Lo spreco alimentare non è solo un problema di alimenti: per produrre tutto il cibo che sprechiamo, ogni anno in Italia buttiamo nel cestino fino a 1226 milioni di metri cubi di acqua, 24,5 milioni di tonnellate di CO2e e il 36% dell’azoto da fertilizzanti. È il quadro che emerge dal rapporto WWF “Quanta natura sprechiamo” e dall’indagine realizzata da GfK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply.
Lo spreco alimentare non è solo un problema di alimenti: per produrre tutto il cibo che sprechiamo, ogni anno in Italia buttiamo nel cestino fino a 1226 milioni di metri cubi di acqua, 24,5 milioni di tonnellate di CO2e e il 36% dell’azoto da fertilizzanti, utilizzati inutilmente con tutti gli impatti e i costi ambientali che ne conseguono. La responsabilità è dei consumatori, che spendono in media 316 € euro l’anno in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza essere consumato, ma anche di un sistema produttivo che troppo spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite totali, prima ancora che arrivino in tavola.
È il quadro che emerge dal rapporto WWF “Quanta natura sprechiamo” e dall’indagine realizzata da GfK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply, presentati all’evento WWF "Ridurre lo spreco alimentare: una ricetta per salvare il pianeta", che insieme a esperti italiani e internazionali e con il video appello del parlamentare europeo Salvatore Caronna rivolto ai governi di tutta Europa, ha aggiunto nuovi elementi al dibattito e qualche “ricetta” l’ha data davvero.
Come le nuove iniziative anti-spreco lanciate dal programma WWF One Planet Food (www.oneplanetfood.info) insieme a importanti imprese del settore che nei prossimi mesi coinvolgeranno milioni di italiani in comportamenti virtuosi e replicabili: le eco-vaschette anti-spreco che verranno distribuite in tutti i punti vendita IKEA, il progetto Autogrill dove i rifiuti organici diventeranno compost per nutrire l’orto dell’Oasi WWF di Vanzago, e anche Auchan e Simply, pionieri dei prodotti sfusi e della donazione di alimenti prossimi alla scadenza, si preparano a nuove iniziative per continuare a ridurre i propri sprechi e aiutare i cittadini a fare altrettanto. Al termine dell’evento, ‘provare per credere’ con lo speciale show-cooking anti-spreco dell’eco food blogger Lisa Casali.
L’evento, organizzato in vista della Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre) sotto l’egida e con la partecipazione della campagna globale Think.Eat.Save di UNEP/FAO, di cui il WWF è partner, è stata anche la prima tappa della roadmap WWF verso EXPO 2015, di cui il WWF è “Civil Society Participant” e che vedrà l’associazione impegnata in una serie di iniziative per portare i temi dell’alimentazione sostenibile all’attenzione del grande pubblico.
“Per arrivare sulle nostre tavole, il cibo di cui ogni giorno ci nutriamo richiede moltissime risorse naturali e per questo può avere impatti importanti sui sistemi ecologici del pianeta. Quando il cibo viene sprecato, anche il suo “costo” ambientale viene sprecato, e l’ambiente viene quindi inquinato, sfruttato o alterato invano – ha detto Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del WWF Italia – La riduzione degli sprechi deve diventare una priorità, anche attraverso un migliore bilanciamento tra la produzione e la domanda. In molti casi sono sufficienti semplici azioni da parte di singoli cittadini, produttori, rivenditori, ristoratori e imprese per contribuire a raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore sostenibilità ambientale.”
Il rapporto WWF “Quanta natura sprechiamo”
Secondo il rapporto WWF “Quanta natura sprechiamo” , realizzato con la collaborazione scientifica della Seconda Università di Napoli, nel 2012 abbiamo sprecato in Italia fino a 1226 milioni di metri cubi d’acqua utilizzata per produrre cibo che è stato gettato senza essere consumato (il 46% per lo spreco di carne, il 29% per cereali e derivati, il 22% di frutta, verdura e tuberi e il 3% per latte e derivati), un valore comparabile all’acqua consumata ogni anno da 19 milioni di italiani (e al fabbisogno domestico annuo di 27 milioni di nigeriani): di questi, 706 milioni di m3 sono in capo ai consumatori, mentre 520 milioni di metri cubi si sono persi lungo la filiera prima ancora di arrivare nelle case.
Sul fronte delle emissioni, sono 24,5 milioni le tonnellate equivalenti di CO2 immesse inutilmente in atmosfera per produrre beni alimentari sprecati, pari a circa il 20% delle emissioni di gas serra del settore dei trasporti: di queste 14,3 milioni di tonnellate di CO2e associate al cibo sprecato dai consumatori e 10,2 milioni di tonnellate associate alle perdite lungo la filiera alimentare. Infine, abbiamo sprecato circa 228.900 tonnellate di azoto reattivo contenuto nei fertilizzanti (143.100 tonnellate sprecate dai consumatori, 85.800 tonnellate lungo la filiera), vale a dire che il 36% dell’azoto immesso nell’ambiente, con gravissimi impatti sulla qualità delle acque e sulle specie che popolano gli ecosistemi idrici, poteva essere evitato. Naturalmente, il peso ambientale di quello che sprechiamo dipende sia da quanto sprechiamo, sia da cosa sprechiamo perché ogni alimento ha una propria impronta ambientale che dipende dalla sua filiera di produzione: lo spreco di 1 kg di carne “costa” all’ambiente 10 volte la quantità di gas serra e di azoto reattivo richiesti da 1 kg di pasta. Lo spreco di 1 kg di manzo utilizza invano 594 litri di acqua blu a fronte dei 15 litri per lo stesso quantitativo di pasta. Quindi, anche se i cereali rappresentano il 35% della massa di cibo tipicamente sprecato, mentre la carne, alimento più caro e pregiato, ne rappresenta il 12%, i loro impatti ambientali sono comunque elevati.
