26 marzo, doppio appuntamento da non perdere. All'Ora della Terra, il grande evento globale WWF per la lotta al cambiamento climatico che dalle 20.30 alle 21.30 spegnerà luoghi simbolo ed edifici privati in più di 130 Paesi del mondo, si affianca la grande manifestazione di Roma contro il nucleare e a favore dell'acqua pubblica in vista dei referendum indetti per il 12 e 13 giugno prossimi. Di seguito gli appelli delle associazioni.
WWF alla manifestazione nazionale per i referendum
Stefano Leoni: “Non lasciamo il futuro del paese in mano ai privati”
Fulco Pratesi: “Riaffermiamo la pubblica utilità su scelte fondamentali per il nostro futuro, come sancito dalla nostra Costituzione”
“Non farti prendere per il naso, ai referendum vota sì ”: è lo slogan del WWF che domani, con attivisti e rappresentanti istituzionali, parteciperà alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma (a partire dalle 14.00 da piazza della Repubblica), promossa dal popolo dell’acqua, che renderà evidenti le ragioni di tutti/e coloro che voteranno “Si” ai referendum sulla privatizzazione della gestione dei servizi idrici (non giustificata da alcun dato sul miglioramento dell’efficienza) e sulla riapertura dell’avventura nucleare (rimessa in discussione in tutto il mondo dopo il gravissimo disastro di Fukushima ).
Saranno presenti il presidente onorario Fulco Pratesi e il presidente nazionale Stefano Leoni, insieme agli attivisti WWF camuffati con nasi da Pinocchio, a piedi e sui pattini: il burattino è il simbolo della Campagna che il WWF lancerà da domani per sostenere il voto ai Referendum del 12 e 13 giugno con lo slogan “Ai referendum vota Si, Non farti prendere per il naso”.
Per il WWF sarà una giornata particolarmente intensa di mobilitazione su scelte fondamentali per un futuro sostenibile: domani scatterà, infatti, Ora della Terra – Earth Hour, evento globale del WWF che anche in Italia vedrà spegnere i monumenti simbolo di centinaia di città. L’appuntamento centrale romano è a Piazza Navona dalle 20.30 alle 21.30 con lo spegnimento della fontana dei Quattro fiumi del Bernini, che insieme al Colosseo, celebrerà l’evento.
Con la partecipazione alla manifestazione per i referendum il WWF vuole denunciare le mistificazioni di chi nel Governo e nel Parlamento dice di voler fare gli interessi del Paese non avendo risolto il problema della sicurezza delle centrali nucleari (tra l’altro l’Italia sceglie la tecnologia EPR di impianti terza generazione, che ha gravi problemi di sicurezza, come confermato dalle Authority specializzate di Francia, Inghilterra e Finlandia), non avendo idea di come e dove smaltire le scorie radioattive e rilanciando la privatizzazione dei servizi idrici, che non migliora la qualità della gestione del ciclo dell’acqua ma i costi a carico degli utenti: il WWF ricorda che laddove c’è in Italia una gestione privatistica ha fatto scendere gli investimenti sulla rete idrica del 66%, mentre le tariffe sono aumentate del 60%.
“In assenza di un Piano energetico, o almeno di una strategia energetica, che doveva vedere la luce entro il dicembre del 2008, e di seri programmi di intervento nazionale che arginino lo scandalo della dispersione complessiva del 30% degli acquedotti italiani, il Governo e la maggioranza che lo sostiene non solo aprono ai privati ma vorrebbero affidarsi completamente a loro su scelte fondamentali per il futuro del Paese”, commenta Stefano Leoni, presidente del WWF Italia.
“Con i 3 Sì ai referendum i cittadini potranno cancellare definitivamente le norme che stanno costringendo l’Italia ad una rotta pericolosa. Occorre difendere i principi garantiti dall’art. 41 della Costituzione che sancisce l’utilità sociale in modo preminente rispetto alla proprietà privata. Non possiamo permettere che le scelte nei settori strategici, quali quelli dei servizi energetici ed idrici, vengano sottratti alla logica della pubblica utilità e che i beni comuni siano negati con l’arroganza di chi sta spingendo verso un futuro incerto” - commenta Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF Italia.
