Intanto un fatto: il processo “Ambiente svenduto” in Corte d’Assise a Taranto per il reato di disastro ambientale dovuto all’Ilva (47 rinviati a giudizio) è stato aggiornato al 17 gennaio. E si deciderà se il processo rimarrà a Taranto oppure se si trasferirà a Potenza, perché la Corte ha riconosciuto fondate le eccezioni sollevate dalla difesa di alcuni imputati, per la quale i magistrati tarantini non possono decidere in quanto anch’essi colpiti dall’inquinamento al pari delle parti civili del processo (!).
Poi una possibilità assolutamente realistica: che Ilva, Riva Forni Elettrici e l’ex Riva Fire escano dal processo con il patteggiamento, della cui opportunità è convinto il procuratore capo di Taranto, Carlo Maria Capristo.
Il tutto è accaduto dopo l’accordo, firmato alla vigilia del referendum costituzionale, tra Riva, Ilva, governo e Procure di Milano e Taranto che ha sgombrato il campo da un bel po’ di cause. Così facendo la grande macchina inquinante tarantina risulterà più appetibile per le due cordate industriali che si sono candidate ad acquistarla «e che attendono il responso del ministero dell’Ambiente sui piani ambientali presentati a fine giugno e in seguito integrati e corretti su richiesta degli esperti ministeriali» come spiega Il Sole 24 Ore. Si tratta delle cordate costituite dalla multinazionale Arcelor Mittal con Marcegaglia e da Arvedi con Cassa Depositi Prestiti e Delfin di Leonardo Del Vecchio ai quali si recente si sono uniti anche gli indiani di Jindal. Un bel pool, non c’è che dire.
Il patteggiamento fa uscire le società dal processo per quanto attiene la responsabilità amministrativa e ovviamente la cosa ha innescato le proteste dei cittadini che ritengono si tratti di un’escamotage per «dribblare» le oltre mille richieste risarcitorie delle parti civili ammesse.
Il cammino di ri-privatizzazione dell’Ilva piace a Federacciai (e figuriamoci!). Ascoltiamolo il presidente, Antonio Gozzi: «La situazione non è mai stata così favorevole come ora». E se lo dice lui c’è da crederci. Resta da capire favorevole per chi (!).
Nemmeno a farlo apposta ed ennesima beffa per le famiglie tarantine, è stato reso pubblico un rapporto di 238 pagine dell’Istituto Superiore di Sanità dove innanzi tutto si legge: «Gli inquinanti genotossici aerodispersi analizzati» presentano per Taranto «un carico non superiore a quello di Roma, almeno relativamente alle aree coperte dalle stazioni di campionamento». Cioè, sdrammatizziamo: vi respirate e vi bevete quello che si respirano e si bevono i romani...
Anche se poi a preoccupare sono i disturbi neurologici nei bambini, oltre che i tumori.
"Per quanto riguarda l'esposizione a metalli con proprietà neurotossiche in fluidi e tessuti di soggetti in età evolutiva (6-11 anni), lo studio dell'Iss di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti presenti a Taranto - si legge nel rapporto - ha permesso di rilevare una situazione di potenziale presenza di disturbi clinici e preclinici del neurosviluppo nell'area di Taranto, non riconosciuti e non adeguatamente sottoposti ad interventi preventivi, terapeutici e riabilitativi".
Poi una vera e propria acrobazia. Prima si legge che si tratta di un risultato in linea con i dati epidemiologici mondiali sulle patologie del neurosviluppo comprendenti autismo, disturbi dell'apprendimento e del comportamento, che interessano il 10-15 per cento delle nascite. Poi si legge: "Ma i disturbi osservati sono maggiormente evidenti nelle aree in prossimità delle emissioni industriali calcolata in riferimento ai camini di emissione Ilva, nelle cui adiacenze insistono anche una raffineria ed un cementificio".
Ciliegina sulla torta la mancata approvazione nei giorni scorsi del cosidetto emendamento Taranto: 50 milioni di euro spariti dalla manovra finanziaria. Sarebbero dovuti servire per curare i bambini dell’Ilva.
Dagli ultimi dati epidemiologici la mortalità è in aumento. E un bambino su quattro dei quartieri Tamburi e Paolo VI, a ridosso dello stabilimento, viene ricoverati per patologie respiratorie. L’accordo con il governo era stato sancito dal presidente della commissione bilancio, Francesco Boccia, con il viceministro del l’economia Morandi e il sottosegretario Beretta. «Eravamo d’accordo che tra le spese più importanti ci fosse questa. L’impegno era stato sbandierato, soprattutto dal sottosegretario Claudio De Vincenti, e poi dal ministro Lorenzin. Non c’è’ tarantino che non lo sapesse», tuona il pugliese Boccia. «Avevo preparato io stesso l’emendamento. Non mi è stato detto perché non era stato inserito. L’unica risposta che ho avuto è che non era stato autorizzato da Palazzo Chigi».
Un’ultima curiosità, benché tragica.
La Carbonara, Ripiano, Papalia, De Tuglio, Andrisani e Guarino, Catapano, Casile, D’Alò, De Gennaro, Capozza: era la formazione dell'ILVA Football Club. Sono tutti morti di cancro. Lo fanno sapere gli stessi tarantini.
Tutti protagonisti di interminabili partite sulla terra battuta del vecchio campo Tamburi, nell’omonimo quartiere di Taranto,a poche decine di metri dall’acciaieria. Vicino, troppo vicino alla fabbrica dei veleni.
Leggi anche: