di
Andrea Boretti
10-02-2011
Lo sviluppo incontrollato, il bracconaggio e i disordini legati alle guerre civili stanno mettendo in pericolo alcuni luoghi africani che, per la loro unicità, sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale dell'Umanità. A lanciare l'allarme è l'UNESCO ma tutta la comunità internazionale dovrebbe assumersi ora la responsabilità di tutelare questi siti dal valore inestimabile.
In Africa diversi luoghi facenti parte della lista dei siti Patrimonio Mondiale dell'Umanità sono in pericolo. A denunciarlo è stato il mese scorso l'UNESCO, la branca delle Nazioni Unite incaricata di preservare i luoghi di interesse storico e naturalistico, unici per loro caratteristiche, del pianeta.
Tenendo conto che in Africa ben il 40% dei siti riconosciuti fa parte del Patrimonio Mondiale dell'Umanità la cosa si fa alquanto impressionante. I problemi maggiori sembrano essere lo sviluppo incontrollato, il bracconaggio e i disordini legati alle guerre civili che spingono sempre più gente - sia milizie irregolari che civili spaventati - a fuggire nelle foreste causando danni indicibili agli ecosistemi e agli animali che li vivono.
“Uno dei problemi peggiori - dice Lazare Eloundou, capo del programma Africano per il Patrimonio Mondiale dell'Umanità - è che spesso l'obiettivo della protezione e della conservazione di questi siti entra in conflitto con i bisogni di infrastrutture e le risorse per lo sviluppo”.
La lista dei siti considerati Patrimonio Mondiale dell'Umanità conta ben 911 nomi, di questi 34 sono in pericolo e ben 14 sono in Africa.
“Molte nazioni africane - continua Eloundou - hanno recentemente cominciato a realizzare l'importanza dei luoghi Patrimonio Mondiale dell'Umanità (...) ma quando un sito che si trova nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità è in pericolo, è responsabilità di tutta la comunità internazionale di unire gli sforzi e salvare questo sito dal valore inestimabile”.
Come dargli torto quando 4 parchi naturali sono in pericolo nella Repubblica del Congo a causa dei rifugiati in fuga che lì cercano di nascondersi e che inevitabilmente cominciano a tagliare gli alberi per scaldarsi? Come dargli torto quando un altro parco è in pericolo nella Repubblica Centrafricana, un parco con una vita animale rara, con esemplari di rinoceronti neri e di altra vita selvaggia come leopardi, ghepardi e bufali che qui sono stati letteralmente massacrati dal bracconaggio e dalla caccia pesante? Come dargli torto quando anche la foresta pluviale Atsinanana del Madagascar è in pericolo a causa della caccia ai lemuri (già di per sé una specie in via di estinzione...) e di altre devastazioni?
Tutta la comunità internazionale si deve muovere di fronte a questa emergenza, ma deve mettere in opera azioni concrete, cosa che da troppo tempo pare non essere in grado di fare. Alle promesse di aiuti, che siano per il cibo o per altro, troppo spesso infatti non corrispondono reali interventi.
Ora questa nuova emergenza non può essere affrontata solo con i proclami: i siti del Patrimonio Mondiale dell'Umanità, sono appunto dell'Umanità tutta e i vari rappresentanti in questo momento di emergenza possono e devono farsi carico di risolverla.
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