A scuola meglio andarci con i vestiti firmati piuttosto che con le treccine blu...

La preside di una scuola napoletana ha impedito l’ingresso a uno studente che aveva le treccine blu, ritenendolo un affronto al decoro. Davvero strano che ci si indigni per una cosa del genere ma non per i capi firmati che i ragazzi si fanno comprare in eterna gara fra loro...

A scuola meglio andarci con i vestiti firmati piuttosto che con le treccine blu...

La preside di una scuola napoletana ha impedito l’ingresso a uno studente che aveva le treccine blu, ritenendolo un affronto al decoro. Davvero strano che ci si indigni per una cosa del genere ma non per i capi firmati che i ragazzi si fanno comprare in eterna gara fra loro; e se non li hanno, si sentono discriminati. Oppure per le spese assurde che gli studenti devono sopportare per libri che cambiano costantemente e per i vari gadget scolastici, comprati a causa di una martellante pubblicità che aggredisce lo scolaro consumatore e il suo genitore consumatore.

Non ci si indigna per gli studenti che vengono portati e ripresi con le auto fin sotto le scuole anche se abitano a trecento metri, perché “non si sa mai”. Non ci si scandalizza per scuole che crollano a pezzi, con sprechi energetici e idrici di ogni tipo con conseguenti montagne di soldi buttati dalla finestra e mancanza addirittura dei materiali basilari per la didattica. Tutto ciò per la preside è meno grave e scandaloso di un ragazzino che si fa le treccine blu. 

Una storia del genere farebbe sbellicare dalle risate uno scolaro inglese, tedesco o danese, luoghi dove la gente va vestita o acconciata come le pare perché da quelle parti il medioevo è stato superato da un pezzo. Anzi, vestirsi come si vuole, senza ovviamente offendere nessuno o risultare osceni, è espressione anche di creatività.

La preside, nella sua crociata moralista, tra l’altro va pure contro la sacra moda italiana che va sempre a caccia di vestiti e acconciature eccentriche. Infatti nelle pubblicità si vedono abbigliamenti e acconciature che vanno assai oltre il ridicolo; eppure, essendo la moda un'entrata sacra per il nostro PIL non si mette in discussione nulla, nemmeno vestiti assurdi e carissimi.

Ma lo scandalo non è certo indossare capi stravaganti, bensì che qualcuno li compri pagandoli migliaia di euro dopo che sono stati fabbricati in qualche paese lontano, con paghe da fame per i lavoratori e rivenduti a peso d’oro. E proprio sul dress code la preside ha poi ribadito un concetto che ancora di più dimostra quanto in Italia siamo rimasti indietro e prigionieri degli aspetti esteriori:

“Potranno (gli studenti nda) mai andare a lavorare in bermuda o con l'ombelico scoperto o con treccine blu elettrico? Non credo proprio. Un giorno saranno avvocati, infermieri, medici, artisti, bancari e sapranno che esistono regole da rispettare, sapranno cos'è un dress code".

Si vede che la signora non ha viaggiato molto, perché proprio in tanti paesi, soprattutto nel nord Europa dove la chiesa Cattolica e il bigottismo non hanno infierito drammaticamente come da noi, la gente va al lavoro vestita come vuole e nessuno dice nulla, anche perché la preparazione o le capacità di un lavoratore non si vedono certo dal taglio di capelli o se in ufficio ci si va in bermuda.

Forse chi ha preso la decisione finita sui media non si rende nemmeno conto che per rispettare il dress code le persone sono costrette a indossare uniformi senza le quali sarebbero ingiustamente discriminate, così come lei ha fatto con il ragazzino dalle treccine blu.

Tra l’altro è interessante notare come citi gli artisti che, così come molta gente che fa i soldi, tra cui  manager ricchissimi, vanno al lavoro o vivono vestendosi in maniera eccentrica o come vogliono, senza che nessuno avanzi obiezioni.

Al multi mega miliardario Zuckenberg qualcuno si sognerebbe mai di dire che non è decoroso andare al lavoro con la felpa a cappuccio? O che è addirittura una mancanza di rispetto? Quindi non si tratta certo di decoro ma la solita potenza del denaro: se hai i soldi ti puoi permettere quello che ti pare e anzi diventi pure un modello di eccentricità da seguire. I soldi parlano e vincono sempre, altro che dress code…..

Che la scuola convenzionale sia ormai "fuori tempo" lo si sa e questi episodi non fanno che rafforzare questa consapevolezza. Sempre più persone scelgono scuole alternative oppure decidono di passare a scuole parentali, per educare in nome della libertà di espressione, primo elemento che deve essere garantito ai ragazzi e ragazze per renderli adulti e indipendenti e non automi.

Come sarebbe bello un paese dove non si viene giudicati o discriminati per il colore della pelle, il vestito che si indossa o l’acconciatura che si ha. Laddove vige il conformismo, proprio le persone considerate “rispettabili” e decorose sono poi quelle che spesso fanno le peggiori nefandezze. La cosa migliore sarebbe un bell’atto di solidarietà al ragazzo napoletano in nome della libertà di espressione; tanti studenti si facessero le treccine o i capelli blu, così da far capire che il vero decoro è rispettare le idee e manifestazioni altrui, se queste non creano violenza contro qualcuno. La preside se ne faccia una ragione, siamo nel 2019 non nel 1019.

 

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