La storia di Gustavo, un 'uomo' di undici anni

Durante la sua esperienza come professore volontario per conto dell'associazione inglese GVI nelle comunità indigene del Guatemala, Dario Lo Scalzo ha conosciuto Gustavo, un 'uomo' di undici anni che lavora per mantenere la sua famiglia. Ecco la storia di un alunno-lavoratore per cui l'istruzione è un privilegio, lavorare una necessità.

La storia di Gustavo, un 'uomo' di undici anni
Oggi si è alzato alle 4:30. E ieri la sua giornata è terminata intorno la mezzanotte. Si, perché la sera, Gustavo fa il papà al posto del suo vero padre: accudire i suoi fratelli, aiutare la mamma, caricare la legna per riscaldare la stanza-casa (in fango e bambù) e per cucinare del mais e delle radici di alberi. E forse, chissà, ci saranno delle verdure. Solitamente il papà non è in casa, probabilmente è in giro per il villaggio, sbronzo dopo aver speso parte del denaro guadagnato da Gustavo e i suoi cinque fratelli. Gustavo, un 'uomo' di undici anni, si è appena svegliato; prima di andare a lavorare spacca la legna per permettere alla sua famiglia di poter affrontare la giornata. Al suo risveglio avrà un bicchiere d’acqua per colazione, accompagnato da un chewing-gum, giusto per tenere impegnata la bocca in qualche modo. È l’ora di andare adesso; c’è da camminare parecchio per raggiungere i campi nei quali lavora. Per fortuna, quei campi, si trovano in prossimità della scuola. Come ogni giorno, Gustavo passerà dalla scuola, non per essere studente, ma per bere il bicchiere di latte caldo e la banana che siamo soliti distribuire al mattino prima dell’inizio delle lezioni. Gustavo sarà studente (e non lavoratore) nel pomeriggio, sempre se avrà la forza ed il tempo di esserlo. È uno studente sveglio, curioso e brillante. Adesso non lo vedo da due giorni e comincio a preoccuparmi. Per permettergli di recuperare, ho messo da parte le ultime lezioni. Oggi è mercoledì, arrivo a scuola, ed ecco Gustavo. Un viso gonfio sul lato destro (per fortuna non gonfio di botte) a causa del mal di denti e di una forte infiammazione gengivale che comunque non gli hanno impedito di lavorare duro negli ultimi giorni. Vederlo a scuola al mattino è una novità; infatti, in pochi secondi capisco: è qui non per essere scolaretto modello e neppure per bere il latte ma per lavorare, che strano destino. Dopo essere riuscita ad avere dei fondi, frutto di donazioni, l’associazione, nel tentativo di 'strappare' il maggior numero di bimbi dai campi e dal lavoro (per provare ad garantirgli un mimino di istruzione) ha pensato di costruire una nuova classe. Attualmente degli operai stanno lavorando per costruirla; ebbene, Gustavo è muratore aiutante oggi. È qui da un paio di ore, scarica e carica terra e sabbia con una carriola. Si scusa per le precedenti assenze e poi richiede l’autorizzazione ad assentarsi dai corsi del pomeriggio. Come rifiutare? Come dire “No, oggi devi essere presente”… come fare a stravolgere il destino segnato di questa gente? Gustavo lavorerà per l’intero pomeriggio, lì, proprio accanto alla sua classe, lì davanti i miei occhi. Io insegno, saltello e gioco con i suoi compagni. Gustavo fatica sotto il sole cocente, soffre per quel dolore-indolore dovuto al mal di denti. Ogni tanto, passando con quella carriola davanti la classe senza pareti, mi lancia un sorriso… quasi voglia dirmi che nella sua vita essere istruito è un privilegio mentre lavorare è una necessità… Sprofondo nella riflessione: spesso per noi l’istruzione è l’unica maniera per costruirsi un futuro, un benessere, insomma… per sbarcare il lunario; qui, invece, è un 'passatempo' o un’ultima opzione possibile, se proprio è necessario optare… Ripassa nuovamente Gustavo e questa volta prova ad origliare per curiosare e sapere cosa sta insegnando di così interessante il profe Dario… Forse è stanco adesso e tra sé e sé si dice che, in fondo, la scuola è meno dura del suo lavorare per campi e costruzioni… Forse il suo essere vivo e brillante lo porta istintivamente ad avvicinarsi alla cultura perché, diciamocelo, la forza del sapere trionfa… Anche oggi metto da parte le fotocopie e gli esercizi della giornata per Gustavo, troverò il tempo di trascorrere con lui qualche ora e lui ne sarà felice. Termina questo giorno sofferto e per un’ultima volta i nostri sguardi eloquenti si incrociano e parliamo a distanza e ci diciamo che, in fondo, siamo entrambi fortunati. Io, perché cresco, perché mi arricchisco interiormente e perché mi nutro di concretezza e speranza. E Gustavo perché anche oggi porterà a casa del pane e delle verdure per sfamare la sua famiglia. La famiglia di un uomo di undici anni. Quanti Gustavo ho incontrato nel mio girovagare? Quanti Gustavo incontrerò ancora in questo mondo? E quanti Gustavo conosceranno il vero benessere con l’aiuto dell’umanità benestante?

