Sabato 25 Settembre 2010 a Roma ci sarà una manifestazione nazionale per dire basta alla sperimentazione sugli animali. L'appello della nostra autrice a singoli e associazioni: "non permettiamo alle nostre diversità di allontanarci e di farci perdere di vista l’obiettivo: veder tramontare la vivisezione".
Questo non vuole essere un articolo che parla di vivisezione, intesa anche come sperimentazione animale.
Questo è un testo di riflessione e allo stesso tempo un invito a tutte le associazioni animaliste, a tutti gli attivisti 'freelance' e 'da tastiera' a restare uniti nella lotta per la difesa dei diritti degli animali, nel dar voce a chi voce non ha.
Sabato 25 Settembre 2010 a Roma ci sarà una manifestazione nazionale contro la vivisezione, un appuntamento indetto dal Coordinamento Fermare Green Hill (un comitato di attivisti volontari slegati da logiche partitiche ed associazioni). Inizialmente, questo movimento è nato per impedire l’ampliamento di Green Hill situato in Montichiari.
Per chi non lo sapesse, Green Hill è uno degli allevamenti di cani beagle appartenente alla nota azienda statunitense Marshall Farms; i 2500 cani (con l’ampliamento sarebbero arrivati a 5000 se il Comune non avesse respinto la richiesta) 'allevati' sono tutti destinati alla vivisezione. Dopo il primo corteo nazionale in Montichiari che ha visto la partecipazione di 3000 persone provenienti da tutta l’Italia, si sono susseguiti numerosi e seguiti appuntamenti.
Per questa ragione, il Coordinamento ha pensato di indire un’altra manifestazione nazionale, questa volta a Roma, per chiedere la chiusura definitiva di Green Hill, per abolire sul territorio nazionale qualsiasi allevamento di animali destinati alla vivisezione e per richiamare l’attenzione su questo problema poco affrontato dai media.
Come diceva qualcuno (poco importa chi!) non è la fame che uccide ma l’ignoranza! Sulla verità vince l’omertà. Si preferisce non vedere, non parlarne, non approfondire, non indagare su quali crimini si nascondono dietro la parola vivisezione. Meglio non sapere per vanità, egoismo, indifferenza, convenienza e interessi economici.
Tutto il popolo animalista è in fermento, pronto a scendere in campo con determinazione.
E' un momento molto difficile, inutile dirlo.
Il giorno 08 Settembre 2010 è stata approvata la nuova Direttiva Europea sulla vivisezione (l’ultima risale al 1986). Siamo tutti profondamente delusi, 24 anni di lotte, manifestazioni, tavoli informativi, petizioni per cambiamenti minimi, per ritrovarci davanti una Direttiva che è ancora sinonimo di ingiustificata crudeltà.
Una Direttiva deludente che offende i comuni cittadini che più volte si sono espressi contro, che non ascolta le affermazioni degli scienziati che aggiungono alla motivazione etica e morale, la motivazione scientifica, dichiarando che la vivisezione è inutile ai fini umani e che per questa ragione hanno studiato e creato metodi alternativi (che la nuova Direttiva non solo non ha preso in considerazione ma non ha neanche menzionato; si poteva almeno prevedere l’uso dei metodi sostitutivi laddove i metodi alternativi esistono e potrebbero essere impiegati). Nel trattato dell’Unione Europea troviamo scritto che gli animali sono esseri senzienti. E a definirli così sono di nuovo gli esperti, gli etologi, che senza ombra di dubbio, negli anni hanno dimostrato che gli animali hanno la consapevolezza del dolore, soffrono, hanno paura, provano angoscia. Gli animali che sono stati oggetto di esperimenti di laboratorio e che sono stati salvati, hanno riportato dei disturbi psichici simili a quelli di persone che sono state vittime di torture. Gli stress psicologici e fisici li portano a strapparsi i peli, a mordersi. Paura, stress, automutilazioni sono le manifestazioni più frequenti del loro disagio.
