Test cosmetici su animali, una petizione per ribadire il 'NO'

Il 18 gennaio la Coalizione ECEAE (European Coalition to End Animal Experiments), Lav (Lega antivisezione) e altre associazioni animaliste europee hanno lanciato la nuova campagna per evitare che la data del divieto alla produzione e alla commercializzazione in Europa di cosmetici testati su animali possa di nuovo slittare. Online una petizione.

Test cosmetici su animali, una petizione per ribadire il 'NO'
Il 7° emendamento alla Direttiva cosmetici (76/768/CEE) del 2003 prevede che a partire da marzo 2013 devono essere banditi in Europa tutti i test su animali per prodotti cosmetici e il divieto europeo di vendita di questi prodotti. Forse sarebbe più opportuno usare il condizionale e dire 'dovrebbero' perché la storia ci insegna che questa data slitta continuamente. Nel 1993, grazie a una grande mobilitazione internazionale che coinvolse tutte le associazione animaliste, si ottenne il divieto europeo di vendita di cosmetici sperimentati su animali che sarebbe dovuto entrare in vigore nel 1998. Venne posticipato al 2000: anche questa data non venne rispettata. Dal 2003 venne di nuovo spostata al 2009, anno in cui slittò nuovamente e la Commissione europea fissò al 2013 l'entrata in vigore dello stop ai test cosmetici su animali! In venti anni, abbiamo assistito a due grandi vittorie: la prima risalente al 2004, quando entrò in vigore il divieto di test su animali per il prodotto finito per tutti i prodotti commercializzati nell'Unione europea (vittoria parziale perché si potevano e si possono ancora testare gli ingredienti); la seconda del 2009, quando scattò il divieto di test su animali per gli ingredienti realizzati all'interno dell'Unione europea e il divieto di vendita di cosmetici il cui prodotto finito e i cui ingredienti siano testati su animali. Sono esclusi dal divieto tre test di tossicità - fortemente invasivi e disumani - ancora consentiti e per i quali la data del divieto dovrebbe scattare dal 2013. Questi test sono effettuati e concepiti non per dimostrare che una sostanza è sicura, ma per caratterizzarne gli effetti tossici e consentire quindi una valutazione del rischio nell'uomo. Essi sono: - tossicità ripetuta: i ratti e i conigli sono costretti a mangiare o a inalare ingredienti cosmetici oppure gli stessi vengono rasati e sulla loro pelle viene spalmato l'ingrediente. L'esperimento può durare fino a novanta giorni e una volta terminato l'iter prevede che l'animale venga soppresso; - tossicità riproduttiva: lo scopo di questo test è prelevare e studiare il feto, quindi femmine gravide di coniglio o ratto vengono alimentate con gli ingredienti da testare per poi essere uccise; - tossicità cinetica: sempre ratti e conigli sono costretti ad ingerire l'ingrediente da testare per poi essere soppressi al fine di esaminare la distribuzione, l'assorbimento, il metabolismo ed escrezione della sostanza in esame negli organi. Eticamente tutto ciò è inconcepibile! Tanta inutile sofferenza inflitta agli animali per dei test che non sono mai stati convalidati mentre paradossalmente per i metodi alternativi la parola validare è sinonimo di dimostrare: se i metodi sostitutivi non sono validati, il divieto ai test cosmetici su animali non potrà mai essere applicato. Infatti la Commissione europea sta valutando l’ipotesi di far slittare di nuovo l’attuazione della Direttiva al 2019, dichiarando che i metodi alternativi sono ancora inadeguati e ribadendo che la condizione per far entrare in vigore il divieto è quella di dimostrare la validità di altri test che non utilizzano gli animali. La verità è che esiste la poca volontà di validare i metodi sostitutivi; fino a quando questi ultimi continueranno ad essere confrontati con dati ottenuti su animali anziché con dati rilevati da