di
Alessandra Profilio
12-01-2012
In un contesto internazionale che ha visto crescere a ritmo costante il fenomeno del Land Grabbing, anche la politica italiana sembra intenzionata a seguire la strada del profitto vendendo le terre agricole pubbliche.
In un contesto internazionale che ha visto crescere a ritmo costante il fenomeno del Land Grabbing (l'accaparramento di terreni agricoli da parte di soggetti economicamente forti, quali paesi in forte crescita e multinazionali), anche la politica italiana sembra intenzionata a seguire la strada del profitto vendendo le terre agricole pubbliche.
Come spiega Sergio Cabras nel suo articolo pubblicato da MDF, infatti, l'art.7 della legge del 12 novembre 2011 programma in tempi rapidi la vendita dei terreni agricoli demaniali. Gli emendamenti apportati dal più recente Decreto Monti estendono addirittura il provvedimento ai terreni “a vocazione agricola”.
Secondo il comma 5 dell'articolo: “Le risorse nette derivanti dalle operazioni di dismissioni di cui ai commi precedenti sono destinate alla riduzione del debito pubblico”. Eppure tali risorse nette derivanti equivarrebbero a circa 6 miliardi di euro, spiega Cabras . Si tratterebbe dunque di un'operazione pressoché vana considerando che il debito ammonta a circa 1800 miliardi.
Si vuole insomma sacrificare la sovranità alimentare dell'Italia nel tentativo, inutile, di far fronte alle necessità di cassa.
Eppure, come si legge sul sito della Campagna per l'agricoltura contadina (lanciata nel 2009 con l'obiettivo di far rinascere la campagna a partire dai suoi contadini), “esiste un numero imprecisato di persone che praticano un’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare, orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta”. Si tratta di un’agricoltura di basso o nessun impatto ambientale, basata sui valori di benessere, ecologia, giustizia o solidarietà più che votata al profitto e all'arricchimento.
Per i grandi numeri dell'economia è questa un’agricoltura quasi invisibile eppure irrinunciabile “per mantenere fertile e curata la terra, per mantenere ricca la diversità di paesaggi, piante e animali, per mantenere vivi i saperi, le tecniche e i prodotti locali, per mantenere popolate le campagne e la montagna”.
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