di
Carlo Carlucci
09-08-2013
Nei territori dell'Amiata l'acqua e le sorgenti che assicurano l'approvvigionamento idrico sono ormai considerate alla stregua di mera merce e risorsa economica. Ora un altro sindaco prende le distanze dai suoi colleghi disertando la riunione per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione dell’acquedotto del Fiora.
Il sindaco di Castell'Azzara prendendo le distanze dai suoi colleghi, ha disertato la riunione per il rinnovo del Consiglio di Amministrazione dell’acquedotto del Fiora. L’acqua "è considerata nella sua mera realtà economica, non come bene da tutelare….gli amministratori devono chiedersi se con le loro azioni ed atti soddisfano al meglio gli interessi dei cittadini e dei Comuni consorziati. Per gli amministratori dell’acquedotto del Fiora il servizio pubblico è percepito come mera realtà economica….". La decisione presa da Marzio Mambrini è conseguente con quella variazione del 16.3.2010 dello Statuto Comunale di Castell'Azzara in cui l’acqua era riconosciuta come bene comune pubblico. Posizione ben lontana da quella di Ceroni e Rossi i quali con straordinario e assurdo tempismo, all’indomani del Referendum strillavano ai quattro venti: "Abbiamo vinto, il modello toscano dell’acqua pubblica (cioè del MPS) è esportabile". Più facce di bronzo di così…..
Mambrini ribadisce che la quasi totalità delle 203 sorgenti che assicurano all’ATO 6 l’approvvigionamento idrico insistono sull’Amiata. La famosa Legge Galli garantisce la riproducibilità della risorsa idrica disponendo quindi di un presidio attivo del territorio, un controllo efficace sulla conduzione dei boschi e più in generale la salvaguardia ambientale, in questo caso dell’Amiata. Questi doveri ricadono pari pari sul nuovo Cda dell’Acquedotto del Fiora e in particolare sul nuovo Presidente, ing. Tiberi.
Dunque un altro sindaco, dopo quello di Abbadia, abbandona i ragazzi del coro e cioè Landi, Verdi, Agnorelli…
Quanto ai posti di lavoro offerti e strombazzati da Enel a destra e manca, SOSgeotermia osserva che dal combinato disposto delle due notizie su Il Tirreno grossetano e quello della Val di Cecina, i posti in realtà sarebbero uno per ciascun Comune geotermico: "è la solita, triste e tragica storia della geotermia e degli amministratori locali che, a corto di argomenti per giustificare la presenza di impianti pericoli e inquinanti sul territorio, sollecitano e attendono, col cappello in mano ogni concessione di Enel, pronti a magnificare e amplificare ogni pernacchietta che esce dai camini delle centrali".
Da ultimo il Collettivo hacker Anonymus dopo un’incursione nel server del sito web del Ministero dell’Ambiente scopre l’acqua calda ovvero che il Ministero ha fatto poco e niente per l’ambiente e che "spesso aziende di Stato (come Enel) sviluppano i loro progetti a nome dei cittadini italiani e con la sovvenzione del governo italiano, che distruggono l’ambiente…".
Sarà mera coincidenza come sostengono amministratori, Enel e tutti i copiosi ‘studi’, ma, dall’entrata in funzione di Bagnore 4 (dal 2000 circa), si è assistito a un rapido tracollo dell’acqua (aumento dell’arsenico e riduzione del serbatoio al 50%). Il nuovo Protocollo siglato da Rossi che riprende quello del 2007 parrebbe categorico, ovvero ove l’acqua venisse a diminuire ancora col “riassetto” (eufemismo per aumento) di Pincastagnaio e la nuova centrale di Bagnore 4, il raddoppio verrebbe automaticamente a decadere.
Sarà vero?
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