L'indagine Eurisko: italiani spreconi consapevoli
Secondo la nuova indagine realizzata da GfK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply, la quasi totalità (90%) degli Italiani riconosce oggi lo spreco alimentare come un problema serio ed individua la principale causa nei comportamenti poco attenti dei consumatori. Oltre il 70% ritiene che sia molto importante sensibilizzare i cittadini sui temi dello spreco e attribuisce un ruolo primario – prima ancora che alle imprese, ai media e alla grande distribuzione – ai cittadini stessi che potrebbero svolgere un efficace ruolo educativo nei confronti dei più disattenti, in particolare delle generazioni più giovani.
Complice anche la crisi economica, la maggioranza degli italiani dichiara di mettere già oggi in pratica comportamenti utili a ridurre gli sprechi: il 54% controlla quotidianamente il frigorifero, il 65% controlla almeno una volta al mese la dispensa, solo il 36% dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti riservandosi di valutare personalmente la qualità/freschezza dei prodotti scaduti prima di buttarli. E il 45% si dichiara favorevole alla vendita a prezzi scontati di alimentari non deperibili scaduti, a conferma del buon grado di fiducia nei confronti del ruolo di controllo/garanzia della GDO. Al termine della settimana di quotidiana osservazione dei propri comportamenti di “spreco”, la maggioranza (61%) dichiara che i quantitativi di cibo sprecati dalla propria famiglia corrispondono “più o meno” a quanto pensava prima della opportunità di misurazione offerta dall’indagine, solo l’8% dichiara di essersi reso conto di sprecare di più e il 31% dichiara di avere scoperto di sprecare meno di quanto si aspettava. La ricerca ha permesso di quantificare le dimensioni dello spreco alimentare domestico in Italia, in generale e per le principali tipologie di alimenti (vedi scheda), e di mettere in luce gli atteggiamenti dei cittadini nei confronti dello spreco, evidenziando come la crisi in atto stia svolgendo un effetto “virtuoso” sulla percezione del problema inducendo una maggiore consapevolezza della sua gravità e favorendo comportamenti più attenti e più responsabili.
L'appello dall'Europa
Al dibattito ha partecipato anche il parlamentare europeo Salvatore Caronna, che ha portato il tema dello spreco in sede UE, in un video-appello realizzato per l’evento: “Per troppo tempo l’obiettivo di ridurre lo spreco di cibo è stato considerato irrealistico dalla politica, dalle istituzioni e dalla grande economia. Nel gennaio 2012 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che affronta in termini strategici il problema del nostro modello di sviluppo, che da un lato spreca 1/3 di cibo perfettamente commestibile, dall’altro ha quasi 80 milioni di cittadini che, nella sola Europa, non sono in grado di garantirsi un pasto completo al giorno. Per la prima volta lo spreco di cibo è entrato nell’agenda di una grande istituzione, ora è indispensabile che altre istituzioni facciano la loro parte, a partire dai Governi Nazionali: mi aspetto che in tutti i Parlamenti dei 28 Paesi dell’UE, vengano approvate norme che ricalchino la risoluzione del Parlamento Europeo. È indispensabile una forte presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica. Per questo abbiamo chiesto che la Commissione Europea indica al più presto l’Anno Europeo contro lo spreco alimentare, un primo atto verso il grande traguardo di dimezzare lo spreco di cibo da qui al 2025. Una battaglia giusta, che sono certo potremo fare insieme. Perché un nuovo modello di sviluppo, più giusto, più sobrio, più rispettoso dell’ambiente è possibile”.
Novità anti-spreco dalle imprese
E proprio a un nuovo modello di sviluppo puntano le iniziative anti-spreco che il WWF ha lanciato oggi insieme ad alcune grandi imprese che, oltre a ridurre i propri sprechi, coinvolgeranno milioni di italiani in nuovi comportamenti virtuosi per avviare il cambiamento dal basso. Si inizia dalle eco-vaschette antispreco, una versione evoluta della classica “doggy bag” americana per l’asporto del cibo avanzato, che in questi giorni sbarcheranno in Italia in tutti i ristoranti dei punti vendita IKEA. Gli scarti, invece, diventeranno concime grazie all’iniziativa sperimentale di WWF e Autogrill: ogni 100 kg di rifiuti organici raccolti nelle aree di servizio di Brianza Nord, Brianza Sud e Villoresi Est, già best practice internazionale per la tutela ambientale, saranno trasformati in circa 25 kg di compost per nutrire l’orto dell’Oasi WWF di Vanzago, dove si pratica agricoltura biologica e dove le scuole del territorio potranno imparare e coltivare. E anche Auchan e Simply, già impegnate nella lotta allo spreco attraverso la vendita di prodotti sfusi (che nel 2012 ha fatto risparmiare 4 milioni di confezioni e oltre 170 tonnellate di materiali da imballaggio), e il recupero di prodotti prossimi alla scadenza (donando ogni anno alle associazioni del settore oltre 500 tonnellate di generi alimentari, pari a oltre 900 mila pasti) si preparano a nuove iniziative anti-spreco da realizzare insieme ai consumatori. Per avviare la sensibilizzazione fin da piccoli, il WWF ha dedicato all’alimentazione sostenibile i programmi Panda Club e iniziative per le scuole, come il concorso di ricette amiche dell’ambiente realizzato con Electrolux, di cui sono stati resi noti i vincitori.
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