di
Daniela Sciarra
15-10-2010
Domani è la Giornata Mondiale per l'Alimentazione, ma gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sembrano ancora un miraggio. 1 billion, mille milioni, è il numero di persone che ancora oggi soffrono di fame. Lo stesso numero che ha dato il nome alla campagna di raccolta firme indetta dalla Fao per combattere la fame nel mondo e che ancora per tutto il mese di ottobre è possibile firmare.
In questi giorni, ormai a ridosso della 30° Giornata mondiale dell'Alimentazione, alla sede della Fao a Roma, il tavolo di lavoro del Comitato per la sicurezza alimentare sta affrontando molti temi a cominciare dall’aumento del costo del cibo a livello internazionale che riduce fortemente l’accesso ai prodotti alimentari nei Paesi più poveri e dal land grabbing, ossia la svendita delle terre ai privati con il conseguente impoverimento dei piccoli produttori agricoli. Basti considerare che solo nello scorso anno sono stati venduti a privati circa 45 milioni di ettari di terra, un’estensione pari a quella della Svezia.
Ma ad aprire il tavolo e i confronti sul tema della fame sono ancora i numeri, agghiaccianti, delle persone che non hanno accesso al cibo.
1billion: è questo il numero delle persone, bambini in primis, che soffrono di fame. Da 1 miliardo e 300 milioni di persone del 2009, si è passati ai 925 milioni di oggi. Ma questa piccola riduzione, seppur incoraggiante, non è affatto sufficiente: la distribuzione iniqua del cibo è un problema ancora troppo radicato e costringe milioni di persone a condurre una vita senza dignità.
Nella 30° Giornata Mondiale dell’Alimentazione, in calendario per domani - sabato 16 ottobre -, non si potrà allora che evidenziare il dato negativo che l’obiettivo del dimezzamento della sottonutrizione dell’umanità entro il 2015 è disatteso.
La Fao chiede maggiori investimenti nella produzione agricola e nel rilancio delle zone rurali nei Paesi in via di sviluppo e ricorda che in Bangladesh, Cina, Etiopia, India, Indonesia, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo si concentrano circa i 2/3 degli affamati.
Secondo la Fao, infatti, nei Paesi sottosviluppati e in via di sviluppo, si deve investire nell’agricoltura e rendere operativi i programmi di assistenza e stimolare attività che producano reddito. Il tutto nell’ottica di uno sviluppo sostenibile che tenga conto di una più equa distribuzione delle risorse di cibo e acqua sulla Terra.
L’Oxfam Italia, che è parte dell’omonima rete di Ong internazionali specializzata in aiuto umanitario e progetti di sviluppo in oltre 99 paesi per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia, ricorda che l’Italia non può permettere che, a causa del mancato aiuto, più di 21 milioni di persone siano condannate a fame e malnutrizione. L’Italia, essendo membro del G8, del G20 e sede delle agenzie ONU dedite all’agricoltura e alla sicurezza alimentare, deve fare la sua parte nella lotta alla fame anche migliorando la coerenza delle sue politiche.
Per firmare la petizione www.1billionhungry.org