di
Dario Lo Scalzo
06-05-2011
Durante la sua esperienza come professore volontario per conto dell'associazione inglese GVI nelle comunità indigene del Guatemala, Dario Lo Scalzo ha conosciuto Gustavo, un 'uomo' di undici anni che lavora per mantenere la sua famiglia. Ecco la storia di un alunno-lavoratore per cui l'istruzione è un privilegio, lavorare una necessità.
Oggi si è alzato alle 4:30. E ieri la sua giornata è terminata intorno la mezzanotte. Si, perché la sera, Gustavo fa il papà al posto del suo vero padre: accudire i suoi fratelli, aiutare la mamma, caricare la legna per riscaldare la stanza-casa (in fango e bambù) e per cucinare del mais e delle radici di alberi. E forse, chissà, ci saranno delle verdure.
Solitamente il papà non è in casa, probabilmente è in giro per il villaggio, sbronzo dopo aver speso parte del denaro guadagnato da Gustavo e i suoi cinque fratelli. Gustavo, un 'uomo' di undici anni, si è appena svegliato; prima di andare a lavorare spacca la legna per permettere alla sua famiglia di poter affrontare la giornata.
Al suo risveglio avrà un bicchiere d’acqua per colazione, accompagnato da un chewing-gum, giusto per tenere impegnata la bocca in qualche modo. È l’ora di andare adesso; c’è da camminare parecchio per raggiungere i campi nei quali lavora. Per fortuna, quei campi, si trovano in prossimità della scuola.
Come ogni giorno, Gustavo passerà dalla scuola, non per essere studente, ma per bere il bicchiere di latte caldo e la banana che siamo soliti distribuire al mattino prima dell’inizio delle lezioni. Gustavo sarà studente (e non lavoratore) nel pomeriggio, sempre se avrà la forza ed il tempo di esserlo. È uno studente sveglio, curioso e brillante.
Adesso non lo vedo da due giorni e comincio a preoccuparmi. Per permettergli di recuperare, ho messo da parte le ultime lezioni. Oggi è mercoledì, arrivo a scuola, ed ecco Gustavo. Un viso gonfio sul lato destro (per fortuna non gonfio di botte) a causa del mal di denti e di una forte infiammazione gengivale che comunque non gli hanno impedito di lavorare duro negli ultimi giorni.
Vederlo a scuola al mattino è una novità; infatti, in pochi secondi capisco: è qui non per essere scolaretto modello e neppure per bere il latte ma per lavorare, che strano destino.
Dopo essere riuscita ad avere dei fondi, frutto di donazioni, l’associazione, nel tentativo di 'strappare' il maggior numero di bimbi dai campi e dal lavoro (per provare ad garantirgli un mimino di istruzione) ha pensato di costruire una nuova classe. Attualmente degli operai stanno lavorando per costruirla; ebbene, Gustavo è muratore aiutante oggi.
È qui da un paio di ore, scarica e carica terra e sabbia con una carriola. Si scusa per le precedenti assenze e poi richiede l’autorizzazione ad assentarsi dai corsi del pomeriggio. Come rifiutare? Come dire “No, oggi devi essere presente”… come fare a stravolgere il destino segnato di questa gente?
Gustavo lavorerà per l’intero pomeriggio, lì, proprio accanto alla sua classe, lì davanti i miei occhi.
Io insegno, saltello e gioco con i suoi compagni. Gustavo fatica sotto il sole cocente, soffre per quel dolore-indolore dovuto al mal di denti. Ogni tanto, passando con quella carriola davanti la classe senza pareti, mi lancia un sorriso… quasi voglia dirmi che nella sua vita essere istruito è un privilegio mentre lavorare è una necessità…
Sprofondo nella riflessione: spesso per noi l’istruzione è l’unica maniera per costruirsi un futuro, un benessere, insomma… per sbarcare il lunario; qui, invece, è un 'passatempo' o un’ultima opzione possibile, se proprio è necessario optare…
Ripassa nuovamente Gustavo e questa volta prova ad origliare per curiosare e sapere cosa sta insegnando di così interessante il profe Dario… Forse è stanco adesso e tra sé e sé si dice che, in fondo, la scuola è meno dura del suo lavorare per campi e costruzioni… Forse il suo essere vivo e brillante lo porta istintivamente ad avvicinarsi alla cultura perché, diciamocelo, la forza del sapere trionfa…
Anche oggi metto da parte le fotocopie e gli esercizi della giornata per Gustavo, troverò il tempo di trascorrere con lui qualche ora e lui ne sarà felice.
Termina questo giorno sofferto e per un’ultima volta i nostri sguardi eloquenti si incrociano e parliamo a distanza e ci diciamo che, in fondo, siamo entrambi fortunati. Io, perché cresco, perché mi arricchisco interiormente e perché mi nutro di concretezza e speranza. E Gustavo perché anche oggi porterà a casa del pane e delle verdure per sfamare la sua famiglia.
La famiglia di un uomo di undici anni.
Quanti Gustavo ho incontrato nel mio girovagare? Quanti Gustavo incontrerò ancora in questo mondo? E quanti Gustavo conosceranno il vero benessere con l’aiuto dell’umanità benestante?
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