La società dei carnivori sul grande schermo e oltre

La questione animale viene affrontata in un numero crescente di opere cinematografiche realizzate a partire dagli anni '70, ovvero da quando il problema del mangiar carne comincia timidamente ad imporsi, indice di un cambio di visione nella cultura del cibo.

La società dei carnivori sul grande schermo e oltre
Anche il cinema, come la televisione, non è esente dal trattar gli animali come oggetti, dato che anche il grande schermo riflette la società di cui si fa specchio. La maggior parte delle opere cinematografiche, soprattutto se del passato, dà per scontato che sia normale mettere una bistecca sul piatto dei personaggi. Possiamo però oggi constatare che, grazie all'ingrandirsi del movimento animalista e ad un sempre maggior numero di persone che si sensibilizza alle problematiche eco-logiche, anche i registi stanno sempre più attenti a cosa far mangiare ai personaggi che si muovono nel mondo diegetico dei loro film. Già a partire dagli anni 70' abbiamo un crescente numero di autori che trattano la questione animale (seppure è una netta minoranza), e oggi iniziamo a vedere anche vegani tra i protagonisti delle pellicole cinematografiche - anche se al valore simbolico della bistecca viene dato più peso - indice di un cambio di visione a livello culturale. Di solito i direttori cinematografici non mettono a caso gli elementi ripresi all'interno del quadro perché questi hanno una funzione simbolica, anagogica, quindi anche la scelta di una pietanza anziché di un'altra in generale è accuratamente selezionata, a meno che non si tratti di un film di serie B o il cibo non rivesta funzione allegorica ma si vuole invece, ad esempio, dipingere una data realtà sociale. Un caso esemplare è il celeberrimo primo dei tre film della saga di The Matrix (1999) dei fratelli Wachowsky, nella scena in cui il traditore Cypher incontra in un ristorante l'agente Smith per trattare la consegna di Neo e dei ribelli alle forze dell'ordine del mondo virtuale. La scena riprende Cypher - intento a negoziare con l'entità cybernetica per definire lo scambio che prevede un suo ritorno nel mondo virtuale con una nuova identità e memoria in cambio dei suoi 'compagni' - mentre si gusta una bistecca al sangue. In questa scena il traditore afferma che 'io lo so che questa bistecca non esiste, che quando la infilerò in bocca Matrix suggerirà al mio cervello che questa è saporita e gustosa. Vede, dopo nove anni ho capito che l'ignoranza è una gran bella cosa!”. Questa scena è cruciale. Fuori da Matrix i ribelli vivono nutrendosi di una poltiglia che contiene tutti i nutrienti che gli umani necessitano per la sopravvivenza, e la vita sul pianeta è molto dura. Ma nel mondo virtuale gli uomini sono coccolati (una sorta di Human Zoo morrisiano) attraverso dei tubi connessi al cervello e alla spina dorsale che proiettano nella loro mente la simulazione di un mondo ideale (una vera e propria cava di Platone): Cypher, ormai stanco anche dell'amore non corrisposto di Trinity, decide di ritornare ai 'piaceri' della metropoli virtuale, anche se è cosciente che questi sono irreali, fittizi, illusori, che non esistono. I registi usano proprio la 'carne' come simbolo per designare il ritorno al materialismo, l'ingordigia di Cypher, e ovviamente non a caso. In questo contesto essa simboleggia sia il tradimento dell'ideale e quindi il ritorno al 'materiale' (non al reale), l'edonismo, quanto l'ignoranza, il 'non vedere', il 'non voler sapere', oltre che la lussuria data da un mondo fittizio. È ovvio che un film occidentale come The Matrix usasse come simbolo dell'edonismo proprio la bistecca di vacca, dato che, come affermato in altra sede, la bistecca dalle nostre parti è sempre stata il simbolo per antonomasia della lussuria, della ricchezza: fin qui nihil novi sub sole. Dal dopoguerra in poi, avevamo anche evidenziato, questo simbolo ha rassicurato i popoli del post-guerra che la loro fedeltà al capitalismo, al neofascismo lo definì Pasolini, avrebbe portato loro prosperità. Immagino che in India avrebbero usato il tofu invece della carne di vacca per riprendere la stessa scena (a meno che l'eventuale regista indiano non voglia finire in una prigione di massima sicurezza per omicidio), e nella Sicilia degli anni '40 le lenticchie. La maggior parte delle opere cinematografiche hanno mostrato gli animali proprio come vengono visti nella società, come oggetti. A cominciare da Sciopero di Eijizinstein (1925), che alterna immagini di un mattatoio con quelle di operai, paragonando gli operai dunque a 'bestie', fino a Baaria di Tornatore (2009) che