Allergie o intolleranze? That is the question (Seconda parte)

Dopo aver sottolineato che allergie ed intolleranze rappresentano due tipi di reazione del nostro sistema immunitario nettamente distinte, approfondiamo l'argomento scoprendo in quali modi può essere effettuata una diagnosi e i differenti tipi di reazioni di ipersensibilità.

Allergie o intolleranze? That is the question (Seconda parte)
Abbiamo cominciato ad esaminare nel precedente articolo una delle modalità, anzi la più frequente, con la quale l’organismo di alcuni individui predisposti geneticamente si difende dagli attacchi portati dall’esterno da “omotossine esogene” o più raramente da prodotti di degradazione dei metabolismi o di altre reazioni di tipo endogeno, dette “omotossine endogene”: si difende ripetiamo, prevalentemente attraverso una risposta immunitaria detta di I° tipo da ipersensibilità immediata o reazione IgE mediata, dipendente da anticorpi di tipo IgE, detti reagine. Questi agendo contro l’antigene o gli antigeni specifici, cioè gli alimenti o le altre sostanze allergizzanti, determinano la liberazione di mediatori dell’infiammazione o da parte dei mastociti presenti sulle mucose respiratorie e gastro-intestinali o dai basofili circolanti, cellule sulle quali tali anticorpi sono fissati. Ricordiamo che abbiamo già esaminato la sintomatologia determinata da questo tipo di reazioni in un precedente articolo. Facciamo presente che questa attività reaginica è peculiare dell’essere umano, mentre in alcuni animali un’attività simile viene svolta da anticorpi di tipo IgG: ricordiamo, inoltre, che le reazioni di tipo 1° sono anche alla base delle cosiddette malattie atopiche come l’allergia ai pollini, acari, micofiti ed alimenti oltre alle vere e proprie reazioni anafilattiche da penicillina o antibiotici vari e da veleno di imenotteri. Analizzata rapidamente la reazione di tipo allergico, situazione frequente nei confronti degli alimenti, anzi praticamente l’unica vera modalità di risposta anticorpale rapida ai vari cibi a carattere allergizzante, è d’uopo ricordare in quale modo possiamo effettuare una diagnosi convenzionale e non convenzionale di allergia IgE mediata. A livello convenzionale la prima indagine da effettuare consiste nella ricerca, mediante prelievo venoso, di un eventuale aumento aspecifico delle IgE totali, attraverso un esame detto Prist. Una eventuale positività di questo test ci autorizza alla effettuazione di indagini più specifiche, atte a scoprire l’elemento o gli elementi causa delle allergie. Per effettuare questa ricerca si possono utilizzare test detti in vivo, perché eseguiti direttamente sul paziente o test in vitro, eseguiti sul sangue del soggetto. Il Prick-test rappresenta un tipico test applicabile in vivo, semplice nell’attuazione ed al contempo preciso. Durante questo test si fanno penetrare attraverso la pelle del paziente le sostanze potenzialmente allergizzanti, ponendo una goccia della sostanza o delle sostanze sospettate di causare le allergie direttamente sulla cute del soggetto in esame e facendole penetrare per scarificazione, cioè con una sorta di graffio sulla pelle effettuato con la strumentazione idonea: già dopo 15-20 minuti, in caso di positività verso una o più sostanze, compariranno un ponfo ed un lieve arrossamento pruriginoso in corrispondenza delle sostanze positive. L’esempio tipico del test in vitro è rappresentato, invece, dall’esame detto Rast, o Radio-Alergo-Sorbent-Test, capace di indicarci il dosaggio delle IgE specifiche verso i singoli allergeni, fra i quali anche quelli alimentari. La quantità più o meno elevata di IgE verso un allergene indica quanto questa sostanza o alimento sia capace di scatenare reazioni allergiche più o meno importanti. Per completezza dobbiamo ricordare l’esistenza dei meno usati test di eliminazione, di provocazione e molecolari, che esulano dalla nostra trattazione. Dobbiamo dire, comunque, che anche nella diagnostica non convenzionale abbiamo alcuni presidi che ci possono aiutare nelle diagnosi del mondo delle allergie, anche se il loro apporto precipuo è indicato soprattutto, come vedremo, nel campo delle intolleranze. Esaminata