di
Francesco Bevilacqua
30-09-2010
L’Unione Europea ha deciso già dal 2009 di eliminare le vecchie lampadine a incandescenza per sostituirle con quelle al neon e a fluorescenza. Obiettivo del provvedimento: abbattere i consumi energetici. Tuttavia, il prezzo da pagare per la riduzione dei consumi, in questo caso, sembra essere proprio la salute. Che fare allora?
In diversi campi, per lo più attinenti al consumo di energia, stiamo attraversando una fase incerta e controversa, caratterizzata dalla transizione fra diverse tecnologie. Per quanto riguarda la produzione energetica di massa, per esempio, assodato che è necessario superare i combustibili fossili, ci si sta barcamenando fra fonti energetiche pulite ma ancora poco sviluppate, come l’eolico o il solare, e altre forme di produzione che, nonostante vengano spacciate per panacee del problema energetico, costituiscono una grande incognita in termini di inquinamento e smaltimento (pensiamo naturalmente al nucleare).
Qualcosa di simile sta avvenendo anche nel campo dell’illuminazione. Circa un anno fa, l’Unione Europea ha annunciato un passo che sembrava decisivo verso l’abbattimento dei consumi dovuti all’illuminazione, in particolar modo quella domestica, bandendo le lampadine a incandescenza, ordinando la cessazione della produzione e iniziando a ritirarle dal mercato a scaglioni definiti dal wattaggio (si è partiti con quelle da 100 watt per finire con quelle da 25). In sostituzione, esistono diversi tipi di lampadine, ognuna con standard energetici migliori, consumi più bassi, ma anche con pericolose controindicazioni in termini di inquinamento e danni alla salute delle persone.
Il problema principale delle lampadine a basso consumo a neon e fluorescenza è che contengono una quantità di mercurio che può arrivare fino a 5 mg, caratteristica che le porta a essere considerate rifiuti pericolosi. Oltre al rischio di entrare a contatto con mercurio, ioduri e altri metalli pesanti contenuti in queste lampade in caso di rottura, si presenta anche un grosso problema al momento dello smaltimento, che andrebbe effettuato seguendo una procedura particolare poiché questi rifiuti non possono essere condotti in discarica.
Il problema è che la stragrande maggioranza degli utilizzatori di queste lampade non conosce questo aspetto e le tratta come normali lampadine a incandescenza buttandole nella spazzatura quando si bruciano. Esistono aziende di servizi, come il consorzio Ecolamp, che curano lo smaltimento di questo tipo di rifiuti, potendo contare anche su un eco-contributo previsto dalla normativa europea sui RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).
Questo contributo si manifesta sotto forma di sovrapprezzo che i produttori scaricano sul costo finale in base al Decreto RAEE del settembre 2007, che però è in contraddizione con il principio stabilito dal Decreto Legislativo 151/2005 che sancisce la responsabilità diretta dei produttori verso i loro prodotti al momento dello smaltimento. Al di là di questo ingiustificato onere economico, sono pochissimi coloro che smaltiscono correttamente questi rifiuti pericolosi.
Tuttavia, i rischi delle lampade a fluorescenza a basso consumo non sono finiti. Da diversi studi (quello del centro francese CRIIREM o quello della rivista americana American Journal of Industrial Medicine, ad esempio) è emerso che questo tipo di lampade può provocare radiazioni elettromagnetiche pericolose soprattutto a distanze ravvicinate (se ne sconsiglia pertanto l’uso su abat-jour, luci da tavolo, luci da lettura, ecc.), oltre a essere responsabile della cosiddetta 'elettricità sporca'. Questa tipologia di elettricità è provocata da transienti (interruzioni) e picchi elettrici che generano un inquinamento da radiofrequenze molto pericoloso, responsabile dell’incremento del rischio di tumori, infarti, ictus, degenerazioni cerebrali, emicranie, insonnia e altre patologie che sono state denunciate dall’Appello di Friburgo, sottoscritto da più di tremila medici europei.
Infine, le lampade a fluorescenza emettono radiazioni ultraviolette, responsabili di gravi danni a pelle e occhi. Infatti, molte di esse sono dotate di rivestimenti protettivi.
Sembra dunque che il passaggio a lampadine più efficienti dal punto di vista energetico imposto dall’Unione Europea porti più danni che giovamenti, un po’ come succede per la tecnologia nucleare, presentata come una soluzione ai problemi energetici ma gravata da grandi incognite per quanto riguarda la pericolosità delle scorie, dei rifiuti che produce e dei materiali che impiega.
Ciononostante, almeno stando ai dati forniti dai produttori, dagli enti di controllo e dalle istituzioni, queste nuove tecnologie dell’illuminazione garantiscono risparmi di energia elettrica che abbattono fino all’80% dei consumi generati dalla tradizionale incandescenza.
Che fare dunque? Consumare di meno o preservare la nostra salute? In realtà esiste una soluzione intermedia, tanto banale quanto efficace, che può essere adottata almeno finché non verranno risolti i pesanti dubbi sulla pericolosità delle lampade a fluorescenza. Il principio è molto simile a quello da applicare a un altro campo tradizionalmente 'energivoro', cioè quello della mobilità: piuttosto che prodigarsi nel trovare mezzi di spostamento sempre meno inquinanti e sempre più parchi nei consumi, bisognerebbe fare una cosa semplicissima, ovvero ridurre il volume stesso degli spostamenti. In parole povere: non tanto spostarsi meglio quanto piuttosto spostarsi meno.
Lo stesso vale per il consumo energetico: è inutile utilizzare lampadine a basso consumo (e potenzialmente dannose per la salute) per fornire un’illuminazione che spesso è superflua. Se volete abbattere i consumi della vostra casa ma temete i rischi della fluorescenza, agite direttamente alla fonte: installate cellule sensibili al movimento, interruttori elettrici temporizzati, sfruttate al massimo la luce naturale installando finestre e lucernari, prestate attenzione ad accorgimenti spesso molto banali ma efficaci, come ricordarvi di spegnere le luci quando uscite da una camera.
Insomma, adottate tutte le misure utili a eliminare lo spreco di energia elettrica dovuto all’illuminazione superflua. Quando poi disporremo di tecnologie capaci di fornirci lampadine che siano al tempo stesso sicure e capaci di bassi consumi, il quadro sarà completo.
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