Il comitato referendario Acqua Bene comune il 26 marzo in piazza per l'Acqua Bene Comune
La manifestazione del 26 marzo 2011 (partenza corteo ore 14 - Piazza della Repubblica, ore 17 concerto in Piazza San Giovanni) è stata promossa dal Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune per sostenere il Sì ai referendum per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, il Sì per fermare il nucleare e per la difesa dei beni comuni, dei diritti e della democrazia. Sin dall’inizio, la manifestazione si è caratterizzata per essere luogo aperto e partecipato per coloro che si ritrovano in questi temi, per un’altra idea di modello produttivo e sociale, basato sulla possibilità di decidere da parte delle comunità locali. In tutte queste istanze è implicito l'impegno per la pace e contro ogni intervento militare come risoluzione delle controversie tra popoli e stati. È quindi benvenuta e naturale la partecipazione delle donne e degli uomini che si fanno portatori di valori legati alla vita, ai diritti e alla pace.
È tuttavia improprio far passare la manifestazione del 26 di marzo come una manifestazione unicamente e strettamente legata agli ultimi accadimenti in Libia.
La manifestazione del 26 marzo rimane quella che parte dalla battaglia per affermare l’acqua bene comune e per vincere i referendum. Un percorso in connessione con gli altri beni comuni, con i diritti, con la democrazia, con la pace. Per questo sarà una grande festa delle donne e degli uomini che vogliono tornare a decidere su temi che riguardano tutte e tutti.
GREENPEACE: in 130.000 abbiamo chiesto al Ministro Maroni di accorpare il referendum con le amministrative di maggio
Ma gli "interessi nucleari" hanno prevalso: il referendum è stato fissato il 12 e 13 giugno. Il loro tentativo di disincentivare la partecipazione democratica va avanti.
Facciamo capire al Governo che non ce la faranno a fermarci. Facciamo sentire la nostra voce: partecipiamo alla manifestazione nazionale contro il nucleare questo sabato 26 marzo a Roma.
Qui a Greenpeace scenderemo tutti in piazza: unisciti a noi!
Appuntamento:
sabato 26 marzo, a Roma in Piazza della Repubblica (davanti a Santa Maria degli Angeli), ore 13.
Indossa una t-shirt, un cappello, una sciarpa verde e unisciti al nostro corteo.
Ieri il governo ha inventato anche un altro trucco: la moratoria di un anno sul nucleare. Una truffa per darci a intendere che del referendum non c'è più bisogno. Ma è certo che soltanto con il nostro voto spazzeremo via il nucleare dall'Italia.
LEGAMBIENTE in piazza sabato 26 marzo per invitare tutti i cittadini ad andare alle urne il 12 e 13 giugno
Ecco le ragioni per votare Sì
Cogliati Dezza: “Aiutiamo il governo nella sua pausa di riflessione”
Legambiente è tra le associazioni che hanno costituito i comitati referendari “Vota Sì per fermare il nucleare” e “2 Sì per l’acqua bene comune”. Sabato 26 marzo sarà in piazza per spiegare tutte le ragioni dei sì e sollecitare i cittadini ad andare alle urne il 12 e 13 giugno.
“Sul nucleare - dichiara il presidente dell’associazione ambientalista Vittorio Cogliati Dezza - aiutiamo il governo nella sua pausa di riflessione, esprimendo chiaramente il nostro rifiuto sul rilancio dell’energia atomica. Le centrali sono pericolose, costose e non servono all’Italia.
Siamo contrari, inoltre – aggiunge Cogliati Dezza - all’obbligo di privatizzazione del servizio idrico nel nostro Paese, perché l’acqua è un bene comune e il suo utilizzo deve rispondere a criteri di pubblica utilità. Il decreto Ronchi va modificato, considera erroneamente la gestione privata come la soluzione di tutti i mali e minaccia quelle gestioni pubbliche che hanno garantito un servizio efficace, efficiente ed economico”.
Più che privatizzare il sistema idrico, occorre, infatti, risolvere i numerosi problemi del servizio idrico in Italia, dove il 33% dell’acqua potabile si perde nelle reti colabrodo di trasporto e di distribuzione tanto che, in alcune regioni, l’accesso è razionato e irregolare nei mesi estivi. Manca un’autorità pubblica, autorevole e indipendente che controlli che le gestioni idriche rispondano ai criteri di un uso socialmente equo e ambientalmente sostenibile. Mancano politiche di efficienza e risparmio e l’adozione di tecnologie appropriate come il riuso delle acque reflue depurate per l’irrigazione e le lavorazioni industriali. Per garantire a tutti il diritto all’acqua, è necessario adottare un sistema tariffario che scoraggi gli sprechi e recuperi risorse per migliorare il servizio. Si calcola che il 30% degli italiani scarica i suoi reflui nei fiumi, nei laghi e nel mare senza depurazione e 9 milioni di abitanti (pari al 15% del totale) non sono serviti dalla rete fognaria.