la reazione di ipersensibilità di 1° tipo, ci occupiamo di seguito delle altre modalità attraverso le quali l’organismo si difende mediante il suo sistema immunitario. Tale conoscenza un tempo irrilevante in tema di allergie alimentari, ha assunto un' importanza sempre maggiore da quando è divenuta pressoché impossibile la assunzione, nella nostra alimentazione quotidiana, di cibi 'veri e puri'. La presenza, infatti, di sostanze di diversa natura, oramai pressoché parte integrante di ogni alimento - come ad esempio gli antibiotici nelle carni animali, gli antiparassitari sulla frutta, i virus attenuati negli OGM, gli edulcoranti, i conservanti, ecc. - hanno determinato l’utilizzo da parte del nostro sistema immunitario di forme difensive precipue di situazioni patologiche ben più subdole ed al contempo gravi, atte a colpire il nostro net-work corporeo. Ricordiamo, quindi l’esistenza di una reazione di 2° tipo detta citotossica, mediata non dalle IgE, ma dagli anticorpi del tipo IgG ed IgM, i quali reagiscono con gli antigeni presenti sulla superficie di cellule e batteri. La conseguente reazione antigene-anticorpi, coadiuvata dalla concomitante attivazione di un sistema di proteine plasmatiche, detto complemento, porta alla distruzione della cellula o delle cellule sulle quali sono fissati gli anticorpi. Normalmente ciò si verifica perché alcune sostanze chimiche o alcuni farmaci, come ad esempio gli antibiotici, si legano ai tessuti dell’ospite alterandone la struttura: tale situazione è capace di determinare modificazioni negli elementi propri dell’organismo, trasformandoli da self (propri) ad elementi non self (estranei), con conseguente attacco da parte del sistema immunitario. Questa modalità difensiva con esiti spesso autoaggressivi è quella che molte volte riscontriamo nelle anemie emolitiche, per azione sui globuli rossi, o nelle emorragie spontanee e nelle porpore emorragiche per intervento sulle piastrine. Gli anticorpi maggiormente implicati nelle reazioni di 2° tipo sono le IgG ed a volte anche le IgM. Ovviamente anche in questa reazione di 2° tipo, come già visto in quella di 1° tipo, è necessaria la presenza di un primo contatto con la sostanza allergizzante, per sensibilizzare il sistema, sì da scatenare le reazioni dal secondo contatto ed in quelli successivi. Il motivo per il quale questa seconda modalità difensiva viene da noi considerata efficace anche alle allergie alimentari, mentre secondo la medicina convenzionale viene utilizzata dall’organismo quasi esclusivamente per le reazioni ai farmaci come ad esempio gli antibiotici, è presto spiegato: abbiamo, infatti, presupposto e poi verificato attraverso l’uso di strumentazioni bioelettroniche come il Vegatest, la Moraterapia, l’Accupro e l’EAV, che è possibile riscontrare alcune reazioni agli alimenti differenti da quelle descritte in una delle classificazioni utilizzate in medicina convenzionale, come ad esempio quella della European Academy of Allergy (vedi in seguito), nella quale si prendono in esame esclusivamente i meccanismi patogenetici capaci di determinare reazioni avverse agli alimenti. Tale descrizione convenzionale è stata da noi inserita per conoscenza, nella Tabella a sinistra (Immagine 3) nella quale, secondo la medicina convenzionale ripetiamo, vengono descritte le uniche modalità atte a determinare reazioni avverse agli alimenti; in realtà l’uso delle strumentazioni suddette da noi utilizzate, ci ha permesso di formulare l’ipotesi che la presenza nell’alimento assunto di sostanze estranee al medesimo, come ad esempio gli antibiotici soprattutto nei bovini, gli estrogeni negli ovini, gli anabolizzanti persino nei carciofi ecc., potevano, anzi possono, al contrario di quanto si possa considerare attivare una risposta immunitaria di 2° tipo creando così allergie alimentari su base immunologica, ma non IgE mediate. Tutto ciò perché in questi casi non sarebbe l’alimento a determinare la reazione ma le sostanze tossiche o chimiche in esso contenute: è questa accoppiata alimento-sostanza chimica, (es. antibiotico), a determinare una reazione IgG mediata, differente dalla classica reazione di 1° tipo o da reagine. Quanto