Puntuale, ecco ancora una volta arrivare il periodo consumista più funesto per il pianeta dopo il Natale: il Black Friday. Manco a dirlo una invenzione degli americani per glorificare la loro magnificenza nella vendita. Il Natale da solo non bastava, dovevano prendere la rincorsa un mese prima aumentando ancora di più l’orgia dello spreco e della devastazione ambientale. La follia del commercio all’ennesima potenza, così potente che contagia chiunque, anche chi in teoria forse dovrebbe porsi qualche domanda prima di approfittarne.
Non è raro infatti trovare magiche offerte anche fra chi si professa ambientalista, alternativo o qualcosa del genere... di fronte al soldo non si guarda in faccia a nessuno, tanto che qualcuno ha pure formulato il direi blasfemo: green friday.
Ma sì, ma cosa ce ne frega, tanto il mondo non ha scampo, quindi almeno guadagniamoci sopra facendo finta pure di essere green.
Del resto se questo è il periodo più conveniente dell’anno perché non approfittarne?
Una misera logica; e più si segue questa scia, anche facendo finta di colorarla di verde, e più non se ne uscirà mai e si peggiorerà sempre.
Altro che Black Friday! Ci sarebbe bisogno di un digiuno da acquisti per almeno un anno; abbiamo già tutto e di più, non sappiamo dove mettere la roba, con case strapiene, isole ecologiche straripanti di cose anche nuove e mai usate, montagne di abiti che cambiamo, convinti anche dalla moda, e che vengono poi inviati in paesi lontani dagli occhi e dal cuore dove verranno bruciati o buttati sulle spiagge a formare dune artificiali. Cellulari e diavolerie elettroniche irresistibili che si cambiano a ritmo infernale e, non contenti del venerdì di lutto, si celebra pure il Cyber Monday, come se non ne avessimo già abbastanza di immondizia elettronica.
Cibo che si spreca sempre di più e senza ritegno ma abbiamo comunque bisogno di comprare e comprare ancora, il che è anche comprensibile poiché quando la vita diventa senza senso e noiosa, l’unica cosa che ci rimane da fare è comprare, sperando in una impossibile felicità da possesso (o ossesso).
Propongo un atto dimostrativo di protesta: in uno dei giorni del periodo nero, si chiudano gli esercizi commerciali almeno per un giorno, non si venda nulla, come se fosse la festa del santo patrono e si metta un bel cartello in vista con scritto: “Sono contro la devastazione del pianeta, sono contro il Black Friday”.
I clienti trovando chiuso l’esercizio commerciale e con questa scritta in contro tendenza, magari inveiranno ma forse si faranno anche qualche domanda. Non importa se sono esercizi commerciali che non propongono sconti o simili, semplicemente diano un segnale forte contro la follia imperante.
Mi si dirà che tanto la gente compra molto on line, vero, ma almeno si dà un segnale, visto che di commercio comunque si tratta.
Anche solo una volta l’anno si potrà tentare di far riflettere qualcuno su qualcosa?
E così ogni anno proprio nel giorno nero, si istituisca la festa nazionale del non commercio. Follia? Di sicuro meno che quella conclamata del Black Crazy Friday.
Inutile dire che il nostro appello è di non comprare assolutamente nulla di scontato che si accosta al Black Friday e comunque ridurre gli acquisti in quel funereo periodo.
Il vero grande potere lo abbiamo noi, ed è quello dell’acquisto: esercitarlo o meno significa cambiare realmente la situazione, senza usare violenza e senza sperare invano nei politici.