di
Flora De Carlo
24-04-2012
Il racconto a lieto fine della lotta dei cittadini della Rete civica per l’acqua pubblica Ato3 della provincia di Napoli, impegnati da diversi anni contro l'aumento delle tariffe dovuto alla privatizzazione del servizio idrico e per un’acqua 'bene comune'.
Spesso vedono noi meridionali come persone lamentose, poco autocritiche, incapaci di modificare il corso degli eventi.
E invece anche qui ci sono le battaglie, anche qui gli eroi, e anche qui a volte vince chi è dalla parte giusta.
E dalla parte giusta c’è chi crede nell’importanza della condivisione del bene pubblico e nella forza della società civile. Come nel caso dei cittadini della Rete civica per l’acqua pubblica Ato3 della provincia di Napoli, impegnati da diversi anni nella battaglia per l’acqua come bene comune.
Una storia infinita, che però ha avuto fine. È quella che da anni portano avanti comitati di cittadini di alcuni comuni nell'area Sarnese-Vesuviana per riappropriarsi della gestione dell’acqua, contro i rincari ingiustificati delle bollette e per una gestione trasparente e partecipata del servizio. A questi, recentemente il TAR della Campania ha dato ragione.
Nel 2001 l'Assemblea dell'ATO3 - in cui sono compresi 76 Comuni della Campania - assegna la gestione del servizio idrico a una società a capitale pubblico chiamata Gori spa.
Poco tempo dopo il consiglio di amministrazione ATO affida parte del capitale pubblico della Gori, a partner privati, senza necessità apparente e senza che la decisione fosse stata discussa dall'Assemblea e nei consigli comunali.
Negli anni successivi, cominciano ad arrivare le ratifiche dei contratti che l’azienda ha con i singoli comuni, e conseguentemente gli aumenti considerevoli delle tariffe in bolletta.
A fronte dei rincari però la gestione del servizio è sempre scadente e approssimativa, giungendo a situazioni di carenza idrica in alcuni comuni e in qualche caso addirittura di non potabilità dell'acqua.
Il campanello d'allarme suona solo tra il 2004 e il 2005, e a suonarlo non sono i sindaci dei vari comuni coinvolti, ma i cittadini che prendono sempre più coscienza della situazione, e su cui maggiormente grava la 'fregatura'.
È in quel periodo che si formano i comitati civici con lo scopo di opporrsi alla malafede delle imprese private insediate nella Gori (ACEA e ENEL HYDRO spa, sono solo due esempi) e all’immotivato aumento delle tariffe, una strenua lotta per l'affidamento del servizio ad un ente di diritto pubblico democratico e partecipato.
L'azione dei comitati civici è durata anni, attraverso assemblee e consigli comunali in cui si cercava di fare pressione sulle amministrazioni, nella maggior parte dei casi inutilmente.
Oni comitato, all'interno del proprio comune, stabilisce quale taglio debba avere la lotta, e così alcuni, in particolare Nola e Castellammare di Stabia, hanno intrapreso negli anni una linea dura di disobbedienza, invitando i cittadini a non pagare le bollette ricevute e offrendo loro l'assistenza del team di legali del comitato nolano.
In altri comuni, la maggioranza, i comitati assistono i cittadini nell'attuare l'obbedienza civile (chiamata così perché non si tratta di 'disubbidire' ad una legge ingiusta, ma di 'obbedire' alle leggi in vigore, così come modificate dagli esiti referendari del 2011) attraverso il pagamento di un importo ridotto rispetto a quello arrivato in bolletta.
È in questi anni che i comitati, decidono di coordinarsi nella Rete Civica per l'acqua pubblica Ato3, che permette loro di compiere azioni più integrate e dare una svolta alla situazione. Arriviamo così al 2 agosto del 2011, quando, in occasione dell’ennesima assemblea dei sindaci, 13 comitati impugnano la delibera ATO3 sugli aumenti tariffari relativi al 2011 – votati dai sindaci stessi - nell'area Sarnese-Vesuviana.
I 13 comitati, in prima fila Nola, Castellammare di Stabia e Nocera Inferiore, sottoscrivono un ricorso al TAR, e questa volta ad accodarsi al movimento e a firmare il ricorso sono anche la Federconsumatori Campania e il Sindaco (l'unico) del Comune di Visciano.
L'arrivo al ricorso non è semplice, anche perché i comitati portano avanti questa lotta come massima espressione di democrazia. E così nelle varie riunioni ogni rappresentante viene interpellato e a ognuno viene data in visione la bozza dei documenti da presentare, vengono richieste firme e contributi affinché il peso economico dell'operazione sia equamente distribuito, per quanto possibile.
Ma il risultato è che il 19 aprile scorso il Tribunale amministrativo ha accettato il ricorso su tutta la linea, riconoscendo che l'aumento delle tariffe del servizio idrico era giustificato solo dalla necessità di salvare la Gori Spa dai debiti e dal fallimento. Questa sentenza annulla gli aumenti votati dai sindaci e mette in difficoltà la Gori, che non può ripianare così i bilanci traballanti.
Certamente si è vinta una battaglia, è stata raggiunta un’importantissima tappa, anche se non ancora il traguardo.
Ma finalmente si riesce a vedere non troppo lontano il momento in cui la gestione dell’acqua verrà lasciata ai legittimi proprietari, ossia i cittadini e i 76 Comuni appartenenti all'Ato3 Sarnese-Vesuviano.
Questa che vi ho raccontato è davvero una vittoria dei cittadini. Di tutti i cittadini organizzati contro quella politica e quelle istituzioni che non guardano al bene comune e all'interesse della società, ma spesso svendono il buon funzionamento dei servizi a favore dei privilegi di qualcuno.
In Italia esistono moltissime realtà simili, dove, soprattutto dopo l'ultimo referendum, i cittadini lottano per garantire che un bene necessario come l'acqua, non diventi strumento di speculazione in mano alle multinazionali. Grazie a eventi come quello del 19 aprile, sappiamo che anche in Italia la vittoria della democrazia è ancora possibile.
Nota:
Chi scrive è una conterranea dei protagonisti di questa battaglia, che ha seguito le vicende da lontano, pur restando vicina con il cuore. In questa sede è stata supportata nelle notizie da Giuseppe Grauso, legale Federconsumatori ed esponente della Rete Civica (Comitato di Nola).