di
Laura Pavesi
19-09-2012
Le riserve globali di cibo continuano a diminuire e la popolazione mondiale continua ad aumentare. Per evitare future carestie, sostiene lo Stockholm International Water Institute, la popolazione mondiale dovrebbe dunque convertirsi ad una dieta vegetariana entro il 2050.
Secondo le stime dell’ONU, 900 milioni di persone ogni sera vanno a dormire senza aver mangiato, cioè vanno a letto affamate, mentre altri 2 miliardi di persone sul pianeta sono malnutrite. Si calcola che, nel 2050, la popolazione mondiale passerà dagli attuali 7 miliardi a 9 miliardi di esseri umani.
Perciò, se l’umanità continuerà a sfruttare le risorse naturali (acqua e terra in primis) ai ritmi attuali e (soprattutto) a seguire una dieta alimentare a base di carne, le risorse scarseggeranno sempre di più, aprendo la strada a carestie e a conflitti sociali dalle conseguenze imprevedibili.
L’allarme è stato lanciato dallo Stockholm International Water Institute (SIWI), secondo il quale, per evitare future carestie la popolazione mondiale dovrebbe cominciare a mangiare solo frutta e verdura, anziché bistecche e insaccati. Il SIWI afferma che un giorno potremmo essere costretti a diventare tutti vegetariani. E non per scelta, ma per necessità: perché, in caso contrario, non ci sarà abbastanza cibo per sfamare la crescente popolazione mondiale.
Le riserve globali di cibo continuano a diminuire e la popolazione mondiale continua ad aumentare: al ritmo attuale di sfruttamento delle risorse (acqua e terra, in particolare) – afferma il SIWI - nel 2050 scoppieranno carestie e guerre per il cibo e, soprattutto, per l’acqua - senza la quale non esisterebbe nulla di commestibile sul pianeta.
La risposta al problema (e l’esortazione) degli studiosi di Stoccolma è molto semplice: il mondo deve cambiare regime alimentare al più presto, per evitare conflitti sociali dalle conseguenze imprevedibili e nefaste.
La nostra dieta deve cambiare, cioè dobbiamo diventare tutti vegetariani (o quasi). Secondo il SIWI, oggi otteniamo il 20% delle proteine necessarie al nostro fabbisogno da prodotti derivati dagli animali (carne o latticini), ma questa percentuale dovrà scendere almeno al 5% entro il 2050, se vorremo evitare il peggio.
Già oggi, in molte regioni del pianeta l’acqua è un bene ancora più prezioso del petrolio, e fra una quarantina d’anni, non potrebbe essere sufficiente per produrre gli alimenti necessari a sfamare 9 miliardi di persone. Il cibo ricavato dagli animali consuma da 5 a 10 volte più acqua di quella che serve ad un’alimentazione vegetariana. L’acqua necessaria per l’intera filiera che porta alla produzione di soli 5 kg di carne, ad esempio, è superiore al consumo che ne fa una famiglia media in un anno. La produzione di carne sarebbe responsabile del 70% del consumo mondiale di acqua. Cambiare la dieta attuale, quindi, permetterebbe di consumare meno acqua per l’agricoltura.
Certo, l’irrigazione è necessaria anche per la coltivazione di frutta, verdura e cereali, cioè di buona parte dell’alimentazione vegetariana. Ma il confronto dei dati parla chiaro: se per 1 kg di carne bovina sono necessari non meno di 15.000 litri di acqua, per 1 kg di riso, ne sono sufficienti poco più di 3.000, cioè 5 volte meno.
Ma non è tutto: già oggi un terzo delle terre arabili e fertili del pianeta è destinato alla produzione di raccolti riservati all’alimentazione animale e non umana. Quindi, se mangiassimo meno carne animale, avremmo a disposizione più terreni per gli altri usi agricoli.
Ricordiamo che l’enorme fabbisogno alimentare dei capi di bestiame ha come conseguenza quella di destinare sempre più terre al pascolo, strappando spazio alle aree boschive e ai terreni per la produzione di prodotti destinati all’alimentazione umana. Si calcola, infatti, che attualmente circa metà della produzione cerealicola mondiale non è destinata al consumo umano, ma all’alimentazione animale.
Infine, non va dimenticato che l’impronta ecologica degli allevamenti di bestiame è enorme: sono responsabili del 18% delle emissioni di anidride carbonica e gas serra in atmosfera, soprattutto a causa degli effetti del processo di ruminazione dei bovini.
Se diventare vegetariani vi sembra 'fantascienza', sappiate che, secondo i dati di una recente ricerca presentata al Festival Vegetariano di Gorizia, in Italia sono ormai oltre 5 milioni le persone che si dichiarano vegetariane o 'vegane' (coloro, cioè, che non mangiano nemmeno i prodotti di derivazione animale, come le uova e il latte).
Dai dati presentati a Gorizia, basati su una ricerca AcNielsen rielaborata da Eurispes, emerge che in Italia i vegetariani sono sempre di più e che la tendenza è in forte crescita. L’Italia si conferma sempre più vegetariana, ma il dato interessante è che la scelta è più salutistica che ideologica. La salute, infatti, è la principale motivazione per il 43,2% di coloro che hanno detto no alla carne. Inferiori le percentuali di chi sceglie di mangiare vegetariano per rispetto degli animali (29,5%) e dell’ambiente (4,5%).
A preferire uno stile alimentare di tipo vegetariano o vegano sono in prevalenza le donne, i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni e, a sorpresa, gli over 65. Inoltre, secondo la ricerca Eurispes, ai 5 milioni di vegetariani presenti in Italia, si aggiunge un 6,7% della popolazione che sostiene un regime alimentare senza prodotti a base di proteine animali.
“L’incremento dell’interesse e della consapevolezza sull’importanza di una corretta informazione si sta traducendo in un aumento del numero dei vegetariani nel nostro Paese. E un segnale di questo è anche l’adeguamento del mercato con l’introduzione di un numero sempre maggiore di prodotti destinati all’alimentazione green, l’apertura di nuovi negozi bio e l’inserimento da parte dei ristoranti di piatti vegetariani nei loro menù”, ha spiegato Stefano Momentè, consulente scientifico del Festival Vegetariano di Gorizia.
Essere vegetariani oggi, quindi, non può essere più considerato 'moda', ma una decisione consapevole. Mangiare frutta, verdura e legumi non garantisce solo un maggiore apporto di vitamine ed altre sostanze benefiche, ma evitare il consumo di carne riduce al minimo l’insorgenza della coronaropatia, un grave disturbo cardiovascolare, e di malattie quali il cancro al colon.
I motivi di salute rappresentano uno dei principali motivi di scelta per molti nostri connazionali, ai si aggiungono tutti coloro che prendono questa decisione per un reale sentimento animalista e ambientalista.
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