suddetto chiarirebbe il conseguente esito negativo, in questi casi, dei tradizionali test di laboratorio perché basati sulla ricerca della positività degli alimenti alle IgE, mentre dovremmo ricercare le IgG. Se la somministrazione di questi alimenti trattati con antibiotici, ormoni o altro, come già esplicato, viene perpetuata nel tempo arriveremo ad un momento nel quale l’organismo non sarà più in grado di distinguere fra l’alimento 'tossico' ed il medesimo alimento 'sano' (reazione crociata), con conseguente allergia IgG mediata verso un alimento, trasformatosi in cibo allergizzante-nocivo solo a causa del carico tossico da esso trasportato in epoche precedenti. In questi casi è possibile con l’uso di farmaci, meglio se Fitoterapici, Neo – Omotossicologici o Omeopatici, atti ad ottimizzare le funzioni drenanti di organi come fegato, reni, intestino, ecc. e con l’utilizzo sistematico di alimenti puri, attenuare questa azione immunitaria difensiva fino alla sua scomparsa, con conseguente possibilità, nel tempo, di assumere nuovamente l’alimento senza avere cattive sorprese. Per quanto suddetto possiamo quindi affermare l’esistenza di un secondo tipo di reazione allergica agli alimenti, alla quale in seguito ne aggiungeremo una terza IgA mediata e quindi non considerata tale in medicina convenzionale, in quanto, anche in questo caso, i risultati relativi agli alimenti esaminati si presentano negativi ai test per le IgE. Non prenderemo in considerazione, né descriveremo in questa trattazione le reazioni di 3° tipo perché esulano dall’argomento allergie ed intolleranze alimentari, avendo come campo di interesse precipuo patologie come ad esempio la nefrite, il Les, le sinoviti e le artriti autoimmuni, ecc. Dobbiamo comunque ricordare che in questi primi tre tipi di ipersensibilità di cui abbiamo parlato, il danno cellulare comincia fra i 15 minuti e si manifesta entro le 8 ore e per questo motivo tali modalità reattive vengono definite da ipersensibilità immediata. È importante, al contrario fare la conoscenza della reazione da ipersensibilità di 4° tipo, detta anche da ipersensibilità ritardata, in quanto la sintomatologia reattiva diviene evidente solo quando siano trascorse 24-48 ore dal momento in cui l’ospite sensibilizzato sia venuto a contatto con la sostanza antigenicamente positiva. Ricordiamo che per antigene intendiamo una sostanza o addirittura anche una piccola molecola ritenuta estranea e potenzialmente pericolosa dal nostro sistema immunitario, il quale la attacca attraverso i suoi soldati addetti alla difesa denominati anticorpi. Ripetiamo che la differenza più evidente in una valutazione esterna fa balzare agli occhi la ineguale attesa prima della manifestazione del danno cellulare: fra i 15 minuti e le 8 ore o da ipersensibilità immediata nei primi tre tipi di reazione o fra le 24 e le 48 ore in quest’ultimo tipo di reazione a risposta ritardata. Senza scendere in complicati dettagli, possiamo dire che quest’ultima è di grande importanza come meccanismo di difesa nei confronti di agenti microbici, quali bacilli tubercolari, streptococchi, bacilli del tifo, microrganismi causa della brucellosi, ecc. Anche diversi agenti virali, come quello del morbillo, della parotite ed alcuni miceti sono in grado di attivare una reazione di quarto tipo. Ma in quale maniera possiamo correlare tale modalità reattiva alle allergie ed alle intolleranze alimentari? Il collegamento risulta semplice se consideriamo ad esempio una listeriosi trasmessa ad esempio mangiando una mozzarella infetta o l’insorgenza di una patologia tifoidea in seguito all’assunzione di mitili o di uova infette. In questo caso, ricordando le teorie espresse in precedenza, il primo contagio batterico, virale o da funghi veicolato nell’organismo, potrebbe in tempi successivi creare una sorta di reazione crociata con l’alimento vettore, fino al punto che anche la somministrazione dell’alimento o degli alimenti sani venga a determinare comunque una risposta immunitaria di 4° tipo. Vediamo, quindi, che anche in questo caso, secondo la nostra opinione, possiamo constatare la presenza di una reazione allergica crociata nei confronti anche di