«No alla coercizione digitale»: lanciata la petizione

Su change.org è stata lanciata una petizione che sta raccogliendo numerose adesioni, indirizzata a Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, che chiede «di rispettare il diritto a un'esistenza priva di coercizione digitale».

«No alla coercizione digitale»: lanciata la petizione

«Chiediamo al Governo e ai due rami del parlamento italiano di rispettare il diritto a un'esistenza priva di coercizione digitale»: è la frase con cui inizia il testo della petizione lanciata su change.org e indirizzata a Camera, Senato e Presidenza della Repubblica.

«L’articolo 3 della nostra Costituzione attribuisce pari dignità sociale a tutti i cittadini - si legge nella petizione - Non solo, attribuisce alla repubblica il compito: ”di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Questo articolo presuppone con chiarezza il divieto di discriminare nei servizi di base le persone che non utilizzano un determinato dispositivo o piattaforma digitale"».

«Per l’accesso a un numero crescente di servizi siamo costretti a effettuare il login, a registrarci online o a scaricare un’App. Obbligo imposto anche a chi per scelta di vita, etica, religiosa o filosofica rifiuta la “tecnologizzazione” nella propria vita. Ma non solo, si discrimina anche chi per età e/o disponibilità finanziarie non può dotarsi di determinati strumenti o anche solo averne le competenze di utilizzo - prosegue la petizione - Inoltre si è costretti a ogni passo a rivelare i propri dati personali assolutamente non necessari allo svolgimento della maggior parte delle pratiche. E tutto questo per poter usufruire dei servizi che fanno parte dell’assistenza di base! Non deve succedere che l’esercizio dei diritti fondamentali, la partecipazione alla vita sociale e l’uso delle infrastrutture pubbliche (INPS, ferrovie, uffici postali, assistenza medica, scuole) dipendano dal fatto di avere Internet, di portare con sé uno smartphone o di installare una determinata App».

«La coercizione digitale comporta uno svantaggio tangibile e persino la completa esclusione dai servizi - prosegue il testo - Ciò non colpisce solo le persone anziane, povere o malate che non possono utilizzare la relativa tecnologia, ma colpisce anche le persone esperte di tecnologia che sanno come muoversi e non vogliono inviare costantemente dati comportamentali in tutto il mondo, spesso ad aziende private, o installare nuove App in modo casuale sui loro dispositivi. Dobbiamo intervenire adesso e garantire i nostri diritti fondamentali. Il tempo è essenziale perché sempre più servizi analogici che prima erano a nostra disposizione vengono aboliti. Anche se ci piace usare noi stessi la tecnologia, dovremmo comunque lavorare per garantire che ci sia sempre un’alternativa non digitale. Vogliamo andare alla radice del problema: chiediamo al Governo e ai due rami del parlamento italiano di includere nella Legge fondamentale il diritto alla vita senza coercizione digitale!».

QUI è possibile firmare la petizione

 

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