di
Debora Billi
29-07-2011
Altri scontri in Val di Susa, in corrispondenza del cantiere di Chiomonte recintato per realizzare la tratta ferroviaria ad alta velocità. Ancora una volta, arriva la cattiva informazione dei media tradizionali sulle dinamiche delle violenze in corrispondenza di un territorio sottratto ai cittadini senza aver chiesto loro il permesso.
Due parole sulla battaglia No TAV. Stanotte ci sono stati altri scontri, e la stampa nostrana, sia su Repubblica che su Il Fatto, così riporta:
aderenti all'area antagonista, di matrice autonoma e anarchica, la maggior parte dei quali con il viso coperto.
Parola per parola, stesso articolo su entrambi i giornali. Probabilmente un'agenzia, ma è sconfortante vedere che su un argomento così importante, sbattuto in prima pagina, ci si limita a riportare agenzie senza uno straccio di verifica. Più sotto, lo stesso articolo dice:
Contemporaneamente ai disordini, infine, circa un centinaio di abitanti della Val Susa che contestano la realizzazione della ferrovia ad alta velocità hanno dato vita a un presidio di protesta.
Insomma, la storiella è che si sono materializzati dall'oscurità i soliti misteriosissimi anarcoinsurrezionacentrosociablacbloc per un improvviso blitz (una specie di 'cavalieri mascarati'), e per un puro caso i montanari valsusini un po' più in là hanno avuto contemporaneamente, alle tre di notte, l'idea di tirar su un normale presidio.
L'arrampicarsi sugli specchi per NON dire che ad attaccare il cantiere sono proprio gli abitanti del luogo ha raggiunto livelli di ridicolo. Il cittadino deficiente -cioè noi- non deve mai e poi mai fare due più due e capire che dei normali cittadini possono arrivare ad una tale esasperazione da essere pronti allo scontro fisico continuo e ripetuto, da essere pronti a beccarsi i gas e le randellate pur di spuntarla. Sapete com'è, magari potrebbero venire a saperlo ad esempio i vessati da Equitalia, o i ricercatori licenziati proprio in Piemonte perché, toh, "mancano i fondi", e decidere di unirsi alla rivolta perché in fin dei conti: se lo fanno i montanari perché non noi?
Così, ecco la presa in giro del misterioso anarchico vestito di nero che spunta nel bosco alle tre di notte, neanche fosse un lupo mannaro. Siamo alle favolette per bambini, e noi bambini a bercele. Si vede che ce le meritiamo.
Tratto da: Petrolio. Uno sguardo dal picco
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