Una Direttiva che deve essere ancora metabolizzata.
Una Direttiva che ha creato una forte spaccatura anche tra noi animalisti, che ha scatenato veri e propri dibattiti e divergenza di opinioni. C'è chi la definisce peggiorativa, chi migliorativa. Per questo basta confrontare la vecchia e nuova direttiva e ognuno potrà trarre le proprie conclusioni. Ma non è su questo che dobbiamo focalizzare la nostra attenzione e nemmeno concentrarci sul trovare delle responsabilità o delle colpe.
Ed è giusto che ognuno di noi faccia un'analisi critica su quello che è stato, su quello che si poteva fare e forse non si è fatto, o si è fatto poco o male, ma soprattutto su quello che si può e si deve fare, come è giusto pensare a cambiamenti di rotta, a nuove strategie, ma ricordiamoci che per farci sentire dobbiamo essere in tanti.
C'è chi pensa che alcune associazioni sarebbe meglio che non si facessero vedere, per i più svariati motivi, chi non vuole vedere nel corteo persone che hanno ideologie politiche diverse o che hanno semplicemente un orientamento politico.
Abbiamo spesso idee diverse su come lottare e questo è inevitabile, ma nei momenti in cui è necessario essere uniti, stiamo lì insieme! Mi chiedo: "Condividiamo tutti lo stesso obiettivo, pur essendo persone di estrazione sociale diversa?" A volte mi viene da rispondere: "No, non abbiamo a cuore lo stesso obiettivo!" A causa delle nostre diversità, la motivazione ci sfugge, diventa secondaria e invece di trovarci tutti nello stesso luogo e nello stesso istante per raggiungere uno scopo, innalziamo muri, barriere sociali e politiche, che ci spingono a discriminare alcune persone e a non volerle accanto in una manifestazione che ha come protagonisti esclusivi e assoluti, gli animali, ai quali certo non interessa il nostro orientamento politico o le nostre scaramucce tra associazioni.
Non sbandieriamo continuamente e giustamente che gli animali sono esseri senzienti e quindi non devono essere strumentalizzati o usati come oggetti?
Non sottolineiamo più volte che siamo la voce dei senza voce?
Allora perché discriminare alcune persone? Perché decidere chi deve esserci e chi no e chi ha la presunzione di decretare, chi può presenziare al corteo? Se loro (gli animali) potessero parlare, non ci chiederebbero, chi siamo, chi votiamo, non cercherebbero alleanze o schieramenti. Ci chiederebbero solamente aiuto. E lo fanno continuamente. Se abbiamo il coraggio di guardarli negli occhi, avvertiamo la loro paura. Non servono parole.
Il mio invito è quello di lasciare da parte in questa occasione tutte le altre battaglie e lotte che inevitabilmente a causa delle nostre diversità ci portano a dissapori ed attriti. Con questo non voglio sminuire altri argomenti che sicuramente ci trascinerebbero in scontri animati e a schierarci pesantemente gli uni contro gli altri in altri contesti. Il mio appello è: lasciamo che altre campagne e altri conflitti vengano affrontati in altre circostanze e in altri luoghi.
Io ci sarò sabato, spero che politica e politici restino a casa perché sarà il giorno dell'indignazione e della rabbia, ma sarà anche spero l'urlo di chi non si arrende.
E voglio dirvi una cosa: non importa se accanto a me durante la manifestazione per la vivisezione o insieme a me al prossimo tavolo antivivisezionista, mi troverò accanto un onnivoro, un vegetariano o un vegano, uno di sinistra o uno di destra, un attivista proveniente da un'associazione piuttosto che da un'altra o uno spirito libero che non si aggrega ma che manifesta lo stesso disagio. L’importante è provare la stessa incapacità di restare indifferenti.
A voi la libertà di scegliere il comportamento più opportuno.
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