di
Sabrina Bachini
25-11-2010
Scale, marciapiedi, intercapedini e gradoni. Le nostre città diventano un percorso a ostacoli per i 'disabili' e il completo abbattimento delle barriere architettoniche è ancora una meta lontana. Per capirlo, immaginiamo la giornata tipo di una persona disabile a Roma.
Senso civico, solidarietà e abbattimento delle barriere: queste componenti sono le fondamenta portanti per la costruzione della società.
Nel 2010 l'Italia non è ancora riuscita a tenere il passo con le altre nazioni europee per quanto riguarda l'abbattimento delle barriere architettoniche che impediscono alle persone disabili di usufruire delle strutture e dei servizi come dovrebbero. Esistono ancora dei limiti per queste persone, nonostante il governo prometta di stanziare fondi per la costruzione di strutture per la risoluzione del problema.
Il nostro Paese si conferma sempre 'il fanalino di coda' della Comunità Europea, restando arretrato sotto molti punti di vista. Non esistono fondi sufficienti, a fatica vengono varate leggi in merito, non vengono realizzate sufficienti strutture accessibili a tutti e persino i mezzi pubblici, spesso, non possiedono la pedana per consentire l'entrata a persone disabili.
Bisognerebbe essere presenti e cercare di muovere le coscienze di chi ha potere di cambiare questa situazione e ha la colpa di non volerlo fare. Perché se si vuole si può.
Immaginando la giornata tipo di una persona disabile, ci si può rendere conto di quanto si deve 'lottare' per sopravvivere.
Come accennato sopra, a Roma i mezzi pubblici non sono ancora dotati delle strutture sufficienti affinché tutti possano accedervi. Per arrivare a San Pietro, ad esempio, occorre fare un percorso diverso da quello che di solito si consiglia di fare. Non ci sono ascensori e montascale nella stazione della metropolitana più vicina per giungere a Città del Vaticano. Sulla linea A sono attualmente in servizio solo 39 treni attrezzati anche per il trasporto di disabili su sedia a ruote, dotati di avvisatore acustico di fermata e sistema automatico di apertura/chiusura porte in sicurezza, ma dovrebbero esisterne di più e da più tempo.
Sono solo 11 le stazioni della linea A dotate di percorsi e mappe tattili per i disabili visivi, le restanti 15 sono dotate solo di un codice di arresto pericolo lungo la banchina. Tutti gli ascensori presenti sono dotati di pulsantiera in Braille, di annunciatore di sintesi vocale (italiano/inglese) che informa sulle varie fasi di funzionamento e sul piano servito, mentre sono installati impianti montascale nelle tre stazioni prive di ascensori.
Purtroppo, però, questi ascensori spesso non sono funzionanti e non hanno il pulsante di chiamata attivo. L'ascensore esterno della stazione Subaugusta è quasi sempre fuori servizio. Un disabile che deve prendere la metropolitana da lì, è costretto spesso a restare fuori senza riuscire a comunicare con il personale di servizio per accedere ai treni della metro. In questo caso, ci deve essere una persona di accompagno che possa scendere al gabbiotto al piano di sotto, chiamare il personale e farsi aiutare.
Capita che i responsabili della stazione Subaugusta lavorino al capolinea Anagnina, per cui devono arrivare da lì, capire il problema per cui non funziona il pulsante di chiamata dell'ascensore e quindi risolverlo. Il tempo minimo che passa per effettuare tutte queste operazioni è di almeno 30 minuti. E non sempre si ha la fortuna di trovare qualcuno nei gabbiotti delle stazioni della metropolitana.
Le stazioni della linea B, invece, sono tutte dotate di ascensori e montascale, tutte provviste di mappe tattili e di ascensori con pulsantiera in Braille e annunciatore di sintesi vocale. Ma è ancora in fase di attuazione un piano per l'installazione ex novo o l'adeguamento di percorsi tattili e mappe, secondo il modello realizzato nella stazione Manzoni. È ancora in corso il progetto di ristrutturazione del 'nodo Termini' secondo i criteri di accessibilità sicurezza. Questo progetto doveva essere già stato attuato, ma i tempi di realizzazione e di attesa sono sempre infiniti. E questo crea molte difficoltà di accesso dalla linea A alla B.
Molti autobus non sono dotati di pedane per consentire il facile accesso ai disabili sulla sedia a ruote; i pochi che ci sono fanno un percorso limitato al centro di Roma, mentre la periferia è scarna di bus attrezzati.
Il problema si estende anche alle abitazioni e ai negozi. Molti palazzi, soprattutto quelli costruiti prima del 2000, spesso non hanno l'ascensore fino alla fine della rampa delle scale, impedendo al disabile di arrivare al piano terreno senza dover trovarsi di fronte una serie di gradini che dividono il piano con l'accesso esterno.
Per quanto riguarda i mezzi di locomozione, anche molte compagnie aeree presentano difficoltà.
Un disabile che prenota un biglietto aereo, spesso, è costretto ad attendere giorni interi per avere la conferma della prenotazione del posto. Si deve sempre comunicare agli addetti della compagnia l'imbarco della sedia a ruote e attendere la conferma della disponibilità e della presenza di posti (ogni aereo, normalmente, ha solo 2 posti a disposizione per i disabili). L'attesa si prolunga al momento della comunicazione, da parte dell'agenzia viaggi alla compagnia, per il bisogno di accompagno di cui necessita la persona disabile per accedere all'imbarco in areo dalla postazione del check in.
Gli aeroporti sono dotati di pullman che agevolano l'ingresso all'area imbarco, ma spesso il conducente si fa attendere oppure costringono la persona ad entrare con un largo margine di anticipo, costringendo la persona a stancarsi e a non poter usufruire di nessuna struttura per poter passare il tempo in attesa della partenza del volo.
Basterebbero alcune regole di buona condotta e sicuramente più fondi a disposizione per l'abbattimento di queste barriere, insieme al senso civico e alla sensibilità che deve essere in ognuno di noi per far presente questo 'limite' che ancora caratterizza negativamente il nostro paese. In questo modo non ci saranno più quelle situazioni di disagio e gli spiacevoli inconvenienti che continuano pesantemente a voler sottolineare il differente 'trattamento' fra le persone meno fortunate e quelle che invece non si domandano nemmeno se esiste questa realtà.