di
Paolo Merlini
19-07-2011
Il nostro esperto di vie traverse fa 'outing' dichiarando di essere per la società dei Carboidrati e non per quella degli Idrocarburi. Con gli amati mezzi pubblici e una bicicletta pieghevole, sua nuova compagna di viaggio, se ne va in giro per il Ponente Ligure, ma non solo.
Si chiama dromomania, la malattia che induce chi ne è afflitto a vagabondare senza mai fermarsi, spinto dall’abnorme, irrefrenabile impulso a rifuggire ogni tipo di sedentarietà. Ma gli americani preferiscono usare una parola meno arida, una parola splendida e intraducibile, per illustrare questa condizione: è wanderlust, termine composto da wander, vagabondare e lust, ossessione, desiderio.
Alex Roggero, La corsa del Levriero, Universale Economica Feltrinelli
È un sabato mattina d’estate e alle 8 e 30 sono seduto sotto la pensilina degli autobus di fronte alla stazione ferroviaria di Cuneo, aspetto il bus della ATI Trasporti Interurbani per la Valle Stura.
Ho quasi un’ora prima della partenza e ne approfitto per raccogliere gli appunti di viaggio.
Ieri mattina il treno regionale da Alessandria mi ha depositato, alle 7.20, nel solito eccitante 'caos calmo' che è la stazione Piazza Principe di Genova.
Mi sarebbe piaciuto girare un po’ per la città alla ricerca dei luoghi molto abilmente raccontati da Giuseppe Marcenaro nel suo imperdibile 'Genova e le sue storie', ma la mia meta non era il capoluogo ligure.
Ho preso il treno regionale per Savona e poi mi sono inoltrato nel ponente ligure a bordo di un altro regionale per Taggia Arma. Ho trovato molto interessante la corsa da Genova a Savona perché la strada ferrata costeggia il golfo e ho potuto ammirare (a bassa velocità) i grandi cantieri navali. Viaggio da solo con un piccolo zaino verde ed una grossa sacca nera. Questa sacca nera pesa poco più di 14 chilogrammi e contiene una bici pieghevole.
Antefatto: un amico molto influente, lo scorso Natale mi ha fatto vendere un articolo ad una rivista ticinese che mi ha pagato uno sproposito. Con buona parte di questa entrata extra, il bambino che è in me, ha deciso di coronare un vecchio sogno: acquistare una bicicletta pieghevole. Capiamoci, non ho comprato una blasonata inglese o una famosa americana, i soldi non sarebbero bastati. Ho preso una prosaica bici in un punto vendita della grande catena di distribuzione di articoli sportivi.
Vabbè, ecco svelato il mistero del perché mi aggiro nelle stazioni di mezz’Italia con questa pesante borsa che mi dà l’aria da penitente medievale (quelli che si trascinavano dietro grossi macigni per espiare peccati). È il viaggio inaugurale, il varo di questa mia biciclettina. Per cominciare ho pensato di pedalare sulla famosa Pista Ciclabile della Liguria.
La pista ciclabile è stata ricavata lungo il corso del vecchio tracciato ferroviario che da alcuni anni è stato spostato più a monte. Infatti la nuova stazione ferroviaria di Taggia Arma corre circa 2 chilometri fuori dal centro città. Poco male, in 2 minuti monto la mia bici e quello che era un 'peso morto' si trasforma in un comodo mezzo di trasporto. Imbocco la ciclabile e mi fermo poco dopo per acquistare il primo pezzo di focaccia genovese; d’altro canto l’ho sempre dichiarato di essere per la società dei carboidrati piuttosto che per quella degli idrocarburi.
La ciclabile è bella, comoda e tutta in pianura, di certo adatta a grandi e piccini. Una buona segnaletica, tante panchine nei punti panoramici e le benedette fontanelle, fanno di questa ciclabile una delle più amate in Italia.
Arrivato a Sanremo ho ancora voglia di pedalare e decido di raggiungere Ventimiglia in bici. Il traffico sulla Via Aurelia non è impossibile e mi avvio spavaldo.
Però, alla fine del tratto in salita a nord di Sanremo, quando scollinando, inizia la discesa per Ospidaletti, una specie di chiodo da circa 4 centimetri blocca la mia corsa bucandomi rovinosamente la ruota di dietro. Naturalmente, da bravo “vagabondo del Dharma” non avevo una camera d’aria di scorta. Comunque non mi sono perso d’animo. Ho bevuto un ottimo spritz ghiacciato, ho smontato il 'mezzo meccanico' riponendolo nella sacca nera ed ho preso l’autobus per Ventimiglia.
L’eccellente Riviera Trasporti di Imperia fa servizio in quest’area. La mia linea è la linea 2 cioè la Sanremo autostazione – Ospidaletti – Bordighera – Ventimiglia e viceversa. L’orario estivo prevede tra le 2 e le 4 corse ogni ora.
Eccezionale! Il biglietto si vende anche nei bar e costa 1.50 euro (se acquistato a bordo del bus c’è un sovrapprezzo di 1 euro). Bene, in poco tempo (più o meno 35 minuti), sono arrivato a Ventimiglia.
È stato il meccanico della Cicli ACTION a sostituirmi la camera d’aria.
Soddisfatto sono ripartito col treno per Limone Piemonte. Era molto tempo che volevo salire a bordo di questo treno. Sto parlando della ferrovia Cuneo – Limone – Ventimiglia.
Molto bella e ardita, ma anche piena di lunghe gallerie che lasciano un po’ 'l’amaro in bocca' al turista ferroviario che è in me. A Limone, sono sceso e mi sono goduto il magnifico paesino alpino. Dopo aver bevuto un buon bianco, ho montato lo 'strumento' e mi sono fatto i 30 chilometri di discesa fino a Cuneo fermandomi in tutti i caratteristici paesi dell’ultima parte della Strada Statale 20 (del Colle di Tenda e di Valle Roja).
La prosaica bici pieghevole tiene bene la strada in discesa e gli ultimi 8/10 chilometri (che discesa non sono bensì pianura), li ho affrontati di slancio (che intanto le endorfine facevano il loro inebriante lavoro). Da Borgo San Dalmazzo a Cuneo sono una decina di chilometri di comoda pista ciclabile cittadina.
A Cuneo, in serata, c’è stato il tempo di godere della preziosa ospitalità di un famoso oste cittadino il quale alla fine della cena mi ha pure omaggiato della tessera numero 5626 dell’associazione “Sono un uomo di mondo, ho fatto il militare a Cuneo!”. Non ho avuto il coraggio di confessare che, ai miei tempi, io sono stato un 'becero' obiettore di coscienza ed ho 'servito la Patria' come bibliotecario ausiliario nella biblioteca comunale di un piccolo paese dell’entroterra marchigiano.
Ecco, sono le 9.30 arriva il mio bus per la valle Stura. Controllo il biglietto di sola andata da 4.40 euro, carico la bici (smontata) nel bagagliaio del bus e felice, monto a bordo.
Continua...