Allergie ed intolleranze vengono spesso considerate a torto affini se non addirittura sovrapponibili nella diagnosi, con la conseguenza di un possibile approccio terapeutico errato. In realtà, ci troviamo di fronte a due tipi di reazione del nostro sistema immunitario nettamente distinte. Vediamo perché.
L’idea di prendere in considerazione e di esaminare questo argomento dialetticamente inflazionato ma in realtà forse mai completamente esplicato in maniera semplice, mi si è palesata dopo l’ennesima comparsa, su uno dei volti dei miei pazienti, di quella che io chiamo, in latino maccheronico, 'facies a punto interrogativo'.
Con questo appellativo intendo mettere in rilievo le diverse domande che nel giro di pochi secondi trasmutano il viso dell’interlocutore, in questo caso il paziente di turno, che modifica la sua espressione, mentre viene messo al corrente di come stanno in realtà le cose.
Il paziente passa così dalla certezza iniziale di conoscere tutto sulla materia della discussione, in questo caso le allergie e le intolleranze, attraverso le notizie apprese dai mass-media o dalle informazioni ricevute da amici e da presunti terapeuti, al dubbio che spesso le notizie da lui apprese fino a quel momento non siano corrette.
Il dubbio lascia quindi il posto ad una sincera curiosità associata ad una reale fame di conoscenza, relativa all’argomento trattato, saziata solo quando in maniera semplice e facilmente comprensibile spieghiamo il tutto, riuscendo a dirimere le incertezze e soprattutto ad eliminare le errate certezze, spesso causa della sintomatologia che lo costringe a consultarci.
Ricordo quando un giorno, ad esempio, si presentò in studio, per la prima volta, un paziente con una violenta ed improvvisa forma di rinite, con fotofobia, abbondante lacrimazione e difficoltà respiratoria, secondo lui inspiegabile, perché essendo fortemente allergico alle Betullacee, prestava una attenzione costante nell’evitare il contatto con le medesime, cosa che aveva fatto anche quel giorno.
Dopo aver attuato la terapia necessaria a bloccare la reazione allergica, mentre aspettavo che i farmaci utilizzati ristabilissero completamente il soggetto, iniziai una anamnesi veloce per cercare di capire cosa fosse successo, visto che il soggetto, fortemente preoccupato a causa dell’accaduto, per lui inspiegabile, continuava a ripetermi come un disco rotto che non era venuto a contatto con le piante per lui deleterie e che non conoscendo la causa scatenante da quel momento in poi avrebbe vissuto nel timore che la situazione potesse presentarsi nuovamente senza alcun preavviso.
L’anamnesi continuava senza che il soggetto mi fornisse altre notizie utili a spiegare l’insorgenza del fenomeno, fino a quando la mia insistenza venne premiata e ciò accadde paradossalmente nel momento in cui con fare quasi spazientito, il paziente mi disse che, secondo lui, la crisi era ingiustificata poiché si era presentata, mentre in completo relax, “stava spaparanzato sul divano a sgranocchiarsi un paio di mele”.
A quel punto battendo con forza un pugno sulla scrivania, che lo fece sobbalzare sulla sedia, fissandolo intensamente gli chiesi se nei tanti controlli allergologici effettuati, oltre a consigliargli una terapia corretta, nessuno gli avesse fatto presente la possibilità di incorrere in reazioni crociate.
La comparsa della solita faccia a punto interrogativo, mi lasciò intendere che non sapeva niente relativamente alle cose di cui stavo parlando, cioè del fatto che, nel suo caso, anche una semplice mela poteva scatenare una reazione, anche violenta, in un soggetto allergico, come lui, alla famiglia delle Betullacee: tutto questo perché in natura frequentemente possiamo assistere alla presenza di risposte crociate fra elementi in apparenza completamente scollegati.
Fortunatamente, in questo caso, la allergia si era manifestata in forma leggera, quindi dopo aver bloccato la sintomatologia con il farmaco utilizzato, scomparsa la reazione, congedai il paziente non senza avergli dato una lista di alimenti e sostanze capaci di creare delle cross-reazioni con le Betullacee, cui era allergico, consigliandogli, al fine di evitare altre sorprese, di memorizzarla.
Un altro esempio di risposta dell’organismo al di fuori della norma, da non considerare come rientrante nel settore allergie, ma nel campo delle intolleranze, può essere quello ricordato nell’episodio della mamma che mi portò disperata il figlio, mettendomi al corrente del fatto che tutte le mattine, dopo la colazione, da bambino tranquillo e non ancora perfettamente sveglio, questi si trasformava improvvisamente diventando ingestibile, strepitando e saltando a destra ed a manca “come posseduto”.
