di
Lucia Russo
24-01-2012
Il nuovo governo, con il pacchetto delle liberalizzazioni, stanzia mezzi e progetti a favore delle ferrovie e del riassesto del territorio. L'esecutivo tace sul Ponte, che sembrerebbe definanziato, ma il Ministero Infrastrutture sostiene che non esiste ancora una decisione definitiva. Intanto i messinesi chiedono con forza l’abbandono del progetto.
La recente notizia che il 20 gennaio scorso il Cipe ha definitivamente dirottato su altri cantieri i 1.624 milioni di euro assegnati nel 2009 alla Società Ponte di Messina è stata freddata ieri sera dall’affermazione del viceministro delle Infrastrutture Mario Ciaccia, espressa a margine di un convegno organizzato dall'Università Bocconi a Milano e riportata dall’agenzia Reuters: “Il Ponte sullo Stretto è allo studio. Stiamo riflettendo su quale possa essere la sua collocazione nell'insieme delle risorse strategiche che dispone il Paese”.
Insomma, nessuna decisione definitiva sul Ponte, secondo il viceministro. O almeno non ancora sulla carta, nonostante la profusione di commenti che fino a ieri favorevolmente accoglievano (vedi Legambiente) o contestavano (vedi Lombardo, Presidente della Regione Sicilia) l’annuncio, avallandone così implicitamente la fondatezza.
Persino il Comitato Pendolari dello Stretto ha replicato con una lettera aperta al Presidente della Regione Sicilia Lombardo, chiarendogli che il Ponte non risolverebbe i loro problemi. Per esser certi che la partita sia definitivamente chiusa, bisognerà invece attendere che un documento esplicito ed ufficiale prodotto dal CIPE venga reso pubblico.
Che il CIPE abbia preso importanti decisioni in materia di infrastrutture con una riqualificazione ed accelerazione della spesa sembra testimoniato dai documenti emessi a termine della seduta del 20 gennaio scorso e pubblicati sul sito ufficiale.
Il comunicato illustra le decisioni adottate in quattro settori-chiave per lo sviluppo del Paese, tra cui le azioni di contrasto al rischio idrogeologico, di cui alla delibera “Frane e versanti” approvata nella stessa data dal Cipe. Per questo settore si prevede il finanziamento di 679,7 milioni di euro (di cui 352 milioni messi a disposizione dalle Regioni sui Programmi attuativi regionali e 262 milioni attraverso i Programmi attuativi interregionali) per la realizzazione di 518 interventi identificati tra il 2010 e il 2011 a favore di territori del Mezzogiorno a grave rischio di calamità naturali.
Tali interventi saranno condotti attraverso la collaborazione tra il Ministero per l’Ambiente, la Coesione Territoriale e le sette Regioni del Sud interessate: Basilicata, Calabria Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. La nota del Comitato rende quindi esplicito il piano dei nuovi interventi con i rispettivi stanziamenti, confermando la notizia di azioni per il territorio e le ferrovie, ma non menziona alcun definanziamento del Ponte.
Se la cancellazione del progetto sul Ponte fosse effettiva, i soldi inutilmente spesi si attesterebbero a circa 500 milioni. Ed è quanto si augurano i sostenitori di NoPonte, testimoni da vicino di tutte le fasi, i ribaltamenti e i colpi di scena di questa lunga partita. Dopo l’amara delusione post-Governo Prodi, quando il progetto venne accantonato e poi ripescato dal Governo Berlusconi, si chiede la cancellazione definitiva, la bocciatura del progetto, senza penali e debiti con il contractor.
E si chiede di più. A Messina stamani anche la popolazione, nell’aria di generale protesta e rivendicazione ha appoggiato la richiesta del movimento NoPonte: i soldi prima destinati alla costruzione della mega struttura siano investiti nell’area interessata allo Stretto. I cittadini chiedono un grande investimento nella sicurezza del territorio e nella difesa del suolo, nelle infrastrutture di prossimità (ferrovie, strade, scuole, cultura) e nel welfare.
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