Per quanto riguarda il nucleare, Legambiente sottolinea la preoccupante incoerenza delle dichiarazioni rilasciate da politici e tecnici nuclearisti in seguito all’incidente giapponese.
A cominciare dal neopresidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare Umberto Veronesi, che il giorno stesso del sisma e dello tsunami diceva: “Le centrali nucleari sono sicure, e buona parte delle critiche vengono da un’ideologia antinuclearista che si basa su dati falsi”. Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo dichiarava, invece, il 12 marzo di trovare “offensivamente strumentale e macabra la polemica sul programma nucleare italiano, immancabile e di pessimo gusto dinanzi alle distruzioni, alle oltre mille vittime già accertate e alle migliaia di dispersi”. E a distanza di tre giorni, dopo le esplosioni dei reattori 1, 2 e 3 della centrale di Fukushima aggiungeva: “Attualmente pare che sia cominciato un principio di fusione del nocciolo di uno dei quattro reattori della centrale di Fukushima. Si tratta di un principio, quindi qualcosa di assolutamente limitato”.
“Il disastro naturale avvenuto in Giappone è un evento che in Italia sarebbe improducibile” commentava il ministro allo Sviluppo economico Paolo Romani, il 14 marzo. “In tema di nucleare stiamo ancora pagando la paura del 1987. E continueremo a pagarla in termini di oneri in bolletta, di mancata crescita, di ritardo tecnologico e di gap strutturale e culturale. Non ci possiamo permettere una nuova paura, non in questa fase”. Per poi aggiungere due giorni dopo: “Quello che è successo in Giappone, un momento di riflessione lo impone, il sistema Paese, il governo, i tecnici devono fermarsi un attimo e capire cosa sia meglio fare”. Fermo restando la volontà del governo di cancellare le rinnovabili dal futuro dell’Italia proprio perché metterebbero a rischio gli investimenti nel nucleare.
Tra le molte perle di saggezza elargite senza vergogna dall’inizio dell’emergenza nucleare (raccolte da Legambiente e consultabili sul sito www.legambiente.it) vale la pena di riportare anche le parole del fisico Antonino Zichichi: “La tecnologia moderna è intrinsecamente sicura. E il fuoco nucleare è come un fiammifero sempre acceso che nessuno può spegnere”.
Proprio per questo, secondo Legambiente il nucleare è pericoloso, come dimostrano, purtroppo, la tragedia giapponese di Fukushima e il disastro di Cernobyl, e non esiste tecnologia che possa escludere il rischio di gravi incidenti con fuoriuscita di radioattività. Le centrali, inoltre, rilasciano radioattività nell’ambiente anche nel normale funzionamento, senza incidenti. L’agricoltura rischia di essere pesantemente penalizzata e i bambini che abitano nelle vicinanze corrono maggiori rischi di contrarre la leucemia, come dimostra un’indagine epidemiologica tedesca che rileva una dipendenza dell’insorgenza di patologie infantili (bambini da 0 a 5 anni) dalla vicinanza alla centrale.
Lo smaltimento definitivo delle scorie, poi, è un problema irrisolto e non da poco. Queste restano radioattive per decine di migliaia di anni e non esiste attualmente al mondo un deposito definitivo per smaltirle in sicurezza per un periodo così lungo.
Su costi, risparmio e riduzione delle importazioni di energia sono state dette molte falsità. L’elettricità dall’atomo, considerando anche lo smantellamento delle centrali e lo smaltimento delle scorie, costa più delle altre fonti di energia. Per un nuovo reattore ci vogliono almeno 7 miliardi di euro. Il nucleare non ridurrà in modo significativo le importazioni di petrolio, carbone e gas, perché produce solo elettricità (il 25% dei consumi energetici italiani) e non può essere usato per riscaldare gli edifici, alimentare il settore dei trasporti, produrre calore per l’industria. I posti di lavoro prodotti sarebbero pochi: circa 3.000 per il periodo di costruzione di una centrale, ridotti a 300 nella fase di esercizio. Inoltre, le centrali utilizzano l’uranio, una materia prima che dobbiamo importare e in via di esaurimento. Infine, la legge approvata nel 2009 consente al governo di usare l’esercito per imporre al territorio la costruzione delle centrali nucleari, con il rischio inevitabile di conflitti istituzionali e sociali.