esperienze su esseri umani sarà pressoché impossibile! Poiché i test su animali che la Commissione europea vuole mantenere in vigore non sono vagliati e convalidati, non sono scientificamente affidabili né predittivi per l’uomo. Ad affermarlo sono personaggi accademici e istituzioni di prestigio a livello internazionale. Non possiamo, quindi, non arrivare ad una logica e triste conclusione: chi sono le vere cavie? Gli uomini! Le aziende sperimentano sui consumatori l’eventuale pericolosità dei prodotti in commercio. Preso coscienza di quanto detto, vogliamo ancora accecare, ustionare, soffocare, uccidere gli altri animali per degli inutili esperimenti per produrre dei cosmetici? Assolutamente no! Manca più di un anno alla data fatidica ma se non vogliamo trovarci di nuovo di fronte a un ripensamento del Parlamento europeo, nonostante le promesse fatte e i protocolli sottoscritti, dobbiamo agire sin da ora. Tutti ricordiamo - non è passato poi così tanto tempo - la delusione ricevuta dalla Direttiva europea in materia di sperimentazione animale. Ancora abbiamo dentro la consapevolezza di quanto la lobby vivisettoria sia potente; ancora rabbia, sgomento, amarezza per esserci trovati di nuovo davanti una direttiva che non si può definire né peggiorativa né migliorativa. Mi rammarica notare che in ognuno di noi c'è anche un forte 'senso di colpa'. Dopo la notizia dell'approvazione, il giorno 08 settembre c'è stato il delirio totale, soprattutto nei social network (tutti gli utenti dei gruppi animalisti postavano, inveivano o incolpavano le varie associazioni, si disperavano!). Vedere un improvviso risveglio delle coscienze e un notevole interesse da parte dell'opinione pubblica – ad eccezione dei media - non nascondo che quasi mi infastidiva. Negli ultimi anni, prima dell’approvazione della Direttiva, non ricordo grandi mobilitazioni o campagne antivivisezioniste partite dai singoli attivisti o lanciate da grandi associazioni animaliste per far sentire agli eurodeputati la nostra voce che gridava forte il nostro 'no' alla sperimentazione animale. Non affermo questo per scatenare sterili polemiche o accusare persone di assenteismo. Credo che ci sia stato un assopimento generale che certamente abbiamo pagato caro! Adesso abbiamo una parziale seconda opportunità: abbiamo tempo per organizzare tavoli informativi individualmente prendendo materiale da AgireOra, firmando la petizione e divulgandola o partecipando alla campagna Lav prevista per il mese di aprile. Utilizziamo quest'anno per combattere contro chi crede che il massacro degli animali per uno sfavillante rossetto o per un'illusoria crema antirughe dalle ingannevoli e false promesse sia ancora necessario se non a garantire notevoli introiti ai colossi della cosmesi (L'Oréal, Estée Lauder, Avon e molte altre aziende). Attiviamoci per far sì che il divieto venga applicato e rispettato alla data stabilita. Poco importa se a lanciare la campagna sia stata un'associazione piuttosto che l'altra. Per una volta pensiamo all'obiettivo: salvare gli animali dagli ultimi e inutili test di tossicità presenti ancora nella Direttiva. Firma la petizione per dire 'NO' ai cosmetici crudeli Firma la petizione di Stop animal testing for cosmetics

Commenti

avete ragione sulla materie prime usate in cosmetica, dettergenza, pulizia casa, ecc. ma la legge già da tempo dice ART. 2-bis 1. Fatti salvi gli obblighi generali ai sensi dell'articolo 7 è vietata: (***) c) la realizzazione di sperimentazioni animali relative a prodotti cosmetici finiti, allo scopo di conformarsi alle disposizioni della presente legge; quindi se qualcuno sperimenta lo fa fuorilegge sperando che entro il 2013 siano attivi i metodi alternativi per la teratogenicità ecc.
Mario, 31-07-2012 02:31

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