di
Paolo Merlini
04-04-2012
La bellezza della costa jonica calabrese non riesce a lenire l'indignazione del nostro esperto di vie traverse. Ma l'amministratore delegato di Trenitalia, o chi per lui, si rende conto delle condizioni della S.S. Jonica? Questo è il grido di dolore urlato a gran voce dal nostro Paolo Merlini. Ecco la seconda parte del suo racconto.
Viaggiare in treno o in nave, su grandi distanze, m’ha ridato il senso della vastità del mondo e soprattutto m’ha fatto scoprire un’umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare dimentica quasi l’esistenza: l’umanità che si sposta carica di pacchi e di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa
Tiziano Terzani, Un indovino mi disse
All’alba il bus ci fa scendere all’hotel Ferramonti di Tarsia che è fuori dall’omonimo casello dell’autostrada A3. L’autista ci avvisa che in pochi minuti arriverà la coincidenza per Cosenza che dista circa 25 minuti. C’è una luce tenue ed un freddo pungente. Sono fresco come una rosa e mi concentro sui particolari di questo posto dove arrivo per la prima volta. Di fronte al piazzale dei bus c’è un tunnel in mattoni che scopre una vecchia strada ferrata da decenni in stato d’abbandono. Alle spalle mi rincorre l’eco dell’autostrada mentre davanti è una processione di autobus (tanti della IAS) che transita di qui e si dirama per ogni dove.
A giudicare dalla piccola bacheca aggrappata alla palina della fermata bus, mi trovo ad un vero crocevia della mobilità calabrese ma direi anche del sud Italia. Infatti, arriva il nostro bus che, diretto a Catania, ci lascia poco dopo all’autostazione di Cosenza in pieno centro. Colazione e passeggiata per Cosenza vecchia, poi il treno delle Ferrovie della Calabria ci porta alla stazione di Trenitalia e cioè Cosenza Vaglio Lise che oggi sotto questo cielo azzurro mi sembra un po’ meno brutta di come la ricordavo. Un biglietto da 7 euro e 50 centesimi e saliamo sul regionale per Sibari da dove prendiamo la coincidenza per Cirò. Dolce è la discesa nella piana di Sibari. Colline coltivate, agrumeti e uliveti a perdita d’occhio.
Dopo Sibari è il mare della Calabria a farmi compagnia. Ore 12.40 arriviamo a Cirò ed abbiamo tutto il tempo di verificare quello che già sapevamo e cioè che la fascia jonica è stata particolarmente vessata dal nuovo orario ferroviario. Fino all’11 dicembre 2011 c’erano, oltre ai treni notturni, anche gli Intercity che partivano da Crotone per risalire la penisola. Ora gli abitanti della Calabria Jonica debbono raggiungere Taranto con treni regionali e/o con autobus locali per poi salire sui treni per il nord, oppure passare per Lamezia. Si, ma da Crotone a Taranto sono circa quattro ore e mezza di autobus o di treno regionale ed oggi si debbono fare 3 cambi di treno…
Ripeto, ho stima di Moretti, l’amministratore delegato di Trenitalia e ne avrò molta di più quando rimetterà in funzione almeno uno dei collegamenti diretti tra la costa jonica e il nord Italia. E che cavolo! Poteva fare la nuova stazione Tiburtina un po’ più piccola e lasciare un cencio di Intercity a lunga percorrenza ai calabresi… Ma Moretti o chi per lui si rende conto delle condizioni della S.S. Jonica? La ferrovia in quest’angolo di stivale è una risorsa preziosa.
Manco a farlo apposta, fuori della stazione di Cirò Marina, naturalmente non presidiata come tante altre della linea, ci sono i manifesti che denunciano lo scempio e la vessazione.
Un manifesto sulla porta della stazione denuncia con forza:
“Moretti taglia i treni della fascia jonica isolando il territorio:
Con chi si è confrontato?
Chi lo autorizzato?...
Vogliamo risposte certe, concrete e immediate”
Cancellare un treno a lunga percorrenza da queste zone equivale a condannare migliaia di cittadini a sacrifici inauditi. Me ne frega poco che c’abbiamo l’alta velocità da Bari verso nord se poi la Calabria è abbandonata!
Sono molto amareggiato e la bellezza di questi luoghi non riesce a mitigare il mio sconforto. Certo, ci sono le magiche, funzionali e confortevoli autolinee calabresi che fanno un eccellente servizio che va benissimo per quelli come me, ma penso alle fasce più deboli della cittadinanza, per esempio agli anziani che viaggiavano preferibilmente col treno, piuttosto che ai pendolari per ragioni di studio o di lavoro… Trenitalia, vergognati!
A pochi passi dalla stazione di Cirò corre la Strada Statale 106, la jonica. È lì che viene a prenderci Francesco De Franco. Ci sorride felice sia perché, come scopriremo, ha il culto dell’ospitalità, sia perché vive un momento magico: da 3 mesi è nato Andrea, il primogenito. Dopo i convenevoli saliamo sulla sua auto. Mentre guida parla col Mau ed io sbircio la sua faccia dallo specchietto. Francesco è un uomo che guarda lontano. Non so perché, ma la luce dei suoi occhi mi da conforto annunciandomi un futuro migliore. Abita a mezza costa tra Cirò Marina e il borgo sulle alture. Una casa in campagna circondata da ulivi dalla quale si vede già Punta Alice.
Tre cani meticci ci vengono incontro. Varchiamo la soglia di casa e ci troviamo in un ambiente caldo e accogliente dove l’armonia è palpabile. Arriva Laura con Andrea in braccio… adesso, l’amore è palpabile. Laura, friulana fino al midollo è di San Daniele del Friuli. Undici anni fa ha conosciuto Francesco che all’epoca era uno stimato architetto calabrese in Romagna. Francesco, formatosi all’università di Firenze ha esercitato a San Marino.
Ci fa ridere Laura quando ci spiega che tutto sommato era un buon partito: un architetto! Ma quasi da subito, Francesco la mise a parte del suo progetto di fare il vino. Cioè, mollare tutto e diventare un vignaiolo. All’età di 35 anni Francesco lascia la professione e si iscrive all’università di enologia di Conegliano che frequenta per 3 anni. Poi compra una vigna che cura insieme alla vigna di famiglia. Francesco e Laura scendono a Cirò e fondano ‘A Vita con l’obiettivo di produrre vini naturali da uve biologiche.
È solo l’inizio di questa magica storia che lo riporta a Cirò, un angolo di paradiso calabrese.
Passiamo il pomeriggio in giro per le vigne e poi in cantina. Quindi a cena in paese a scoprire le peculiarità enogastronomiche calabresi. Viva Francesco, Laura e il piccolo Andrea!
La mattina alle 6.30 è il magico bus delle Autolinee Romano di Crotone ad accoglierci a bordo.
Andiamo a Napoli dove l’arrivo è previsto per le 11.00. È la linea giornaliera Crotone - Salerno – Napoli. Fidatevi del consiglio: una volta nella vita prendete questo bus che risale la cordigliera della Calabria. Poi a Napoli c’è tutto il tempo di andare a mangiare una pizza a via dei Tribunali e i più smagati avranno già capito dove…
“La storia ci racconta come finì la corsa” e cioè con uno dei bus della RomaMarchelinee che quotidianamente collegano la Campania alle Marche, la mia regione.
Meditate gente, meditate!
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