In questo caso il bimbo classificato come iperattivo ad un esame superficiale, era in realtà invece banalmente intollerante al latte e la sua eliminazione dal regime alimentare lo riportò nei giorni seguenti, in seguito al cambio di alimentazione, ad una condizione di normalità.
In altre situazioni simili, spesso queste semplici spiegazioni di fatto possono far vedere sotto un'altra luce un soggetto che era stato considerato malato a causa di inesatte conoscenze ed errate interpretazioni.
Tutto quanto suddetto mi ha convinto ad utilizzare come titolo dell’articolo, modificandolo ad uso e consumo dell’argomento odierno, il famoso “To be or not to be that is the question”, nel quale Shakespeare fa incarnare al suo Amleto l’icona del soggetto dubbioso, attraverso la particolare maschera che assume il suo volto immerso nell’incertezza mentre si pone la sua ben più importante domanda esistenziale sul vivere o morire, rispetto al nostro più materiale ed umano quesito: allergia o intolleranza, questo è il problema.
Tutto questo con l’intenzione di chiarire i dubbi relativi alle differenze esistenti fra allergie ed intolleranze spesso considerate, a torto, affini se non addirittura sovrapponibili nella diagnosi, con la conseguenza di un possibile approccio terapeutico errato almeno inizialmente, nel caso in cui venga fatto coincidere quello per le allergie con quello per le intolleranze, mentre in realtà ci troviamo di fronte a due tipi di reazione del nostro sistema immunitario nettamente distinte.
Il termine Allergia deriva da due parole greche: allos che significa diverso ed ergon che vuole dire effetto e possiamo affermare che con questo sostantivo viene indicata una reattività spontanea ed esagerata del soggetto allergico ad alcune sostanze, che sono innocue per altri individui. Si parla generalmente di diversi fattori di rischio predisponenti all’insorgenza di allergie e fra questi possiamo enumerare: l’avere genitori allergici, il vivere in paesi industrializzati (smog, polveri sottili, elettromagnetismo, radioattività, ecc.), la presenza di infezioni virali nei primi mesi di vita, l’avere genitori fumatori, alcolisti o che fanno uso di sostanze stupefacenti, l’avere una madre fumatrice, alcolista, dedita a sostanze stupefacenti o che utilizza sostanze a lei allergiche o intolleranti durante la gravidanza, ecc.
Le sostanze capaci di scatenare un’allergia sono dette allergeni i quali, una volta penetrati nell’organismo o prodotti dal soggetto stesso come sostanze da eliminare, determinano la attivazione di meccanismi di difesa, soprattutto da parte dei globuli bianchi che aggrediscono gli allergeni considerati come sostanze non-self e quindi incompatibili con l’organismo: tali sostanze devono pertanto essere eliminate attraverso le cosiddette reazioni antigene-anticorpo.
Semplicisticamente possiamo dire che gli anticorpi, proteine prodotte da particolari cellule, sono come i soldati che difendono l’organismo dalle aggressioni di sostanze o microrganismi provenienti dall’esterno (esotossine) o anche da prodotti di degradazione dovuti a reazioni interne all’organismo (endotossine).
Le sostanze antigeniche generalmente sono di origine animale o vegetale. Sempre continuando ad esaminare il processo in maniera semplice possiamo dire che l’attività anticorpale nelle allergie è deputata ad un tipo di cellule presenti nel sangue, cioè i globuli bianchi ed in particolare ai linfociti, attraverso l’azione esercitata da uno dei cinque tipi di immunoglobuline o anticorpi presenti nel nostro net-work corporeo ed in particolare dalle IgE, legate alle reazioni allergiche immediate.
Non sono interessate in questo tipo di reazione le altre, cioè le IgG o anticorpi attivi nella seconda fase di difesa nei confronti delle infezioni, le IgM ovvero gli anticorpi presenti nella prima fase di difesa nelle infezioni, le IgA, che esercitano la loro azione come fattori di difesa di tutte le mucose e le IgD.
Il legame fra antigeni ed anticorpi determina la liberazione di sostanze, come ad esempio, la istamina, la serotonina e l’eparina, ecc. Queste esercitano la loro azione ad esempio a livello dei piccoli vasi sanguigni determinando vasodilatazione, con conseguente aumento della loro permeabilità e fuoriuscita di liquidi, cui segue la comparsa di gonfiore locale, detto edema. Possono, inoltre, determinare reazioni eritematose o con ponfi, come avviene nell’orticaria.
Queste stesse sostanze liberate a livello dei bronchi sono in grado di causare una broncocostrizione con conseguente difficoltà respiratoria o dispnea fino ad avere una vera e propria fame d’aria, come accade nell’asma.
Si può dire che mentre l’allergia è una reazione IgE mediata, ad insorgenza immediata e non dipendente dalla dose assunta, generalmente la reazione da intolleranza non è IgE mediata, dipende dalla dose, è ad insorgenza lenta ed è anche legata ad un suo accumulo nel tempo nel soggetto.