antigeni alimentari, come già osservato in precedenza nella ipersensibilità di secondo tipo, con possibile esito finale in reazioni crociate determinate da alimenti trattati con sostanze chimiche o ormonali. Osserviamo, quindi, che a fronte della classificazione espressa in precedenza dalla European Academy of Allergy, possiamo parlare di altre eventuali situazioni allergiche non nominate nella tabella ufficiale, ma certamente possibili. In seguito vedremo come anche nel campo delle intolleranze, la lista è certamente più lunga di quella della tabella considerata ufficiale. È doveroso ed importante ricordare come fra gli alimenti che più frequentemente possono causare una reazione anafilattica classica di 1° tipo abbiamo gli scampi, il pesce, le uova, il latte vaccino, la soja, il melone, le patate, il glutine, l’aragosta, le noci, il cioccolato, le arance, i mandarini, la senape e le arachidi. Nel caso di risposta allergica la sintomatologia si manifesta dai cinque ai trenta minuti dopo l’assunzione dell’alimento, con manifestazioni limitate ad un solo organo, o coinvolgenti fin dall’inizio tutto l’organismo, con presenza di nausea, vomito, prurito, fastidio e tensione alla gola, formicolii alla faccia ed alla bocca, tremori alle braccia, tachicardia, sensazione di mancanza d’aria e di aumento della temperatura corporea. In più della metà degli individui colpiti si può constatare la presenza di orticaria ed angioedema. In caso di vero e proprio shock anafilattico è presente il vomito, cui fa seguito la diarrea, mentre a livello respiratorio si può avere rinite, grave edema della glottide ed asma. Ma anche questi sintomi così gravi assumono minore importanza rispetto alle manifestazioni cardiovascolari con presenza di ipotensione grave ed aritmie cardiache, fino al collasso durante il quale possiamo avere incontinenza di urine e feci. Generalmente la sintomatologia, soprattutto se trattata con i farmaci necessari, tende a risolversi nell’arco di un paio d’ore, ma in casi particolarmente intensi ed in assenza della necessaria assistenza medica si può avere la morte per edema della glottide, per collasso cardio-circolatorio o per grave aritmia intrattabile nelle prime ore. Ultima cosa da non dimenticare riguarda la particolare sensibilità che sviluppano alcuni individui verso la frutta e la verdura fresca durante il periodo delle allergie da pollinosi, con comparsa di sintomatologie assenti in altri periodi dell’anno. Ricordiamo di rivedere la tabella mostrata nel precedente articolo nella quale ad esempio veniva messo in rilievo come l’allergia alla betulla può essere causa di reazioni crociate con l’assunzione di mele, pesche, prugne, albicocche, pere, noci, nocciole e mandorle. Altra reattività è quella fra l’ambrosia ed il melone e l’anguria. L’artemisia incrocia con il sedano e le graminacee con il pomodoro. Concludiamo segnalando che le ultime due Tabelle (Immagine 4 e Immagine 5), sono secondo noi di notevole importanza: nella prima (Immagine 4) sono descritte le reazioni crociate fra alimenti ed altri allergeni, mentre nella seconda (Immagine 5) abbiamo un utile elenco delle reazioni crociate fra sostanze allergeniche inalanti ed alimentari.

Commenti

Allergie ed Intolleranze bisogna aggiungerci anche aquelle di tipo lavorativo esempio fumi di saldatura..dove spesso in tante ditte NON esistono neppure gli aspirafumi e si è costretti a respirare fumi che contengono varri componenti dannosi..fumi di saldatura conditi da esalazioni di vernici CANCEROGENE mentre si salda o con olio di protezione acciaio, gli stessi elettrodi o filo continuo fondendo lasciono sostanze tossiche che poi vanno ad unirsi a quelle naturali di pollini o intolleranze alimentari modificando quest'ultime con fumi o prodotti chimioci respirati sui posti di lavoro..è posta quest'ultima come domanda è possibile questo sul nostro organismo? Fumi etc. respirati sui posti di lavoro possono alterare ulteriormente intolleranze alimentari e su allergie?Grazie in anticipo per eventuale Vs.risposta. Sergio Morando
Morando Sergio Crocefieschi Genova Malpotremo Lese, 27-04-2011 01:27

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