Commenti

Suo padre ci fa una figura davvero pessima. Possibile un'impostazione ideologicamente femminista nel ritrarlo così? Ricalca proprio uno stereotipo di degrado dell'uomo di casa di lunga data e riservato in modo marcato a personaggi maschili e adulti, di volta in volta contrapposti in modo polemico ma anche un po' compiaciuto a figure femminili o di bambini quasi eroiche, come a voler dire: ecco il nuovo!Come se la virtù avesse casa da una parte sola(da Mark Twain a Dickens, per citarne due). In generale il ritratto dell'uomo adulto nel mondo di Gustavo pare essere quello di un comodo villain, insomma, ma potrebbe darsi che i miei sospetti di una interpretazione forzata o retorica siano solo conseguenze della mia lontananza abissale da quella realtà e dall'abitudine a trovare simili elementi solo nella realtà semplificata e senza mezzi toni delle prediche. Potrebbe essere davvero così, il padre: la realtà a volte sa essere poco plausibile, spesso grottesca come una caricatura.
Marco B., 27-07-2011 11:27
Ciao Marco grazie tante per il tuo commento, interessante ... l'unica cosa che posso dire nella fattispecie è che è ahimè è solamente la rappresentazione di una triste realtà .. e non si tratta di un caso isolato ma molto frequente .. di Gustavo ce ne sono parecchi in vari posti di quel mondo ... poi quei Gustavo diventano papà ed il ciclo paradossalmente riparte senza soste e senza la possibilità di avere appreso qualcosa, sembra inspiegabile. Al di là di qualsiasi interpretazione si voglia dare o di qualsiasi paragone caricaturale purtroppo è il vivere quotidiano di certe zone del pianeta. Un caro saluto e grazie ancora per il commento. CIAOO ;O)
Dario, 28-07-2011 12:28
Ecco, il ciclo. Davvero troppo, neanche la speranza nella gioventù mi lasci.Possibile? Io al gene della crudeltà/degrado maschile (o razziale o di qualunque altra connotazione possibile) non ci credo, io credo nelle storie individuali e nella voglia di aggiustare quello che hai trovato rotto, a costo di romperti. Non che io sia esattamente un modello di efficienza, bontà nè tanto meno laboriosità e so benissimo che c'è chi si abbassa così per sconforto. Ma cosa farebbe perdere la speranza e l'energia a bambini che paiono non averle mai avute ma ciò nonostante tengon duro. Perchè dovrebbero lasciarsi andare proprio da adulti, quando, da capofamiglia (lavorano solo gli uomini dalle parti di Gustavo?) o comunque da padri dovrebbero essere diventati, pur nella loro miseria, figure essenziali, con qualcuno che conta su di loro?
Marco B., 29-07-2011 06:29

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