anno. La direttiva RAEE, pertanto, andrebbe rivista sia sotto il profilo della percentuale di materiale da recuperare, che relativamente alle tipologie di scarti da sottoporre ai vincoli normativi e, infine, provando ad affrontare seriamente il problema dello scarico illegale dei rifiuti.
Per questi motivi, lo scorso 4 ottobre, la Commissione Ambiente del Parlamento ha approvato una relazione dell'eurodeputato tedesco Karl-HeinzFlorenz, che avanza nuove e più ambiziose proposte.
La prima prevede che, a seconda della categoria dei rifiuti, si arrivi entro il 2016 a raccogliere tra il 70 e l'85% degli scarti e a riciclare una quota compresa tra il 50 e il 75% del totale. Inoltre, un obiettivo separato dovrebbe riguardare il riutilizzo delle merci, che dovrebbe essere pari al 5%.
In secondo luogo, la relazione propone che i consumatori possano consegnare, gratuitamente, tali materiali presso i rivenditori di articoli elettronici, in modo da incentivare l'abitudine al recupero, spesso sfavorito dalla mancanza di adeguati raccoglitori.
Per potenziare gli effetti della direttiva, il Parlamento chiede inoltre che siano ammessi quale oggetto della disciplina comunitaria tutti i materiali che non ne siano esplicitamente esclusi, anziché, come avviene attualmente, applicare le norme solo a quelli elencati.
Infine, si vuole vietare l'esportazione dei rifiuti elettrici verso i Paesi esterni all'OCSE, autorizzando invece i trasferimenti al suo interno solo nei casi in cui si abbia certezza della sorte del prodotto, che dovrebbe essere riparato o riutilizzato e non destinato all'incenerimento.
La partita con gli Stati membri, non si prospetta facile per il Parlamento: questi sarebbero infatti disponibili ad accogliere i target più contenuti e dilazionati nel tempo dell'esecutivo UE, ma sembrano meno favorevoli all'accelerazione richiesta dai parlamentari. Anche il mondo imprenditoriale, attraverso l'Associazione europea delle piccole imprese (UEAPME), ha fatto sapere di essere contrario ad una proposta che trasformerebbe i commercianti in “discariche senza il loro consenso”.
Il Parlamento, comunque, prosegue nel suo intento. Le proposte della Commissione Ambiente saranno sottoposte al voto della Plenaria il prossimo gennaio.