invece mostra l'uccisione reale di un vitello, la maggioranza dei registi non ha mai posto la questione animale nei propri film, ma riflette la mentalità specista occidentale. Le motivazioni sono ancora una volta ovvie. Ai tempi di Fellini e Mastroianni il mangiar carne era un 'problema secondario', intenti come erano a costruire la storia del cinema e raccontare l'Europa della guerra e del post-guerra, e per i personaggi dei film del mitico Totò semmai il problema era mettere gli spaghetti veri invece di quelli invisibili sul piatto. Inoltre per quale motivo avrebbero dovuto porsi la questione in una società in cui nutrirsi di altri animali era sempre stato considerato normale? Molti attori e registi dell'epoca, anche se vegetariani, non vedevano il loro status come qualcosa da 'sbandierare', anche perché il problema del mangiar carne, a livello sociale, comincia timidamente ad imporsi solo negli anni 70', e solo con la diffusione della rete, a partire dagli anni 90', si parla di un vero e proprio movimento animalista mondiale. A partire dagli anni 80' osserviamo comunque film che trattano la questione con autori come Eric Rohemer ed il suo Raggio Verde (1986), o Coline Serreau in Il pianeta verde (1996) e La crisi (1992). Vediamo questo cambiamento in molte opere cinematografiche e in serie televisive. Nel film Delicatessen (1991) di Jean-Pierre Jeunet l'unica carne reperibile è quella umana. In Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante (1989) di Peter Greeneway, assistiamo ad una vera e propria esaltazione della carne, legata sintagmaticamente con la lussuria e l'edonismo del protagonista, che si conclude con l'atto cannibale. In Il mio grosso grasso matrimonio greco (2002) di Joel Zwick il vegetariano Ian si ritrova nell'ambigua situazione di essere invitato a cena dalla zia della sposa con 'agnello' dato che non mangia 'carne'. Nell'ultimo film di Muccino Sette anime (2008) la protagonista ed il suo cane sono entrambi vegani, ed il loro status simboleggia la purezza d'animo dei due personaggi. Il protagonista di Ogni cosa è illuminata (2005) è vegetariano, così come il piccolo genietto figlio del protagonista di Segnali dal futuro (2009) di Alex Proyas. Nel film The Island (2005) per i cloni umani 'coltivati' per i loro organi è prevista una dieta con pochissima carne onde tutelare i 'pezzi di ricambio'. Abbiamo inoltre una lunga lista di cartoni animati con messaggi ecologici e vegetariani. A parte la ormai famosissima Lisa Simpson citiamo: Happy Feet (2011) di George Miller; Avatar – La leggenda di Aang (2007 - 2008) di Emmy Award dove il protagonista Aang è vegetariano; la serie The Gode Family (2007 – 2009) di Mike Judge (lo stesso autore di Beavis&Butt-head) che ritrae le vicende di una intera famiglia vegana, cane incluso; Alla ricerca di Nemo (Pixar 2004) con i suoi ironici squali vegetariani. In una puntata di Futurama (Matt Groening, 1999 in poi) un gruppo di attivisti nutre un povero leone – nella scena ridotto pelle e ossa - con la soia. In South Park (1997 in poi) ci sono almeno tre puntate con riferimenti alla PETA (dove gli attivisti si sposano con gli animali), all'ALF, e all'alimentazione vegetariana in quell'episodio in cui i protagonisti liberano dei vitelli da una fattoria e Stan decide di non mangiar più carne, cosa che lo porterà a prendersi una malattia che lo avrebbe trasformato in una vagina. Persino nella serie TV I Soprano di David Chase (1999 – 2007) ci sono riferimenti al veganismo e a Earthlink, anche se spesso e volentieri l'eclettico protagonista Tony Soprano lancia vere e proprie ingiurie alla cucina vegan e ai vegani. Osserviamo quindi come, anche se la tematica non è (ovviamente) sempre centrale e riguarda ancora una nicchia di direttori cinematografici, a grandi linee il cinema moderno rispecchia la società attuale in cui il problema del mangiar carne sta diventando sempre più importante, ed in effetti sembrerebbe che sempre più autori stiano trattando il tema nei loro lavori. Anche oltre lo schermo la scelta del 'piatto' è sempre più ponderata. Leggi anche: La società dei carnivori. Come i media manipolano le abitudini alimentari

Commenti

Buon articolo, non 'chiesastico' ma vero. Gli animali sempre più sono, come li chiamava Esenin, i nostri fratelli minori. Il riconoscerlo dequalifica la caccia per esempio. Siamo 7 miliardi su una Terra ( casa di tutti) sempre più affollata. E il tempo incalza.
carlo carlucci, 06-03-2012 05:06
Anche nel film Sweet November con Keanu Keeves la protagonista è vegana.
down gear, 13-03-2012 08:13

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