di
Alessandra Profilio
21-05-2012
Sette morti, cinquemila sfollati, vecchi edifici distrutti. Al bilancio del terremoto avvenuto domenica mattina in Emilia si aggiunge anche la riforma appena avvenuta della protezione civile che prevede che le ristrutturazioni dei fabbricati colpiti da calamità naturali non saranno più a carico dello Stato, ma dei cittadini. Una decisione che ha dell'assurdo, tanto più in un Paese come il nostro, dove si verificano circa 2000 terremoti l'anno e 3 milioni di cittadini abitano in zone ad alto rischio sismico.
Sette morti, circa cinquemila sfollati, migliaia di case inagibili, fabbriche, chiese ed edifici pubblici crollati. Questo il tragico bilancio del terremoto che ha messo in ginocchio l'Emilia Romagna. Si è trattato di un sisma di magnitudo 5,9 sulla scala Richter quello che ieri mattina alle 4,04 ha fatto tremare la terra tra Modena, Ferrara e Mantova, ma è stato avvertito anche in Lombardia, Veneto, Liguria.
Per tutta la giornata di ieri e anche questa notte le scosse si sono ripetute non dando tregua ai cittadini che per la paura hanno preferito dormire nei centri di accoglienza. Le scosse più forti sono state avvertite questa notte nelle zone fra Mirandola, San Felice e Finale Emilia, le stesse cittadine più colpite dal sisma di ieri mattina.
Nelle zone colpite il sisma ha provocato danni significativi al patrimonio culturale e al patrimonio ecclesiastico. Oltre a chiese e palazzi storici nel modenese, è stato colpito il castello Estense, a San Felice sul Panaro.
In questo comune situato nella bassa pianura modenese, tuttavia, le conseguenze del sisma avrebbero potuto essere ben più gravi se appena qualche settimana fa la regione Emilia Romagna non avesse definitivamente detto 'no' ad un progetto che prevedeva un'area di stoccaggio di gas naturale proprio sotto San Felice sul Panaro, in zona Rivara, esattamente nel punto sotto cui si è verificato l'epicentro del terremoto.
Secondo una prima ricognizione, sarebbero “davvero ingenti” i danni causati dal terremoto in Emilia Romagna. È quanto ha riferito il ministro ai Beni Culturali Lorenzo Ornaghi il quale ha sottolineato che, sebbene una quantificazione in termini di euro sia ancora prematura, “siamo nell'ordine di diverse decine di milioni di euro”.
Le prime stime sui danni del forte sisma arrivano intanto dalla Coldiretti. Il totale dei danni stimati dall'associazione è di 200 milioni di euro tra crolli e lesioni degli edifici rurali (case, stalle, fienili e serre) danni ai macchinari, animali imprigionati sotto le macerie e le oltre 400 mila forme di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, cadute a terra per il crollo delle 'scalere', le grandi scaffalature di stagionatura che sono collassate sotto le scosse.
La Coldiretti riferisce inoltre che negli allevamenti da latte le mucche che si sono salvate sono ancora sotto shock e agitate dalle continue scosse che rischiano di avere un effetto sulla produzione di latte. Pesanti sarebbero i danni avvenuti anche alle strutture degli allevamenti di maiali e mucche.
Il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna è avvenuto a pochi giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto legge 59 che riforma la Protezione civile.
Il testo prevede che le ristrutturazioni dei fabbricati colpiti da calamità naturali non saranno più a carico dello Stato: a dover far fronte alle spese sarà il privato che dovrà pagare i danni stipulando polizze assicurative volontarie.
Il decreto prevede un regime transitorio anche a fini sperimentali e la necessità di emanare un regolamento entro 90 giorni dalla pubblicazione del testo, con agevolazioni fiscali per chi si assicura contro le calamità.
Nel testo viene inoltre confermata la “tassa sulla disgrazia”, con un’unica differenza rispetto alle versioni precedenti: le Regioni non avranno più l’obbligo di alzare fino a un massimo di cinque centesimi le accise sulla benzina, ma avranno la facoltà di farlo.
La nuova norma, di fatto, penalizza le vittime delle calamità naturali, eventi imprevedibili ma tutt'altro che rari in un Paese come il nostro dove si verificano circa 2000 terremoti l'anno e 3 milioni di cittadini abitano in zone ad alto rischio sismico. Le zone ad elevato rischio sismico sono circa il 50% del territorio nazionale, i comuni potenzialmente interessati da un alto rischio sismico sono 725, quelli a rischio medio sono 2.344.
Gli edifici che si trovano in zone a rischio sismico sono poco più di 6 milioni mentre le abitazioni sono più di 12 milioni. Questi alcuni dei dati del rapporto Terra e Sviluppo del Consiglio Nazionale dei Geologi (CNG). “Il nostro – riferisce il Consiglio Nazionale dei Geologi - è un Paese sismicamente vulnerabile, con edificati in larga parte ancora poco idonei a resistere bene ai terremoti e/o ubicati in zone geologicamente poco idonee”.
I geologi rivolgono un ennesimo appello alle istituzioni affinché si possa accelerare sulla prevenzione dal rischio sismico. “Bisogna impegnarsi molto – ha dichiarato Gian Vito Graziano, Presidente del CNG - e soprattutto i comuni devono agire, poiché, oltre al rischio sismico vi è da gestire quotidianamente, localmente, il pesantissimo dissesto idrogeologico del nostro Paese”.
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