Sono quattro le domande che Will Steffen, scienziato del clima in forze allo Stockholm Resilience Centre, dell’Università di Stoccolma, con un nutrito gruppo di suoi collaboratori si pongono e ci pongono con un articolo, Trajectories of the Earth System in the Anthropocene, appena pubblicato su PNAS: c’è una soglia planetaria nella traiettoria del sistema Terra, superata la quale il regime delle temperature diventa altamente instabile e l’instabilità diventa irreversibile? Se sì, dove si colloca questa soglia? Quali conseguenze avrebbe per l’umanità il superamento di questa soglia? Possiamo fare qualcosa per impedire che questa soglia venga superata?
L’analisi che Will Steffen e colleghi propongono è molto articolata e andrebbe studiata nei dettagli. Non fosse altro perché le variabili in gioco sono molte e svariate sono le traiettorie possibili. Il Sistema Terra è un sistema complesso e, in quanto tale, è estremamente sensibile dalle condizioni iniziali. Basta un battito d’ali di una farfalla in Amazzonia, verificò al computer il meteorologo Edward Lorenz, per scatenare un uragano imprevisto in Texas. Ciò vale per il singolo evento meteorologico come per il clima globale. Dunque, ogni previsione contiene in sé un’intrinseca incertezza. Questo non significa, però, che ogni previsione è inutile. Al contrario, è possibile stabilire degli scenari di probabilità.
Ed è quello che, tutto sommato, hanno fatto gli scienziati guidati da Will Steffen. L’analisi parte dal fatto che nell’Olocene (gli ultimi 11.700 anni) la temperatura media del pianeta è oscillata poco intorno ai 15 °C e il clima è stato piuttosto stabile. Ma anche che negli ultimi 1,2 milioni di anni mai la temperatura ha raggiunto, in media, i livelli attuali. È stata più bassa nei periodi glaciali, ma mai più alta nei periodi interglaciali. Il sistema si è trovato, in qualche modo, in una condizione di equilibrio.
Bene, dicono Steffen e i suoi colleghi: è molto probabile che la crescita della temperatura nell’Antropocene, ovvero nella recentissima era in cui l’impatto umano sull’ambiente è diventato importante e in molti casi decisivo, possa determinare fenomeni irreversibili capaci di far saltare l’equilibrio. Prendiamo, a esempio, lo scioglimento del permafrost in Siberia o di gran parte dei ghiacci in Antartide: se si verificassero, non si potrebbe tornare indietro. Non in tempi brevi, almeno. L’equilibrio salterebbe e occorrerebbero migliaia di anni se non di più prima che eventualmente sia ricomposto.
Dunque alla prima domanda Will Steffen e colleghi rispondono con un netto sì. Esiste un valore soglia, superato il quale il sistema Terra cambierà in maniera irreversibile le sue condizioni attuali (e romperà il ciclo esperito negli ultimi 1,2 milioni di anni). Già, ma dove si trova questo valore soglia? È a questa domanda che Steffen e colleghi danno la risposta più inquietante. Si trova, secondo le loro inferenze, intorno ai 2 °C sopra la temperatura media dell’era pre-industriale. Oggi siamo già a metà strada: la temperatura media del pianeta è di 1 °C superiore a quella dell’era pre-industriale. Dunque siamo a un passo dal valore limite, oltre il quale potremo entrare in una condizione del sistema Terra estremamente calda e inedita negli ultimi milioni di anni. Una condizione irreversibile.
Possiamo evitare di raggiungere la soglia dell’irreversibilità? Le risposte di Steffen e colleghi non sono affatto tranquillizzanti. Se anche riuscissimo a mantenere la crescita della temperatura entro i 2 °C rispetto all’epoca pre-industriale, che è l’obiettivo degli accordi di Parigi, saremmo comunque in una situazione di rischio. Il rischio che scattino, a cascata, i processi irreversibili.
Sulle conseguenze esiste una sterminata letteratura. Temperature insopportabili, avanzata dei deserti, scioglimento dei ghiacci, aumento del livello dei mari, bibliche migrazioni. Ma i ricercatori svedesi non chiudono affatto gli scenari. Se siamo drastici e tempestivi, possiamo riuscire a collocare il sistema Terra in una piccola vallata metastabile. Cercare di inchiodarlo in una condizione non molto diversa dall’attuale. Già. Ma occorrono quella determinazione e quella tempestività che, anche dopo Parigi, sembrano latitare. La politica (globale) da sola non ce la fa. Occorre, dunque, che scenda in campo una superpotenza mondiale: l’opinione pubblica. Senza una mobilitazione di noi cittadini del pianeta, le traiettorie del sistema saranno inevitabilmente indirizzate verso scenari indesiderabili. In fondo è quello che ci ha detto un’altra svedese, Greta Thunberg, di soli 15 anni, che con molta lucidità nei giorni scorsi ha iniziato uno sciopero della fame davanti al parlamento a Stoccolma per protestare contro noi adulti, che con la nostra inerzia stiamo rovinando il futuro suo e dei suoi figli.
Chi è Pietro Greco
Pietro Greco, laureato in chimica, è giornalista e scrittore. Collabora con numerose testate ed è tra i conduttori di Radio3Scienza. Collabora anche con numerose università nel settore della comunicazione della scienza e dello sviluppo sostenibile. E' socio fondatore della Città della Scienza e membro del Consiglio scientifico di Ispra. Collabora con Micron, la rivista di Arpa Umbria.