di
Lucia Russo
16-03-2012
In nome di 900 vittime, si ribadisce a Genova l’impegno di contrasto alla criminalità organizzata in una giornata tradizionalmente organizzata il 21 marzo, primo giorno di primavera, e anticipata quest'anno a sabato 17 marzo per favorire la massima partecipazione. Il coordinatore provinciale su Catania, Giuseppe Strazzulla ci parla di Libera in Sicilia.
Domani 17 marzo, novecento vittime delle mafie saranno ricordate per nome e cognome dal grande corteo che attraverserà la città di Genova. Decine di migliaia di giovani e le delegazioni dei partecipanti si attendono da ogni parte d'Italia per il concentramento che da piazza Vittoria sfilerà fino a Piazza Caricamento, presso il Porto Antico.
Sarà il momento d’avvio della XVII edizione della 'Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie' organizzata nel capoluogo ligure dalla rete Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie insieme ad Avviso Pubblico, Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, in collaborazione con la Rai Segretariato Sociale e Rapporti con il Pubblico, con il patrocinio del Comune di Genova la Provincia di Genova, la Regione Liguria, la Provincia di Savona e sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
“Saremo a Genova – ha detto il Presidente nazionale Don Ciotti - per rinnovare un deciso no alle mafie, alle corruzioni morali, alle ingiustizie sociali e agli egoismi che le alimentano. Genova è stata definita porta d'Europa, una porta aperta all'incontro fra le genti. Facciamo in modo che sia anche una porta sbattuta in faccia alle mafie, all'illegalità e alla corruzione”.
Si ribadisce così l’impegno di contrasto alla criminalità organizzata in una giornata tradizionalmente organizzata il 21 marzo, primo giorno di primavera, e anticipata quest'anno a sabato 17 marzo per favorire la massima partecipazione di quanti arriveranno da ogni parte d'Italia. Centinaia di bus, due treni speciali dalla regione, uno da Ventimiglia e uno da La Spezia, promossi dall'Assessorato Regionale ai Trasporti. Conferenze, eventi e spettacoli si avvicenderanno nel programma dell’intera giornata.
Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, nata il 25 marzo 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia, è ora un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità.
La legge sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei suoi impegni concreti. Riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale, nel 2008 è stata inserita dall'Eurispes tra le eccellenze italiane.
La Giornata approda quest’anno nella capitale ligure sotto lo slogan Genova, porta d’Europa, oltre che per un turnover tra luoghi di ogni parte d’Italia, in quanto terra con due comuni – Bordighera e Ventimiglia - freschi di scioglimento per infiltrazioni mafiose; un territorio che dimostra una presenza delle mafie al Nord vecchia ormai di 50 anni. La mafia, o per meglio dire le mafie, al nord d’Italia, sono ormai un fatto conclamato come da tempo lo è l’esistenza di una dimensione internazionale del fenomeno criminale.
Nella lotta alla mafia, la confisca dei beni e la loro destinazione a usi sociali rappresentano una delle armi più temute. La regione con il più elevato numero di beni confiscati è la Regione Sicilia (seguita dalla Lombardia al 2° posto) e al coordinatore provinciale su Catania, Giuseppe Strazzulla, chiediamo di dirci qualcosa di più sull’efficacia e le criticità di questo strumento procedurale.
“L’ essere privati dei propri beni è una sanzione temuta dai mafiosi più che il carcere, come attestano le intercettazioni telefoniche. Un primo ostacolo alla sua applicazione è la mancanza di un elenco chiaro e completo su quali beni siano stati tolti, su dove si trovino e da quando. Il secondo è la lentezza burocratica, cui si spera, ovvierà l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la cui attività diventa operativa grazie a un recente decreto.
Nel coadiuvare l’Autorità giudiziaria dal momento del sequestro dei beni fino alla confisca definitiva, anche le prefetture agiranno a supporto. Alla sede nazionale di Reggio Calabria, si è appena aggiunta quella di Palermo, anche se il personale impiegato è comunque esiguo: circa trenta persone”.
A Giuseppe Strazzulla, rivolgiamo ancora alcune domande.
Che cosa fa concretamente Libera, ad esempio a Catania?
Una delle nostre sei officine in cui organizziamo l’attività è specificatamente dedicata ai beni confiscati. Libera accompagna la nascita delle cooperative sociali che gestiscono in comodato d’uso i terreni confiscati alla mafia. A Catania esistono due cooperative. Ritornando alla dimensione burocratica, ultimamente ci ha dato molta soddisfazione il Tavolo Tecnico tenuto con la Prefettura di Catania e la Procura della Repubblica per la discussione su alcune criticità della legge antiracket. Promuoviamo inoltre la nascita di presidi, cioè iniziative di gruppi di persone, come di recente nati in due scuole della provincia.
A che punto è la Sicilia? Quale status ha la lotta alla mafia a Catania? Equivale a quella di Palermo?
Catania è una piazza difficilissima; per certi versi anche più di Palermo, dove il fronte antimafia è più consistente, riconoscibile, concreto. Qui, la percezione netta è che l’ambiente sia molto più vischioso. Per anni non abbiamo avuto un riscontro da parte dei rappresentanti istituzionali. Oggi però raccogliamo segni di condivisione sia in Prefettura sia da parte del nuovo Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi, il quale ha chiesto egli stesso di visitare i beni confiscati convocando in procura l’Officina Ambiente di Libera.