«Abbiamo iniziato, dieci anni fa, come parco ecosostenibile dove realizzare e mostrare al pubblico le pratiche di vita a impatto positivo. Con l’esperienza maturata, siamo diventati laboratorio interattivo, fucina di idee, sede di corsi e di formazione, struttura ricettiva che ospita persone che vogliono imparare e conoscersi - spiega il fondatore del PeR, Alessandro Ronca - Oggi, di fatto, incarniamo e lanciamo la Fair Tech Revolution, il cambio di paradigma che ci traghetta verso una tecnologia giusta per il Pianeta».
Ronca ha le idee chiare, una motivazione fortissima, grandi competenze e uno staff con cui costituisce una squadra che ha ingranato la quarta. E che vuole condurre a compimento l’evoluzione di una struttura tra le più virtuose e sorprendenti in Italia.
«A distanza di 15 anni dalla sua progettazione e a 10 dall’inaugurazione, il PeR vuole “sfidare il progresso” sperimentando un modo per… “farlo ragionare”, sennò l’estinzione è garantita. Certo, il pianeta vivrebbe benissimo anche senza la nostra ingombrante presenza, ma noi amiamo la vita e vorremmo che tutti potessero continuare a gioire di questo dono, a cominciare dai nostri figli» aggiunge Ronca.
Come? «Lo mostreremo con la nostra attività di formazione, di ricerca e di proposta – prosegue Ronca – accogliamo e accoglieremo sempre più ricercatori, sperimentatori, e quelli che noi amiamo definire “artigiani del cambiamento”. Il PeR è, e diventerà ancor più, punto di riferimento per le tecnologie fair, a impatto non solo zero ma positivo, per formare studenti, cittadini, persone che potranno aprire gli occhi e la mente».
«Abbiamo iniziato mettendo in discussione la cieca fiducia che la società ripone nel progresso tecnologico e abbiamo proseguito riesplorando il potenziale delle conoscenze e delle tecnologie passate, spesso dimenticate ma utilissime quando si tratta di progettare una società sostenibile».
Ed è emersa l’enorme potenzialità della combinazione tra tecnologie passate, nuove conoscenze e materiali, nonché dell’applicazione di concetti antichi e conoscenze tradizionali alla tecnologia moderna.
«Per procedere in questa direzione non servono microprocessori ultraveloci, mezzi di trasporto da 200 cavalli, connettività all’ennesima potenza e schermi video da 8k di risoluzione. Occorre una vera rivoluzione “giusta per il pianeta” – spiega Alessandro Ronca, affiancato dai collaboratori più stretti, Chiara Flugy Papè e Maurizio Ferrario – e noi siamo pronti a farla. Stabilendo i limiti e i confini allo sviluppo, proporzionato alle risorse disponibili e rigenerabili; consolidando i traguardi raggiunti sfruttando la collaborazione e l’intelligenza collettiva; creando connessioni partecipative tra le molteplici realtà nel nostro paese in giro per il mondo che credono e lavorano nella sostenibilità in pratica, non in sola teoria».
«Una ricetta che sfrutta il semplice buonsenso, l’efficienza energetica e la logica applicazione dei principi fisici, chimici e biologici delle scienze che abbiamo studiato sui banchi di scuola, ma che la società della crescita infinita ci ha fatto completamente dimenticare».
Al PeR si parte già da una struttura che ha completa autosufficienza idrica grazie al recupero dell’acqua piovana, che utilizza sistemi di riscaldamento e raffrescamento passivi, che conta su spazi idonei alla ricerca e alla progettazione nel campo delle energie rinnovabili e dei sistemi sostenibili, che vede laboratori attrezzati per realizzare prototipi e che ha camere e dotazioni adeguate per ospitare singoli e gruppi.
«Sì, siamo prontissimi e siamo partiti – aggiunge Ronca – È così che vediamo il futuro del PeR; non chiusi in noi stessi ma aperti al mondo, sperimentando la tecnologia che migliora “veramente” la nostra vita e rispetta la base biologica dell’esistenza: non schiavi, ma protagonisti attivi e registi».
Non più, dunque, progresso tecnologico finalizzato ai mercati e alla speculazione economica, bensì una realtà “bioeconomica” che si concentri, per esempio, sulla non produzione dei rifiuti, sul non consumo di energia, sul risparmio di risorse, che non è sacrificio ma un nuovo umanesimo.
«Qui al PeR vogliamo continuare a ispirare nelle persone il desiderio e il piacere di cambiare, ma con una nuova prospettiva, ancora più pratica, etica, sostenibile per tutti e da tutti, anche perché non è la Terra che appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla Terra. Per questo diamo il via anche a un’attività organica di formazione che diventerà uno dei nostri punti di forza, con corsistica identitaria (a breve il calendario di tutti i nuovi corsi), soggiorni di ricerca e sperimentazione e laboratori esperienziali di costruzione».
«E la conclusione, ora per noi ovvia – chiosa Ronca – è il principio del Rasoio di Occam: frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora, ossia “è inutile fare con più ciò che si può fare con meno”».