Le IgE possono essere libere nel siero o legate alla superficie di un mastocita. Per farla semplice, senza addentrarci in maniera particolareggiata nel complesso mondo del nostro sistema immunitario, possiamo dire che questo pur strutturato nello stesso modo in ciascuno di noi, di fatto può determinare risposte differenti a seconda delle caratteristiche individuali e costituzionali di ciascun soggetto.
Una azione di disturbo, se non addirittura una fase di blocco della nostra fondamentale reattività individuale e di conseguenza di un andamento lineare dei nostri processi vitali, può essere determinata dall’attacco da parte di agenti esterni, come batteri e funghi, che attivano appunto una risposta immunitaria che nella Neo-Omotossicologia Integrata, si esplica primariamente attraverso il Sistema della Grande Difesa o Grund System, avente come meccanismo primario di disintossicazione quello esercitato dal fegato, sempre che non si sia determinato un danno alla capacità reattiva del nostro net–work corporeo.
Il sistema immunitario, come già accennato, produce anticorpi aventi ciascuno la capacità di reagire ad un determinato antigene, creando così complessi antigene-anticorpo che possono essere assorbiti o da cellule contenenti enzimi molto efficienti dette fagociti o dai linfociti T.
I fagociti sono cellule che contengono enzimi molto attivi, capaci di distruggere le materie estranee e di eliminare gli elementi patogeni. I linfociti T possono avere funzione citotossica, aggredendo direttamente gli agenti estranei; una funzione helper deputata alla stimolazione dello sviluppo dei citotossici ed alla induzione dei linfociti B a produrre anticorpi, stimolando così le immunoreazioni; infine i linfociti T suppressor impediscono la produzione di anticorpi da parte dei linfociti B, (anticorpi chiamati anche immunoglobuline che abbiamo già descritto in precedenza, cioè le IgA, IgG, IgM, IgD ed IgE) e riducono l’attività dei T helper frenando così le immunoreazioni.
Con il termine allergia, quindi, possiamo definire una reazione anomala del sistema immunitario verso sostanze estranee (alimenti, farmaci, pollini, ecc.,). La sua modalità reattiva più conosciuta è quella nella quale abbiamo una reazione determinata dalla produzione di anticorpi di tipo IgE, detta reazione di tipo 1 o reazione immediata da IgE, nella quale gli anticorpi chiamati anche reagine, sono caratterizzati dalla capacità di legarsi alle mast-cellule presenti nei tessuti (di solito cute e mucose), causando la liberazione di istamina.
Quest'ultima è una sostanza ad altissimo potere vasodilatante (provoca l'orticaria) e capace di avviare anche il processo di broncocostrizione (con conseguente asma). Se entriamo più nel particolare, possiamo dire che l’asma allergico, l’orticaria ed il raffreddore da fieno sono gli esempi tipici di questo tipo di reazione, con presenza relativamente all’apparato respiratorio di rinite o congestione nasale, lacrimazione e/o prurito agli occhi, starnutazioni ripetute, tosse, dispnea (difficoltà nel respirare) o respiro affannoso-sibilante, fino all’asma; nell’apparato gastrointestinale potremo avere nausea, vomito, gonfiore addominale, coliche addominali, diarrea.
Nell’apparato cutaneo potrà manifestarsi prurito, eritema, bruciori, orticaria, eruzioni cutanee, arrossamenti, eczema e relativamente alle mucose potrà presentarsi gonfiore delle labbra, lingua, bocca, viso e gola (angioedema), fino allo shock anafilattico. Questa reazione così violenta che può portare, se non bloccata opportunamente con le terapie idonee, anche a morte l’individuo, frequentemente causata da allergeni come farine, acari della polvere, pollini, ecc., ha fatto pensare per la sua violenta risposta immunitaria, che tali sostanze non sarebbero del tutto innocue nemmeno nei soggetti non allergici, come vedremo quando esamineremo le intolleranze.
Esistono altri tre tipi di possibili reazioni allergiche, generalmente meno frequenti, ma non meno importanti di quella del primo tipo che esaminerò, per ragioni di spazio, prossimamente. Così come tratterò a fondo, sempre in tempi successivi, le intolleranze sia generali che alimentari, ben diverse e quindi da non confondere, riguardo alle modalità di insorgenza, con le allergie.
Voglio comunque terminare l’articolo odierno con una utilissima breve tabella, che amplieremo negli articoli successivi, nella quale ho riportato alcuni esempi di possibili reazioni crociate fra piante, altre sostanze ed alimenti, la cui conoscenza potrà rivelarsi, secondo me, molto utile per evitare possibili crisi allergiche crociate. Continua...