La Commissione europea lancia una consultazione pubblica aperta a tutti i cittadini interessati ad esprimersi sul tema dell'agricoltura biologica. Si tratta di un sondaggio online, aperto fino al 15 aprile, in vista della revisione dell'attuale legislazione comunitaria sui prodotti bio.
Dopo una serie di incontri con i rappresentanti delle imprese agricole, la Commissione europea invita i cittadini dell'Unione a compilare un questionario per contribuire alla revisione delle norme sulla produzione e la distribuzione dei prodotti biologici nell'Ue. L'obiettivo, ha spiegato il commissario all'Agricoltura Dacian Ciolos, è proporre, entro la fine dell'anno, una nuova legislazione che incoraggi lo sviluppo del bio in Europa, mantenendo alti gli standard a tutela del consumatore.
I temi in agenda sono diversi: dai controlli all'importazione alla coesistenza con gli OGM, dall'etichettatura alla certificazione di gruppo, con alcune domande - più tecniche - opzionali, e altre, obbligatorie, dirette sia a raccogliere opinioni che a capire quante e quali informazioni sul bio siano diffuse.
Un esempio è quello di Euro-leaf, il logo a forma di foglia previsto, dal 1 luglio 2010, per tutti i prodotti alimentari europei preconfezionati che rispettano i parametri comunitari per l'agricoltura biologica. Non tutti lo conoscono e la comunicazione su cosa rappresenti è stata piuttosto limitata, ma la funzione del logo Ue (scelto nell'ambito di un concorso aperto a studenti d'arte e di design di tutti gli Stati membri) è di indicare che un dato alimento è costituito per almeno il 95% da ingredienti prodotti con metodo biologico, viene direttamente dal produttore - di cui si indica il nome e che è sottoposto a ispezioni annuali - o è preparato in una confezione sigillata, sempre con indicazione dell'addetto alla lavorazione.
La consultazione chiede ai cittadini europei se lo conoscono e se la sua presenza orienti o meno le scelte di acquisto. Ma forse sarebbe più interessante spiegare e poi chiedere ai consumatori cosa pensino del fatto che il logo può essere applicato su base volontaria - oltre che ai prodotti europei non confezionati – anche ai prodotti importati da paesi terzi, in base al cosiddetto principio dell'equivalenza. In sintesi, alimenti prodotti in paesi partner dell'Unione, provenienti da agricoltura biologica e in possesso di determinati requisiti, vengono riconosciuti 'equivalenti' al bio europeo; a quel punto, anche se trattati con sostanze e secondo processi che in Europa non sono ammessi, possono riportare in etichetta l'Euro-leaf.
Sul tema dei controlli all'importazione, e in particolare sul principio dell'equivalenza, diverse organizzazioni si sono già espresse: secondo l'Aiab, l'Associazione italiana dell'agricoltura biologica, ad esempio, il principio dell'equivalenza non garantisce lo stesso livello di vigilanza offerto dagli organi comunitari. E per Confagricoltura, al suo posto, l'Europa dovrebbe introdurre il cosiddetto principio della conformità: i paesi terzi dovrebbero, cioè, garantire, gli stessi controlli applicati nell'Unione per proporre i propri prodotti come bio nel mercato comunitario.
Il dibattito equivalenza/conformità non esaurisce, tuttavia, il tema della sicurezza e della trasparenza del bio: la consultazione interroga, ad esempio, i cittadini su strumenti quali un'eventuale banca dati europea degli operatori biologici, sull'utilità della tracciabilità elettronica e sull'ipotesi di ammettere la certificazione di gruppo per gli operatori che fanno agricoltura biologica, ma sono troppo piccoli per permettersi i costi e gli oneri burocratici della certificazione e quindi non riescono a farsi riconoscere sul mercato.
Ma il nodo più sensibile del questionario è forse quello del rapporto con il transgenico, sia in termini di regole sulla coesistenza tra agricoltura biologica e OGM, che rispetto a quanti pesi la volontà di assicurarsi dei prodotti 'Gmo-free' nel momento in cui si sceglie di acquistare biologico.
La Commissione europea chiede ai cittadini se vogliono regole più stringenti sulla presenza di organismi geneticamente modificati nel cibo biologico: attualmente, infatti, la contaminazione accidentale non deve essere comunicata in etichetta se inferiore allo 0,9% del prodotto, mentre va dichiarata oltre quella soglia. Poi li interroga sulla coesistenza tra colture Ogm e biologico, una convivenza da cui, secondo la Commissione, non si può scappare e che deve solo essere regolamentata per evitare la contaminazione. Anche se gli europei si fidano sempre meno degli organismi geneticamente modificati: secondo un'indagine dell'Eurostat, l'Istituto statistico europeo, in Italia la fiducia negli Ogm, al 42% del 2005, è scesa al 24% nel 2010; mentre a livello Ue, nel 2010, il 61% dei cittadini Ue si dichiarava contrario agli Ogm, il 4% in più rispetto al 2005.
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