Contrariamente a tutte le previsioni e a quello che poteva sembrare ovvio, il progresso tecnologico al servizio del profitto non sta portando alcun reale benessere all’umanità, dato che l’80% delle persone del mondo non ricco, rispetto al 20% del mondo ricco che le sfrutta, si dibattono fra miseria, disperazione, fame e difficoltà di vario genere. Sono attualmente in corso 56 guerre, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale in poi e siamo sotto la costante minaccia di una apocalisse nucleare che potrebbe polverizzarci in un attimo. E invece di fermare tutto ciò, grazie alle tecnologia, si continua a costruire e comprare armi sempre più letali e mostruose. Come se questo tragico quadro non bastasse, gli stravolgimenti climatici, l’inquinamento e la produzione di rifiuti sembrano inarrestabili.
Eppure ogni giorno veniamo bombardati da "fantastiche" novità tecnologiche e nella vita di tutti i giorni utilizziamo strumenti come le "magiche lampade di Aladino tascabile" che ci consentono di fare cose strabilianti. Ma è tutto oro quel che luccica? Sembrerebbe proprio di no, non solo per le tragiche condizioni in cui abbiamo ridotto il pianeta ma anche per la sofferenza indicibile che provochiamo ai nostri simili e agli animali.
Oltre a questi disastri, la tecnologia del profitto induce le persone a essere sempre più sole e una conseguenza è stata l’eliminazione del concetto di comunità; si riduce sempre di più anche la famiglia visto che i single aumentano vertiginosamente. Tutto pianificato e voluto dal sistema che ci deve vendere qualsiasi cosa e dove appunto il single è il consumatore perfetto.
Ma quando si agisce contando solo su se stessi e si hanno in mano strumenti tecnologici che invece di farci lavorare meno ci fanno lavorare di più, ecco che si ottengono alcuni aspetti negativi, due in particolare: non si è più capaci di organizzarsi e di collaborare. Gli input di ogni tipo, ormai fuori controllo, ci bombardano e non ci consentono di organizzarci adeguatamente e quindi si rimbalza da un impegno all’altro di corsa sotto stress e tutto questo impedisce anche la collaborazione con qualcuno che potrebbe darci una mano. Ma per organizzarci e collaborare (non si intende qui l’organizzazione di una azienda dove si collabora solo perché si viene pagati, anche se pure nelle aziende la disorganizzazione è molto presente) bisogna fermarsi, riflettere, parlare con gli altri, costruire delle soluzioni che richiedono anche del tempo ma è difficile farlo in un mondo che va a centomila all’ora.
Nell’incapacità organizzativa e collaborativa la ovvia conseguenza sarà un carico di lavoro sempre maggiore che a sua volta aumenterà lo stress, che a sua volta provocherà malattie e esaurimenti; infatti i casi di crolli psicologici, burn out e uso di psicofarmaci sono ormai dilaganti.
E quando ci si ammazza di lavoro si produrrà un effetto che viene sottovalutato ma che è ben presente e cioè la dipendenza dallo stress lavorativo. Sembra una follia ma il corpo quando si abitua a qualcosa di malsano, poi sembra non poterne più fare a meno perché riceve comunque input che gli creano dipendenza, non importa se siano negativi.
Quando le persone per anni dicono che sono sotto stress e si ammazzano di lavoro e non fanno niente per cambiare la situazione adducendo questa o quella scusa apparentemente indiscutibile, non stanno facendo altro che continuare ad alimentare la loro dipendenza proprio dallo stress a cui il corpo ormai si è abituato. Non si capirebbe infatti l’assurdità di un tale comportamento malato e autolesionista dove le soluzioni sembrano non esserci mai. Ma le soluzioni per uscire da questo tunnel ci sono, però si dovrebbe quantomeno diminuire l’utilizzo della fanta-tecnologia, riprendere a usare il proprio cervello e costruire alternative reali di società a misura di persona e dove la tecnologia sia al servizio della tutela delle persone e dell’ambiente. Utopia? Realizzare questo tipo di società è molto meno utopico e più fattibile di qualsiasi altra ipotesi che non ci sta portando ormai da tempo nulla di buono se non catastrofi, sfruttamento di ambiente e persone, inquinamento e guerre.
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LETTURE UTILI
-Ti sei mai chiesto perché è così difficile cambiare anche se lo vorresti fortemente?
-Pensi che per cambiare servano necessariamente tanti soldi?
-Perchè le persone, dalla coppia in su, quando si mettono insieme con l’obiettivo di realizzare un miglioramento della loro vita, spesso si scontrano con vari problemi e difficoltà?
-Vorresti costruire una progettualità individuale o insieme agli altri e non sai da dove iniziare e chi coinvolgere?
-Credi di non essere all’altezza delle tue aspirazioni e pensi di non saper fare niente altro se non quello che hai sempre fatto?
-Dubiti delle tue qualità e capacità perché non sei mai stato ascoltato o valorizzato?
-Vorresti finalmente cambiare lavoro e fare le attività che hai sempre sognato?
-Vorresti fare tutto questo tutelando anche persone e ambiente quindi dando un futuro a te stesso, ai tuoi figli e nipoti e al resto dell’umanità?
Nel libro di Paolo Ermani troverai le risposte a queste domande e molto altro, che ti serviranno a intraprendere i tuoi progetti di cambiamento, a vivere bene risparmiando tempo, lavoro, stress, soldi, libero da convenzioni, credenze e frustrazioni che ti impediscono di realizzarti pienamente e di collaborare in maniera costruttiva con gli altri.