di
Francesco Bevilacqua
02-12-2010
Oggi si pensa a migliorare la qualità degli spostamenti, ma il vero obiettivo dovrebbe essere quello di una loro diminuzione complessiva. Un’idea semplice ma efficace che va in questa direzione è quella del carpooling, ovvero la condivisione dell’auto privata. Vediamo come funziona e qual è la situazione in Italia.
Sono già molti coloro che stanno cominciando a cambiare il proprio approccio nei confronti della mobilità e dei problemi a essa collegati: inquinamento, congestionamento, stress, costi elevati e chi più ne ha più ne metta.
Sinora, preso atto di queste criticità, si è sempre pensato a come spostarsi meglio, ovvero continuare a effettuare tutte le movimentazioni di massa di beni e di persone che vengono compiute oggi ma in una maniera più sostenibile, grazie al supporto del progresso tecnologico. Ma la vera soluzione è un’altra: non tanto spostarsi meglio, quanto piuttosto spostarsi meno. Se ci pensiamo è un concetto banalissimo, che però mette in discussione il paradigma fondamentale della nostra società basato sul motto 'non un passo indietro', un sistema che deve sempre e comunque crescere e progredire.
Entrando nello specifico, spostarsi meno vuole dire naturalmente percorrere meno chilometri. Esistono tanti modi per fare questo, da rimanere semplicemente a casa (pensiamoci: quante volte usciamo senza averne reale necessità?) a ottimizzare i propri movimenti (invece che uscire per una commissione, rientrare a casa e uscire più tardi per un’altra, fare un giro unico), da scegliere destinazioni più vicine (il negozio, il ristorante o l’ufficio postale dietro casa piuttosto che quello distante dieci isolati), alla condivisione degli spostamenti.
Proprio quest’ultimo punto merita un approfondimento. Se ci riflettiamo, infatti, il problema maggiore è l’utilizzo del mezzo di spostamento in poche persone, spesso da soli. La carta vincente del trasporto pubblico è proprio la possibilità di movimentare tante persone (decine nel caso dell’autobus, centinaia nel caso di treni e metrò) contemporaneamente, cosicché tutti i disagi provocati, come l’inquinamento o il congestionamento, vengono suddivisi per i numerosi utilizzatori, finendo per avere un’incidenza relativamente bassa, certamente inferiore rispetto a quella di chi circola in automobile da solo.
Uno dei sistemi che sfrutta questo principio – quello della condivisione del mezzo di spostamento, in questo caso l’auto, e delle sue controindicazioni – è il car pooling. Molto semplicemente, si tratta della pratica di condivisione dell’auto privata (pool letteralmente si può tradurre con 'mettere in comune') per determinati spostamenti. Generalmente i fruitori di questo servizio contribuiscono con una quota che viene corrisposta al proprietario della vettura e che serve a pagare i costi di manutenzione e il carburante.
Il sistema è ottimale per esempio nel caso di colleghi di lavoro che abitano nella stessa zona oppure di famiglie di vicini i cui bambini frequentano la stessa scuola. Può essere applicato 'spontaneamente', cioè con accordi informali fra i partecipanti, oppure essere in qualche modo istituzionalizzato e diretto da un ente esterno. Questo è ciò che succede sempre più frequentamente oggi, dal momento che sono ormai numerose le agenzie e le piattaforme che si dedicano al coordinamento del car pooling.
Una delle più utilizzate è quella che si appoggia al sito passaggio.it. L’utilizzo è semplice e intuitivo: nella home page c’è un form in cui inserire i dati del proprio spostamento: partenza, destinazione, data, orario, eventuale flessibilità. Registrandosi si può segnalare la disponibilità a concedere passaggi o inoltrare la richiesta di riceverne. Recentemente il servizio è sbarcato sul social network Facebook, aprendo un canale preferenziale soprattutto verso i giovani, principali utilizzatori di questo tipo di risorsa.
Anche a livello istituzionale questa pratica virtuosa è stata accolta con favore. In tutta Europa esistono vantaggi per i car poolers, che possono usufruire di corsie preferenziali, parcheggi riservati, esenzione dalle misure restrittive del traffico e altri benefici.
Purtroppo l’Italia è, come spesso capita, il fanalino di coda e le infrastrutture di sostegno al car pooling sono ancora poco diffuse. Qualcosa tuttavia si sta muovendo: nel 2009 su alcune autostrade del nord è stato introdotto uno sconto del 40% per chi condivide l’auto, più la possibilità di sfruttare piste preferenziali e una piattaforma internet a disposizione per organizzare il viaggio. Anche l’Università Cattolica ha creato un servizio on-line per i propri dipendenti che volessero condividere l’utilizzo dell’automobile, con l’obiettivo di estendere il servizio anche ai dottorandi (tuttavia non si tratta dell'unico ateneo italiano che ha mostrato di essere sensibile al problema, tra quelli che negli ultimi anni hanno messo a punto progetti di mobilità sostenibile ricordiamo anche l'Università di Chieti e Pescara, l'Alma Mater di Bologna, gli atenei milanesi e l'Università di Salerno con il Progetto Mercurio, ndr).
Il car pooling è una buona soluzione per ridurre l’entità degli spostamenti pro-capite senza rinunciare alle comodità dell’auto privata. Nei paesi anglosassoni e del nord Europa rappresenta una realtà ben consolidata e strutturata in maniera molto efficiente. Chissà che anche da noi non si possa affermare in un futuro, non solo per contribuire alla risoluzione dei problemi legati alla mobilità, ma anche per aiutarci a recuperare quello spirito comunitario di condivisione e solidarietà che sta lentamente sparendo dalla nostra società.
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