Questo non è un vero e proprio annuncio.
Ho scoperto per caso "il cambiamento". E a colpirmi è stato il sottotitolo "dal virtuale al reale".
Che dire, che dirvi. Io ho smesso da anni di essere "virtuale". Mi ritrovo, nel mezzo del cammino della mia vita, in un mondo di ragazzi, ragazze, uomini, donne, che camminano con la testa china sul cellulare. Che non comunicano più. Che non sanno più parlare, più conversare, che non hanno più identità. Capaci solo a farsi bombardare dal vuoto della non informazione, dall'illusione della (non) condivisione, solo capaci di comunicare con un linguaggio oramai morto, vuoto. E' morta la lingua italiana, è morto il dialogo,è morta la capacità di guardarsi negli occhi, è morta la capacità di vivere con lentezza, silenziosamente, guardando la natura, contemplandola. Ascoltando il silenzio, il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli e delle cicale, il suono o il sussurro di una voce vicina. Gli unici suoni attorno a noi sono le notifiche dei maladetti cellulari. Io mi guardo attorno a volte con terrore, a volte con rassegnazione. Rassegnazione perché questa droga spacciata come innovazione, come tecnologia utile, in realtà sta solo intrappolando la razza umana. E i produttori lo sanno, bombardandoci di spot, di idiozie, di difesa dell'indifendibile. Avete mai visto lo spot su leggere? Sul disegnare? Sul coltivare un giardino? Sul guardare il tramonto? Sull'andare in bici? No e mai più li vedrete. Solo macchine e cellulari. Il mondo perfetto per un popolo di morti. Io sono sereno e sto bene, vivo senza questi aggeggi, mi godo il silenzio, la natura, le stelle, le letture. Non ho bisogno di digitare o di condividere o di informarmi. Perché l'informazione, quella vera, non è certo quella dentro quello stupido vetro. Dietro quello stupido vetro c'è solo la morte dell'anima. Se qualcuno mi dovesse scrivere, prima o poi leggerò.
DAMIANO, cosmadamiano@protonmail.com
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di DAMIANO18-11-2020
Nord
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