Da novembre la Corea del Sud è alle prese con una epidemia di afta epizootica. Le autorità sudcoreane autorizzano la sepoltura dei maiali vivi, ignorando le richieste internazionali di vaccinare gli animali o almeno di abbatterli in modo meno cruento. Partendo da un fatto di cronaca internazionale, una riflessione sulle ipocrisie della cultura occidentale.
Il primo caso di malattia riscontrato nei maiali nella Corea del Sud risale al mese di novembre e da quel momento è iniziato un vero e proprio sterminio. Da quanto riportato dalla Sky News inglese gli interramenti sarebbero iniziati nel periodo natalizio. Si scava una fossa comune nella quale gli animali vengono gettati per poi essere seppelliti da una ruspa che li ricopre di terra.
Il governo della Corea del Sud è fortemente criticato per la scelta poco etica effettuata. Secondo la World Organisation for Animal Health (OIE), in data 4 gennaio, solamente nell'area di Gangwon-Do sono stati uccisi circa 33.900 suini. La Compassion in World Farming (CIWF) sottolinea che le autorità sudcoreane stanno agendo in contrasto con le linee guida internazionali. Michele Danan, referente dell'organizzazione, dichiara che la strada più opportuna da intraprendere in caso di un'epidemia dovuta a questo virus è quella della vaccinazione; ma il governo sudcoreano non sembra voglia condividere o ascoltare i pareri internazionali.
La strada intrapresa dalla Corea del Sud è l'uccisione e, dunque, sarebbe opportuno - dichiara la Danan - almeno abbatterli umanamente.
Questo tipo di malattia raramente colpisce l'uomo anche se dovesse trovarsi a contatto con animali infetti. L'afta epizootica è una malattia acuta, fortemente contagiosa, causata da un virus che colpisce gli ungolati artiodattili domestici (bovini, ovini, suini, caprini) e selvatici (giraffe, elefanti, cervi) ed è caratterizzata da uno stato febbrile e dalla comparsa di lesioni ulcerose a carico delle mucose o della cute.
Il virus può essere contenuto nelle secrezioni respiratorie, nelle escrezioni o nelle vescicole degli animali infetti (saliva, spruzzi di latte, scolo nasale) e, essendo molto resistente e in grado di persistere a lungo nell'ambiente, può essere trasportato per via aerea, attraverso il commercio di alimenti contaminati, per contatto diretto tra animali portatori, per contatto con materiali contaminati come ad esempio le stalle, i recinti, gli autocarri, tramite contagio indiretto in seguito a contatto con organi, carcasse, mangimi contaminati, escrezioni di animali.
Anche l'uomo che manipola materiale o accudisce animali infetti può essere il veicolo perfetto per la trasmissione del virus. La mortalità degli animali è particolarmente bassa e quelli che riescono a superare la malattia sono fortemente debilitati quindi con una campagna di vaccinazione probabilmente non sarebbe stato necessario questo sterminio di massa. Tutto il mondo punta giustamente il dito verso il governo sudcoreano anche e soprattutto per il modo in cui ha deciso di liberarsi dei maiali infetti.
Nello stesso istante in cui scrivo e mi concentro su quest'articolo che era nato per documentare quanto sta accadendo agli animali in un posto del mondo che non sia l'Italia, vengo presa d'assalto da un pensiero fisso; cerco di soffocarlo e di concentrarmi nuovamente sul problema dei maiali coreani, pensando che sto scrivendo un articolo d'informazione e forse è meglio lasciare da parte le mie emozioni. Non ci riesco. Di nuovo la domanda mi assale e il mio articolo prende una strada diversa! Decido di liberarla, inutile continuare a reprimerla. Dovrò cambiare anche il titolo da Corea del Sud: maiali sepolti vivi per epidemia di afta epizootica a... ci penserò alla fine!
La domanda è: perché la notizia dei maiali coreani seppelliti vivi fa notizia e perché invece non solo non fa notizia, ma difficilmente si parla dei maiali che muoiono nei macelli? La risposta è altrettanto immediata e banale: siamo culturalmente abituati e mentre avvertiamo sdegno per i poveri maiali sepolti vivi, non pensiamo affatto che senza andare troppo lontano, nelle nostre città, nelle nostre campagne, milioni di maiali muoiono giornalmente solo per il piacere di soddisfare il nostro palato.
La morte per asfissia è indubbiamente più lenta e crudele, ma credo non sia meno aberrante di una morte per dissanguamento. Qual è la differenza? Nessuna. In ogni caso muoiono per morte violenta e per volontà degli uomini. I maiali portati al macello vengono trascinati per le orecchie e se non vogliono camminare vengono presi a calci. Storditi con il gas o con le scariche elettriche, vengono appesi a testa in giù, sgozzati e lasciati dissanguare.
Anche questa è informazione e alla fine i due argomenti non sono poi così distanti tra loro anzi trovo che ci sia una forte connessione; non mi sto pentendo se il mio articolo sta cambiando forma e dai maiali coreani passo ai maiali italiani. Non siamo certo uomini migliori noi occidentali e non facciamo scelte meno discutibili dei nostri simili coreani quando pubblicizziamo i nostri prodotti di suino, con il maialino che scorrazza felice nel prato o quando inventiamo quelle pubblicità ingannevoli nelle quali i maiali sembrano quasi felici e orgogliosi di offrirsi a noi uomini per essere trasformati in meravigliosi prosciutti.
Sappiamo in molti cosa sia un allevamento intensivo o un macello. Il primo è un luogo nel quale gli animali diventano oggetto di consumo e vengono trasformati in macchine produttive utilizzati per trarre cospicui profitti. Il secondo è il luogo nel quale questi ultimi trovano la morte che se legale è meno indolore.
Proviamo a immaginare quanta frustrazione, quanta disperazione possa provare un maiale costretto a vivere per tutta la sua breve vita in una minuscola gabbia di ferro, costretto a un'immobilità permanente e scaldato solamente da luce artificiale. Mai un raggio di sole, mai terra e fango. I maiali amano rotolarsi nel fango, ma non perché sono animali sporchi! È il loro naturale modo per rinfrescarsi ed eliminare i parassiti. Sono animali estremamente puliti, non fanno mai i bisogni dove mangiano e dormono.
Noi, con i nostri allevamenti fatti di spazi angusti, li costringiamo a fare quello che non farebbero mai in natura: defecare, urinare, mangiare, dormire, allattare (le rare volte che gli viene concesso) nello stesso luogo. Non è crudele e frustrante tutto questo? Aggiungiamo agli allevamenti, ai macelli, le innumerevoli fiere e feste sparse su tutto il territorio nazionale dove questi animali vengono venduti, mangiati, barattati.
Proprio in questi giorni gli appuntamenti sono numerosi: la lunga e celebre festa - siamo alla diciassettesima edizione - che inizia a fine novembre e dura fino a tutto il mese di febbraio nelle colline del parmense che porta in trionfo 'Sua Maestà il Maiale - re incontrastato dei piatti tipici e delle ghiottornerie più irresistibili'. E ancora nel Veneto, dove, tra dicembre e gennaio, secondo la tradizione popolare si macella il maiale e il giorno 17 gennaio si festeggia S. Antonio Abate, conosciuto anche come S. Antonio 'del porcello' (nelle immagini religiose questo santo è stato sempre raffigurato con un maiale sottomesso ai piedi perché secondo la credenza popolare era venerato e conosciuto per scacciare via i demoni che si incarnavano nei maiali).
Ho sentito di condividere con voi, anche rischiando di essere impopolare, una mia personale riflessione: i maiali sono tutti uguali!
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