Marìca Spagnesi è collaboratrice di Llht.org
«Chi abbia mai piantato un albero nella sua vita, e l'abbia fatto almeno una volta per amore e non per denaro, sa che piantare alberi è un lavoro che non ha prezzo come ricompensa. La vera ricompensa è l'albero. L'albero grande se si ha il tempo di vederlo. Se no, almeno l'albero che cresce». La stessa cosa succede a chi pianta idee, diffonde esperienze, stimola pensieri, indica strade e risveglia coscienze addormentate. A queste persone, Sonia Savioli appartiene di diritto alla categoria, non sarà dato di vedere soluzioni definitive, le brusche inversioni a U immediate e necessarie che sarebbero indispensabili e ancora in grado di arrestare la folle corsa verso il baratro. Non sarà possibile questo. E sarebbe bene per tutti rendersene conto al più presto. Quello che, invece, è possibile, sarà sentire l'albero che cresce: le realtà che nascono, crescono e si diffondono capillarmente dal basso grazie alla sensibilità, la volontà e la fede di tantissime persone che ci credono, che riescono a vedere, che tentano, che si allontanano dalla città, che si mettono insieme. E cambiano direzione.
Sonia Savioli ha scritto un libro a metà tra il saggio e il diario personale. Con uno stile a tratti lirico e a tratti giornalistico. Spesso dal tono disincantato ma poi, subito dopo, appassionato e quasi rabbioso. E' un libro delicato e potente, ironico, prezioso e che, a tratti, fa male.
Non è soltanto una lucida analisi della situazione attuale e di come e perché ci siamo arrivati ma ci pone direttamente davanti al concetto di responsabilità personale. Svegliarci è difficile. Il nostro sonno è profondo. Il cambiamento è una cosa complicata e lunga che ha bisogno di tempo e sostegno. Il consumismo ci ha reso esseri non più vedenti o pensanti e certi comportamenti, dice Sonia, sono talmente parte di noi che è perfino difficile individuarli come dannosi o pericolosi, contro di noi e contro il nostro ambiente naturale. E' come se avessimo perso o dimenticato quel legame che ci legava al nostro vero ed essenziale interesse di esseri umani: un interesse che non può essere diverso da quello del pianeta che ci ospita.
Non può esserci responsabilità senza conoscenza e consapevolezza. E non può esserci consapevolezza senza risveglio, senza riuscire a guardare con occhi nuovi e semplici al nostro stile di vita. I nostri atteggiamenti, le nostre "innocenti" abitudini ogni giorno, da parte di ciascuno di noi, mettono a rischio intere piccole e sane economie, ecosistemi delicatissimi sui quali pensiamo di non incidere perché si trovano dall'altra parte del mondo, vite di esseri umani, di persone animali, di intere famiglie, villaggi, paesi.
La responsabilità e la conoscenza è quella a cui ci chiama Sonia Savioli. E abbiamo bisogno come il pane di libri come questo. Dovrebbero essere distribuiti nelle scuole e alla fermata del tram, per strada e nelle università, alla gente prima di entrare nei supermercati e prima di uscirne con il carrello pieno di spazzatura. Perché la gente non sa. E non si tratta sempre di gente che non vuole sapere o che fa finta di niente. E' gente che non si è ancora svegliata e che ha bisogno di una mano, di un'indicazione, di una via che non troverà da sé finché tenuta sedata dalla tv e ininterrottamente esposta ai martellamenti pubblicitari.
Conoscere cosa c'è dietro ogni azione che compiamo, anche la più piccola, porci le domande che dovremmo porci per ogni oggetto che acquistiamo è frutto di una consapevolezza che si può stimolare e diffondere.
Le città attuali non ci rendono liberi ma prigionieri. E abbiamo reso prigionieri anche gli animali e le piante. La mancanza di spazio, di verde, di aria pulita e di rapporti semplici e naturali con gli altri ha fatto di noi esseri modificati, competitivi e sempre più isolati e infelici. La convinzione di voler dominare sulla natura e la fiducia cieca e incondizionata nel "progresso" e nella scienza ci ha reso sempre più dipendenti da sostanze dannose e contro la nostra natura. Il risultato, purtroppo, non è ancora sotto gli occhi di tutti finché tutti non avranno occhi per vedere.
C'è ancora una possibilità, quella di informarci, quella di assecondare i nostri disagi, seguirne la strada e trovarne l'origine. C'è ancora l'opportunità di fermarsi e iniziare, dovunque siamo, a cambiare direzione.
E, come conclude Sonia: "Considerate la possibilità di avere, a un qualche bivio, preso la strada sbagliata. Bisognerà fare molti passi indietro, con cautela, per trovare il punto dove abbiamo sbagliato. Il punto dal quale abbiamo iniziato a perderci".
Splendida l'ultima pagina, solo di verbi coniugati al futuro. Sono le ultime righe piene di speranza e sembrano vedere quello in cui molti di noi credono profondamente. Sono parole che dovremmo ripeterci ogni giorno, mentre cambiamo e mentre lavoriamo per trovare una nuova strada, quelle che sembrano le parole di una nuova Bibbia di una nuova specie di esseri umani che fa nascere e plasma una nuova era:
«Dopo i pruni, fioriranno gli albicocchi, e poi tutti: susini e ciliegi e meli, e le colline si copriranno di verdi delicati e chiazzati di rosa e di bianco.
Apparirà la prima rondine.
I nostri cuori la benediranno».
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