di
Alessandra Profilio
20-02-2012
Partito dalle pagine del Times e poi diffusosi anche in Italia (dove negli ultimi dieci anni sono state 2.556 le vittime su due ruote, il doppio di quelle del Regno Unito), l'appello per fermare la strage dei ciclisti diventa ora un disegno di legge finalizzato alla tutela di chi sceglie di muoversi in bicicletta e ad incentivare la mobilità sostenibile.
Partito dalle pagine del Times e poi diffusosi anche in Italia (dove negli ultimi dieci anni sono state 2.556 le vittime su due ruote, il doppio di quelle del Regno Unito), l' appello per fermare la strage dei ciclisti diventa ora una proposta di legge che 61 tra deputati e senatori di ogni parte politica (esclusa la Lega) hanno firmato. Suddiviso in 11 articoli, il progetto di legge prevede una serie di cambiamenti da apportare in particolare al traffico automobilistico.
Il ddl è finalizzato alla tutela di chi sceglie la mobilità pulita. In particolare l'articolo 1 sottolinea che il disegno di legge intende “favorire la cultura del rispetto delle regole della circolazione stradale, dando maggiore tutela a chi utilizza la mobilità ciclistica, nonché ad incentivare e sviluppare l'uso della mobilità ciclistica”.
In un altro articolo si legge che il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture - entro 90 giorni dalla approvazione della presente legge - realizza, senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello stato, un'indagine nazionale finalizzata a determinare il numero di persone che utilizzano la mobilità ciclistica, le aree interessate dalla mobilità ciclistica, il numero totale di chilometri di piste ciclabili e la loro dislocazione nelle diverse aree del Paese, nonché il numero dei ciclisti oggetto di incidenti. Tale indagine dovrà avere cadenza annuale e dovrà essere illustrata, entro il 31 dicembre di ogni anno, alle Commissioni Parlamentari competenti.
Tra i punti principali del documento vi è l'inserimento del limite di 30 km/h nelle zone residenziali in cui non siano presenti piste ciclabili (praticamente ovunque, se si considera che il nostro Paese è il meno provvisto di piste ciclabili d'Europa). Il provvedimento prevede poi la destinazione della quota del 2% del budget delle società dei gestori stradali e autostradali per la realizzazione di piste ciclabili.
Il ddl include anche alcune misure a carico dei Tir, che sarebbero costretti a dotarsi di sensori e allarmi sonori per segnalare le svolte, oltre a specchi supplementari e barre di sicurezza. Negli incroci pericolosi andrebbero inoltre installati semafori preferenziali per i ciclisti.
Tra le altre novità della proposta di legge vi sono anche la possibilità e l'incentivazione, per i privati, di creare “piste ciclabili e superstrade ciclabili anche attraverso l'attività di gestione di noleggi biciclette nelle suddette aree”, il raddoppio di alcune sanzioni pecuniarie a carico degli automobilisti e l'istituzione di un commissario alla mobilità ciclistica.
“È giunto il momento – ha affermato il senatore del PD Francesco Ferrante che ha presentato il disegno di legge - di riconoscere ufficialmente la ciclabilità non solo come parte integrante della moderna mobilità quotidiana ma anche come soluzione efficace e a impatto zero per gli spostamenti cittadini personali su mezzo privato. Il suo sviluppo e la sua tutela nel nostro Paese sono stati lungamente sottovalutati e anzi depressi dall'attenzione centrata sulla mobilità a motore, mentre gli attuali standard europei sono da anni a livelli altissimi e in Italia ancora quasi inesistenti”.
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